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 2013  gennaio 23 Mercoledì calendario

Oggi daremo la parola soprattutto a Nicola Cosentino, massacrato ieri dal suo partito che lo ha escluso dalle liste giudicandolo “impresentabile”, e dai giornali che hanno senz’altro concordato con questo giudizio e adoperato a iosa il soprannome che Cosentino si porta appresso, “Nick ’o ’mericano”

Oggi daremo la parola soprattutto a Nicola Cosentino, massacrato ieri dal suo partito che lo ha escluso dalle liste giudicandolo “impresentabile”, e dai giornali che hanno senz’altro concordato con questo giudizio e adoperato a iosa il soprannome che Cosentino si porta appresso, “Nick ’o ’mericano”. Berlusconi lo ha difeso ancora ieri, sostenendo che la sua esclusione è colpa dei giudici: «L’esclusione di tanti amici dalle nostre liste è stata una scelta dolorosa. A queste persone, in particolare a Nicola Cosentino, va il mio ringraziamento. Abbiamo dovuto chiedere ai nostri amici di rinunciare perché una magistratura politicizzata li aveva attaccati e questo fatto, divulgato dai media, poteva diminuire il nostro consenso. Io a questo punto sono sicuro di vincere».

Cosentino ieri ha addirittura tenuto una conferenza stampa.
Sì, e vedendo che lo fotografavano a tutto spiano, ha scherzato: «Tutti questi scatti per un impresentabile?».  

Che cosa ha detto della sua esclusione, del fatto che ora andrà probabilmente in galera e delle voci che s’erano sparse a un certo punto sul fatto che, per ripicca, avesse fatto sparire i documenti mettendo a rischio la partecipazione del Pdl al voto in Campania?
«Ho lottato fino alla fine per la candidatura, ma non per una questione di immunità. Avrei potuto candidarmi con uno dei tanti partiti che me l’hanno offerto. Ma io non vendo la dignità per l’immunità perché penso che valga molto di più - ha detto Cosentino, suscitando un grande applauso tra i presenti -. Non ho fatto un passo indietro. Quanto alle liste, sono state regolarmente consegnate. Sono stato fino a notte fonda a Palazzo Grazioli a dare il mio contributo ad organizzare le liste - ha sottolineato - una parte dei documenti li avevo io e li ho consegnati al mio commissario che già dalle cinque era in tribunale’’. ’’Si è montato un caso e per evitare che ci potesse essere un mio ritorno in campo. È stato scritto di tutto. Che ero scappato con le liste, che volevo esserci a tutti i costi. Vi ho deluso, ma certo avete raggiunto l’obiettivo. Da adesso sono un cittadino comune e mi dedicherò a difendermi».  

Che cosa ha detto sui processi che lo riguardano?
Il giudice Egle Pilla lo ha definito «referente nazionale del clan dei casalesi», nella richiesta d’arresto inviata a suo tempo al Parlamento c’è scritto: «Cosentino contribuiva con continuità e stabilità, sin dagli anni ’90, a rafforzare vertici e attività del gruppo camorrista che faceva capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone, dal quale sodalizio riceveva puntuale sostegno elettorale [...] creando e co-gestendo monopoli d’impresa in attività controllate dalle famiglie mafiose».
Ha ricordato di essere indagato dal 1996, ma solo ora è stata messa in atto una «montatura mediatica che ha determinato la mia esclusione. È una montatura contro di me che mi impedisce di candidarmi alla Camera. Una montatura creata sul modello di quella che nel 2010 mi ha impedito di correre per la presidenza della Regione Campania. C’è questa sete, fame, di  sangue che oggi rincorre la piazza. Che certa stampa rincorre, stampa che non ha più rispetto delle persone. Fa tutto brodo per  andare alla ricerca dei retroscena. Ora la stampa scelga un’altra icona del male». Poi: «Non sono scappato dai giudici e dai processi. Voglio invece un giudizio immediato. Uno dei miei accusatori si è tolto la toga ed è andato a fare l’assessore nella giunta de Magistris. Sono pronto ad andare in galera, ma a fronte di una sentenza. Perché dovrei andare in carcere se oggi sono un cittadino comune e non più potere di condizionare? Se ci vado è perché siamo in un paese non civile, se ci vado ci vado con la mia dignità. Comunque non ho paura del carcere, lo accetterò eventualmente con dignità. E però mi chiedo: perché io fuori e gli altri dentro? Già, sono il capo degli impresentabili…».  

Su Berlusconi? L’ha perdonato?
«Il presidente Berlusconi è una persona assolutamente straordinaria alla quale mi lega un vincolo di rapporto di stima e di amicizia. Accetto l’esclusione dalle liste senza nessuna polemica. Se può servire a prendere qualche voto in più e battere queste sinistre, va bene. Non potrò partecipare direttamente alla competizione ma lo farò con il cuore. Potevo portare voti a livello locale ma farne perdere a livello nazionale. Questo focus consegnato al partito ha portato al provvedimento di esclusione».  

Non se l’è presa neanche con Alfano, che s’è battuto con tutte le sue forze per tenerlo fuori?
Ha definito il segretario del Pdl «un perdente di successo». «Io non ho mai forzato la mano. È sempre stata una discussione politica. Ho profonda stima di Angelino come di tutto il gruppo dirigente del Pdl. Ho detto “Mi avete fottuto tutti?” Assolutamente no, è la solita macchina del fango. Si è detto che sono quasi venuto alle mani con Angelino Alfano. Ma no, io non ho niente rispetto alla categoria dei perdenti di successo. Ho profonda stima di Angelino come di tutto il gruppo dirigente».