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 2013  gennaio 18 Venerdì calendario

Corona: «Mi vogliono di nuovo in galera»

Panorama, domenica 22 luglio 2007
Il concorso potrebbe intitolarsi «Un discolo per l’estate». Un po’ caccia al tesoro, un po’ gioco dell’oca. Protagonista Fabrizio Corona, col suo siderale egotismo. L’appuntamento è per le ore 19 in una via di Milano, zona Melchiorre Gioia, davanti al numero 13. «Suoni Fenice press». Alle 18.55 suonerei, ma sui campanelli non v’è traccia della sua agenzia. Gli telefono: «Deve aspettarmi al bar di fronte».

Ore 19.30: il locale chiude. «Sto arrivando. Oggi è una giornataccia così». Ma pare che sia sempre così, e anche peggio: lui, non la giornata. Ore 19.45: «Le mando il mio autista». Arriva un giovanotto filiforme, jeans sdruciti e camicia aperta sul petto. Non è lo chauffeur, bensì Armando Limone, un agente pubblicitario torinese che gli gestisce il sito internet. Mi porta al civico 15. Sembra di entrare in un rifugio antiatomico della Nato: obiettivi puntati su ogni stanza. «Tranne che al cesso» precisa Limone. Scopro di trovarmi in diretta sul set di Vitespiate.com, «dieci telecamere senza privacy», quattro soltanto nell’ufficio di Corona, per consentirgli di mostrarsi da tutte le angolazioni e colloquiare via webcam con gli internauti. Quando c’è. Ora non c’è.

Il tapiro dorato di Striscia la notizia tiene ferma l’anta della finestra accostata sui 31 gradi esterni. All’interno saranno 35. «Vengono a montare i condizionatori domani» si scusa il mio intrattenitore. Arriva il factotum ecuadoriano di Corona. Più tardi scoprirò che si chiama José Quisphe Conga. «Sta con me 24 ore su 24, è la persona più importante fra quelle che ho accanto, non posso vivere senza di lui» mi dirà il suo datore di lavoro. Tiene in mano lo shopper di una farmacia. Intravedo in trasparenza una scatola di Pursennid. Sarà Belén Rodríguez o il suo fidanzato a soffrire di stipsi?
Ore 20.15: il webmaster riceve una telefonata e mi ragguaglia sollevato: «Fabrizio ci attende a casa sua. Le è andata bene. Io di solito aspetto tre ore». Trasferimento al civico 13. New Jersey biancorossi in plastica davanti al palazzo. Li ha messi il comune per impedire al più indisciplinato degli inquilini di sostare sul cordolo. Nessun problema: la Bentley Continental bianca, con targa della Repubblica di San Marino, è parcheggiata direttamente sul marciapiede.

Secondo piano. Tre dei sette nani stampati sullo zerbino di cocco. Ambiente di spettrale eleganza, con tocchi di eccentricità. Aria condizionata a manetta. Ex voto del cuore immacolato di Maria sul tavolo. Forse ha tratto ispirazione dalla casa di Roberto D’Agostino. Il ritardatario è stravaccato sul divano. «Sono distrutto» esala. Accanto siede Gianmario Matera. La presentazione è lusinghiera: «Questo è il mio compagno di truffe». Pausa. «Sto scherzando. Fa il broker d’auto di lusso». Matera ad affittare a Corona le supercar inglesi. Infatti nella sua pagina su Facebook, alla voce «piace», compare un link oxoniano: «Autovelox vaffanculo».

Il broker intralcia l’intervista. S’è invaghito del Rolex nero, modello Pro Hunter, che José Quisphe Conga ha avuto in dono dal suo munifico principale. A quel che sento, il maggior pregio del cronografo consiste nel fatto che il primo a portarlo in Italia è stato Lapo Elkann. In cambio Matera offre l’orologio che ha al polso e 2.500 euro cash: «Il tuo Rolex ne vale 6.800 nuovo». Ma il maggiordomo sudamericano non ne vuol sapere di mollarglielo: «Di listino costa 12.900».

Più che una casa, un suq. Corona indossa canottiera e pantaloncini corti da podista. Ha le ascelle depilate. Accavalla le gambe, color cassa da morto come il resto del corpo, esibendo la suola di una delle scarpe da ginnastica: nei solchi è incistata una cacca di cane rinsecchita. Nuovo indizio per una possibile esegesi del titolo uscito sul Tgcom il 22 aprile: «Cacciato di casa perché puzzava». Anche se quella volta pare che Belén fosse stata disturbata più che altro dagli «effluvi ascellari». Nella circostanza lui annunciò ai giornali la loro separazione.

