Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  gennaio 19 Sabato calendario

L’addio a Samuele Lorenzi

la Repubblica, domenica 10 febbraio 2002
«La risposta a quanto è accaduto verrà da coloro che hanno il compito di scoprire la verità. Forse sanguinerà di nuovo la ferita, ma ci sarà una liberazione da un incubo opprimente». Così, nella sua omelia, don Corrado Bagnod si rivolge alle centinaia di persone che riempiono la chiesa di Sant’Orso a Cogne per i funerali del piccolo Samuele. In prima fila i genitori, Annamaria Franzoni e il marito Stefano Lorenzi.  

Dopo aver pianto lungo il corridoio centrale dietro la bara del piccolo, la donna rimane sempre seduta accanto al marito. A ogni cedimento viene sorretta dai familiari. «Nella mano che ha colpito Samuele scopriamo il male che dilaga nel mondo», continua don Corrado, «È stata una sciagura devastante. Si faccia luce su questo mistero opprimente. Samuele è in cielo e veglia su di noi e sui suoi genitori provati dal sospetto e dalla confusione».

Il parroco legge i messaggi del vescovo di Aosta e del vescovo di Locri in un clima di commozione. Nell’omelia cita il passo dell’evangelista Matteo in cui Gesù addita ad esempio la purezza dei bimbi. In chiesa canta un coro di abitanti di Cogne, in cimitero la tumulazione della bara avviene sulle note della colonna sonora di Ghost.

È in questo momento, mentre suona la musica del film e don Corrado benedice per l’ultima volta la salma, che Stefano Lorenzi, che aveva consolato la moglie in piazza, all’arrivo del carro funebre, e in chiesa, si lascia andare per la prima volta. Annamaria, a sua volta, mormora: «Non ce la faccio più».

Dopo due ore e mezza giunge l’epilogo di un pomeriggio straziante per i genitori di Samuele. Quando Annamaria Franzoni vede il suo Samuele per l’ultima volta, sulla piazza del municipio, scoppia a piangere, sostenuta dal marito Stefano e da Ada Satragni, medico di Cogne e amica di famiglia. Poco dopo l’una, Samuele arriva su un carro funebre con quattro peluche e tanti mazzi di fiori, accompagnato dal nonno e dagli zii.

Sotto un sole primaverile è tutto piccolo e bianco in questo giorno di grande, nera sofferenza. Bianca la bara sulla quale sono adagiati un cuscino di roselline, bianche, e un disegno del fratellino Davide con le cime bianche delle montagne e tutta la famiglia che si tiene per mano. Davide non c’è, lo si vedrà poco più tardi in chiesa e in cimitero. Ci sono i suoi compagni di scuola, ciascuno con un mazzo di margherite e rose bianche. Bianca la corona di fiori portata da una cinquantina di compaesani di Annamaria, giunti a Cogne in pullman verso mezzogiorno da Monteacuto Vallese in provincia di Bologna (ma ci sono anche il sindaco e il gonfalone di San Benedetto Val di Sambro). Bianchi i fiori sull’altare della chiesa di Sant’Orso.

In piazza sfilano duemila, tremila persone con gli occhi rossi. Ci sono i familiari, i parenti, gli amici, i curiosi, i giornalisti, i fotografi e, per tenere a bada tutti, 25 carabinieri e dieci dipendenti comunali. La bara viene sistemata in piazza dai consiglieri comunali, dagli assessori colleghi di Stefano Lorenzi. Dalla scuola materna frequentata da Samuele vengono portati peluche e fiori. I suoi compagni li porteranno lungo il corteo, capendo poco di tutta questa agitazione triste, se non che Samuele non lo vedranno più.

Al canto di «Signore sei tu il mio pastore» si avvia il corteo funebre, aperto dal parroco e dai maestri di sci della scuola di Cogne. Mamma Annamaria, papà Stefano e il resto della familiari seguono la bara, portata a spalla dagli zii di Samuele. La chiesa non può contenere tutti e nessuno, dopo le polemiche dei giorni scorsi e la rinuncia di Tg3, Tg2 e Tg5 a riprendere il funerale, vuole telecamere dentro Sant’Orso. Così, quando alcuni cineoperatori salgono su transenne e muretti per poter filmare quel che succede all’interno, i maestri di sci e i dipendenti delle Funivie Grand Paradis li tirano giù, li mandano via. Poi tocca a don Corrado cercare le parole per spiegare l’inspiegabile alla gente di qui: «Questa è una sciagura più devastante di una alluvione».

La redazione