Presumo che stiano ancora insieme, perché all’improvviso la soubrette si materializza nel salone (ma questo accadeva qualche giorno prima che le cronache rosa raccontassero della loro rottura e del possibile ritorno di lei fra le braccia del calciatore Marco Borriello, ndr). Esibisce al moroso un paio di boxer neri che gli ha comprato. «Se non indossa questi, io in spiaggia con lui non ci vado più, lo scriva» ingiunge al cronista. Corona protesta: è abituato agli slip. La venticinquenne argentina va su di giri, agita l’indice ammonitore: «Non esagerare, bello!». Intuisco che l’intento è di occultare le forme virili agli occhi delle altre. Ma ciò che vale per lui non vale per lei: praticamente è in costume da bagno. In effetti fra meno di due ore li aspetta un volo privato per Formentera. Il suo ganzo ha in corso un’asta telefonica al riguardo: «No, 7 e 9 no. Facciamo 7 in contanti. Sennò chiudo con un altro». Andata: 7 mila euro. Che dopo 20 minuti scenderanno a 5 mila. Partenza alle 22.30 da Linate. Bimotore personale, 6 posti. A bordo solo loro due. Smargiassata finale: «Dobbiamo fare l’amore». José sta a casa. Ne deduco che Corona può vivere senza di lui.

Che cos’ha provato alla notizia della tragica fine di Pietro Taricone?
(Si concentra: il momento è grave). «Devo dirle una cosa: è stata l’unica occasione in cui ho provato un po’ di umanità. Le altre morti, da Michael Jackson a quelle di molti miei amici, non mi hanno arrecato la stessa tristezza. Era una delle poche persone che stimavo nel mondo dello spettacolo».

Che c’è di vero dietro la storia dell’esclusiva per le nozze che lei avrebbe contrattato con Pietro Maso, il veneto che massacrò i genitori per intascarne l’eredità?
«Oggi la cronaca vale più del gossip. Star e starlette non ce ne sono più. Sarebbe la prima intervista dopo 20 anni di carcere».

Maso ha scritto al «Corriere della sera» per smentire.

«Perché stiamo ancora trattando. L’ho agganciato attraverso la fidanzata. Ci siamo visti in un bar di viale Tunisia. Gli ho proposto foto, video e memoriale del matrimonio. insorto un problema legale: siamo entrambi condannati. Maso, in regime di semilibertà, non può frequentarmi. Ma l’esclusiva la porto a casa lo stesso».

Le costa tanto?

«La faccio pagare tanto».

A lei quanto resta?

«Onesto non posso essere. Se le dicessi che prendo il 10 per cento sarei un bugiardo».

Che altro sta facendo in questo periodo?

«Tre miliardi di cose. Ho persino passato quattro giorni a chattare per nove ore filate sul mio sito».

Più femmine o più maschi?

«Più maschi. Mi chiedono del mio lavoro, vogliono sapere come riesco a fare soldi».
Lei ha detto: «Tutti mi odiano, ma tutti mi imitano». Tutti chi, scusi? Su Facebook piace a 95.986 persone. Lo 0,16 per cento della popolazione italiana.
«Mai detto. E su Facebook i gruppi dedicati a me sono una quindicina, per un totale di 350 mila amici».

Nina Moric, sua ex moglie, la descrive così: «A modo suo mi avrà anche amata. Ma è troppo innamorato di sé per amare un’altra».
«Non ha tutti i torti».

Da 1 a 10, quanto pensa di essere bello?

«Penso di essere molto sicuro di me stesso. E se uno vuole una cosa, se la prende».

Da 1 a 10, quanto pensa sia bella la sua fidanzata?

«Dieci è poco. Ha tante altre qualità».

Per esempio?

«È solare, simpatica, intelligente, zingara. Un po’ come me».

Belén ha spifferato che lei s’è lamentato per le sue prestazioni a letto: «Credevo che fossi una bomba, e invece...».

«Uno se l’immagina in un certo modo. Invece è molto dolce. Più che fare sesso preferisce fare l’amore».

E ha rivelato che il suo Fabrizio tutte le sere le chiede di fare un figlio. Com’è che non lo fate? Non è difficile.

(Ride). «Le chiedo molte cose. Se dicesse di sì a tutte, sarebbe una tragedia. Io non sono un uomo libero. Ho condanne per 12 anni che pendono sulla mia testa. E altri processi in corso».

Ci pensa spesso ai processi?

«Non ci penso mai».

Ha messo in conto di tornare in galera?

«Ho già la via di fuga».

Un calendario lei, uno la sua compagna. Che rapporto ha col tempo che passa?

«Vivo alla giornata. Faccio conto di dover morire oggi».

Come si vede fra dieci anni?

(Si fa portare dalla cucina un ritaglio del Corriere con una foto di Tony Ward, 47 anni, il modello californiano, ex fidanzato di Madonna, che nel 1983 debuttò nudo nella pubblicità di Calvin Klein firmata da Herb Ritts). «Mi vedo così. Alla festa di Dolce & Gabbana, a Palazzo Marino, era il più ammirato».

Lei ha detto: «Produco gossip, non lo aspetto». In altre parole, tutti i suoi scoop venduti ai rotocalchi popolari sono costruiti a tavolino?
«Sì».

Anche le foto in cui si scaccolava, apparse su «Oggi», erano taroccate?
«No, erano vere».

In quel servizio Belén le reggeva il fazzoletto per farle soffiare il naso e aveva le lacrime agli occhi. Perché piangeva?
«Piangeva? Macché, mi stava pulendo i baffi. Mi era scoppiato un herpes labiale».

Ho chiesto a Umberto Pizzi, il fotoreporter di Dagospia, che cosa pensasse di Fabrizio Corona. La risposta è stata: «Non voglio neanche pensare. Ma fa il mio mestiere?».
«Questi vecchi fotografi che parlano male degli altri senza sapere cominciano a scocciarmi».

Tentò sì o no di vendere alla Fiat per 200 mila euro le rivelazioni del trans nella cui abitazione Lapo Elkann finì in coma?
«Tentarono. Furono loro a farmi la proposta. Non dimentichi che in quel processo sono stato assolto».

È riconoscente al pm di Potenza, Henry John Woodcock, che con le accuse di estorsione, associazione a delinquere e sfruttamento della prostituzione le ha regalato un supplemento di popolarità?

«Non ho mai voluto essere famoso. Altrimenti sarei diventato attore o modello. Volevo solo fare l’imprenditore e c’ero anche riuscito piuttosto bene. Mi hanno rovinato la vita. E io da una tragedia ho cavato un business».

Ha mai pagato per avere una donna?

«Mai».

Giustifica chi lo fa?

«Sì, perché è una sorta di perversione».

Quindi giustifica le perversioni.

«Sì».

La prima donna della sua vita chi fu?

«Valentina Tommasoni, una ragazza della Milano bene. Famosissima. Interpretava gli spot del Cornetto Algida e dei Tampax. Avevamo 13 anni. Siamo stati insieme per sette. La prima volta accadde davanti alla tv, mentre scorrevano le immagini del film Top gun noleggiato in videocassetta. S’è sposata e ha due figli. Il marito si chiama Fabrizio».

Quando ha cominciato a essere più fotografato che fotografo?

«Appena uscito dal carcere».

Lei ha sempre manifestato gratitudine a Lele Mora, l’agente che la lanciò. Ma oggi non si capisce se sia stato Mora a creare il fenomeno Corona o Corona a creare il fenomeno Mora.

«Diciamo che l’allievo è stato più bravo del maestro a trasformare tutto in denaro».

Mettendo sotto contratto Azuz Marzouk, marito e padre di due delle quattro vittime della strage di Erba. Bella roba.
«Non l’ho messo sotto contratto. Ho venduto un’esclusiva».

E fiondandosi a Garlasco per arruolare le ciarliere gemelle Cappa, cugine della povera Chiara Poggi.

«Ho solo realizzato un servizio per Visto: le foto delle ragazze che facevano le cubiste in discoteca. In due giorni ho tirato fuori 15 mila euro di lavoro».

Perché Mora vive circondato da costantini vitagliani palestrati che gli massaggiano i piedi?
«Per lo stesso motivo per cui Stefano Ricucci vive circondato da fighe».

Gli ha massaggiato i piedi anche lei?

«Mai».

Se naufragasse su un’isola abitata solo da un uomo bello e da una donna brutta, con chi dei due sceglierebbe di stare?

«Farei un’orgia. Non lo scriva, che poi la mia fidanzata mi rompe i coglioni».

Che motivo c’era di mostrarsi nudo sotto la doccia nel film Videocracy?

«Pensavo d’avere un futuro in Svezia, avrebbero dovuto vedermi solo lassù».

Invece?

«Avevo firmato un contratto con Domenico Procacci della Fandango per un film diretto da Matteo Garrone, il regista di Gomorra. Quando il produttore ha comprato i diritti per la distribuzione di Videocracy in tutto il mondo, ho chiuso un occhio: non volevo guastare i rapporti. Sa quanto ci ha fatto Procacci? Dieci milioni. Sa quanto l’ha pagato? Trentamila euro. E il mio cachet era stato di 750 euro».

Da quello che s’è visto in Videocracy, potrebbe competere con Rocco Siffredi.
«Non è che devo mostrarlo a tutti. Soltanto alle persone fortunate».

Nella gara del centimetro, chi vince?

«Siffredi. Nettamente».

Qual è la cosa più importante nella sua vita?

«La ricerca della serenità».

Non è sereno?

«Mai stato».

La frase che ripete più spesso a suo figlio di 8 anni?

«Pochissime frasi. Carlos Maria lo vedo raramente, purtroppo. L’ultima volta è stata due settimane fa. Non ho buoni rapporti con sua madre Nina».

Un difetto che non perdona?

«Detesto i posapiano, i poco svegli, quelli che sono sempre in attesa dell’imbeccata».

E con chi è indulgente?

«Con chi non lavora perché è afflitto da pene d’amore. Ho un collaboratore in queste condizioni, ma non riesco ad arrabbiarmi».

Nella sua fedina penale ho contato almeno 20 tra arresti, fermi di polizia, incriminazioni, condanne, patteggiamenti, istanze di fallimento e detenzioni in carcere. Che cosa c’è che non va fra lei e la legge?
«Tutto. Cioè non va nulla. Totale incompatibilità».

Un criminale lombrosiano.

«Praticamente».

Ma che senso ha sfrecciare a 220 chilometri orari su una Lamborghini sprovvisto di patente, come ha fatto nel novembre scorso, quando è stato fermato dalla polizia del Canton Ticino?

«Che colpa ne ho se la patente me l’hanno sequestrata al momento dell’arresto? Poco male: ormai era quasi priva di punti».

E ora chi guida le sue auto?

«José. Che è pure lui senza patente».

Ha ancora molti processi in sospeso?

«Un mare. Ho già speso 600 mila euro in avvocati».

Quanti soldi le servono al mese per vivere bene?

«Pochi: 5 mila euro».

E quanti ne guadagna?

«Quelli che dichiaro: 5 mila euro».

Ha stroncato Daria Bignardi, che cercava di farle la morale durante una puntata dell’Era glaciale, dicendole: «Mi ucciderei se avessi una vita come la tua». Eppure la Bignardi è famosa e apparentemente felice. Lei che vita sta cercando, Corona?
«Felice? Ma l’ha vista bene? A me non sembra per niente felice. Almeno non per come intendo la vita io: passione e sentimento. difficile immaginare un momento di passione fra la Bignardi e Luca Sofri».

È vero che lei cominciò la carriera aiutando suo padre Vittorio a fare i fotomontaggi per la prima pagina della Voce di Indro Montanelli?
«No, sono stato al suo fianco tre anni nella Corona production. Curavamo Olimpo, come vivono gli dei con Martina Colombari per Telemontecarlo».

Lo sa che quelle immagini grandguignol, del genere Enrico Cuccia con i canini da Dracula, furono la rovina della Voce?

«Quei fotomontaggi hanno cambiato il modo di fare i giornali. Diventeranno quadri. Mio padre è stato un grandissimo professionista».

La contessa Marina Ripa di Meana l’ha accusata d’averlo fatto morire di crepacuore.
«È una poveraccia».

Dov’è sepolto?

«A Lambrate».

L’ultima volta che è stato sulla sua tomba?

«Appena sono uscito dal carcere. Era un momento di sconforto. Gli ho chiesto di aiutarmi a prendere la strada giusta».

L’ha aiutata?

«In alcune cose sì».

Perché non ha seguito le orme di papà e non è diventato giornalista pure lei, magari in Rai, come suo zio, Puccio Corona?
«Si guadagna troppo poco».

Be’, a 5 mila euro al mese ci arrivava.

«Non è male come osservazione».

In generale che cosa pensa dei giornalisti?

«Di validi ne conosco pochissimi».

Chi sono quelli che stima di più?

«Sinceramente? Nessuno».

Si ritiene astuto?

«Furbo. Molto».

Eppure Paolo Calabresi nel programma Le iene, spacciandosi per un regista americano che fingeva di volerla arruolare come coprotagonista del prossimo film di James Bond, è riuscito ad appiopparle nel provino-trappola due sonori sganassoni.

«Ho avuto il mio ritorno. Vada a chiedere a Calabresi quanto sono in gamba».
Stefano Lorenzetto