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 2013  gennaio 18 Venerdì calendario

«I miei guai non sono finiti, rischio ancora la galera»

Novella 2000, giovedì 25 ottobre 2012
Prima telefonata a Fabrizio Corona, per proporgli l’intervista: venerdì 19 ottobre, ore 18. Lui, palesemente annoiato: «Dieci minuti, al telefono». Non mi sta bene. Reclamo un incontro di persona. «Guarda che se mi vedi ti innamori», profetizza lui. «Ne sono certa. Correrò il rischio», rispondo io. «Ma che sei nuova?». Come a dire: Sei una pivella priva di qualsiasi esperienza del mondo, figuriamoci del mondo mio?. Replica: «No, sono usata».
Fine della telefonata, in cui ho racimolato un giudizio che si rivelerà definitivo sulla mia persona («questa è matta») ma pure la promessa di un generico appuntamento per domenica. Il giorno dopo, un susseguirsi di mie chiamate e messaggi (per avere due dettagli di cui proprio non posso fare a meno per incontrarci: un luogo e un’ora), a cui Fabrizio non si degna di rispondere fino alla concessione di un incontro in un bar fighetto di Milano. Dobbiamo vederci alle 17.30. Alle 18.15, la speranza che arrivi ormai ridotta al lumicino, un sms di lui: «5m». Interpretazione mia, ottimistica: «Fra cinque minuti arrivo».
I cinque minuti passano abbondantemente, di Corona manco l’ombra. La tentazione di mandarlo al diavolo è forte. Non posso sapere che Fabrizio, stavolta, non sta recitando il solito ruolo da guascone. Ha appena accompagnato la sua ultima fiamma, Francesca Fioretti, ex Gf9, nonché ex di Ferdi Berisa, in ospedale. Per un’appendicite. Dopo aver visto finire in corsia, qualche giorno prima, la sua ex Nina Moric per coma etilico. Ma, appunto, non lo so. Perciò, quando finalmente lo vedo arrivare in Harley Davidson nera e entrare nel locale col casco in mano per andare dritto al bancone della pizza mentre io lo aspetto seduta fuori davanti a una birra che ormai sembra un tè, lo aggredisco: «Io t’aspetto da un’ora sola come una scema e tu ti compri la pizza?». E lui, gelido: «Ma lo sai che sei pesante?». Non si capisce come, visto l’incipit non proprio idilliaco, finiamo per sederci allo stesso tavolo. E la minaccia di lui è la stessa di venerdì: «Sbrigati, hai dieci minuti».
Con dieci minuti non ci faccio niente. Ad ogni modo: perché ti rode tanto? Dovresti essere al settimo cielo. Al posto del carcere, il tribunale ti ha concesso l’affidamento ai servizi sociali.
«Io sono fatto così. Ho un caratteraccio. Fino a quindici anni ero un bravo ragazzo. Poi, come amo ripetere, ho preso una pallonata in testa, ho perso la memoria ed ecco il risultato. Ad ogni modo le mie disavventure giudiziarie non sono mica finite. La Cassazione dovrà pronunciarsi sulla presunta estorsione a Trezeguet (rischio cinque anni), sulla bancarotta fraudolenta (3 anni e otto mesi), sulla corruzione (2 anni). Solo allora sarò davvero libero».
Un altro motivo per essere felice è il fatto che dopo la rottura con Belen sei di nuovo innamorato. Sei stato paparazzato in strada mentre ti scambi coccole e bacetti con Francesca Fioretti. E di recente l’hai presentata, durante una cena a base di sushi a casa tua, a mamma Gabriella. Alla quale sarebbe molto piaciuta per la sua educazione.
«A quella cena eravamo in cinquanta. C’era pure mia madre».
Ami Francesca o no?
«Non lo so, può essere. Anzi no, cancella quello che hai scritto».
Cancello, ma non dimentico.
«E io ti querelo».
Ok. Risposta ufficiale?
«Sulle mie cose più private voglio far calare un velo di mistero».
Non dire assurdità. Sulla spettacolarizzazione del privato ci campi da una vita.
«Vero. Ma non voglio camparci più».
Questa sì che è una redenzione degna di finire tra i miracoli riconosciuti da Santa romana chiesa. Altro che il pellegrinaggio di Lele Mora al Santuario della Madonna di Pilastrello... A proposito, che ne pensi?
«Se quello che ha fatto gli viene dal cuore, Lele ha fatto bene».
E tu, un pellegrinaggio per ringraziare il cielo dell’epilogo felice – seppur non definitivo – dei tuoi guai con la giustizia, lo faresti?
«Io in pellegrinaggio? No, proprio non mi ci vedo».
A proposito di Lele Mora, anzi Gabriele, come si fa chiamare ora per simboleggiare il ritorno ai tempi immacolati in cui così lo chiamavano i suoi genitori, ho letto che non vuoi andare nella comunità Exodus di don Mazzi perché non vuoi incontrarlo.
«Non è vero. Non sono io a decidere, saranno i servizi sociali a scegliere a quale struttura affidarmi tra le due-tre in ballo, Caritas compresa. Ma di sicuro, di tanto mondo, non mi metteranno proprio dove c’è già un’altra persona indagata più o meno per i miei stessi reati».
Torniamo alle donne della tua vita. Dopo Belen ti sono stati attribuiti flirt con Sarah Nile, Nena Ristic, Nicole Minetti...
«Tutti veri. D’altronde se uno è single può andare a letto con chi gli pare».
Ci mancherebbe. Ma forse sei andato a letto con più fanciulle perché ti rode di Belen che sta per avere un figlio da De Martino. Un figlio da lei lo volevi pure tu, e invece...
«Ma io un figlio gliel’ho dato».
Oddio: sei tu il vero padre del bambino che nascerà ad aprile?
«Parlo di quello che ha perso mesi fa».
Però è difficile credere che tu non sia geloso dell’amore tra Stefano e Belen.
«Credo sia giunto il momento che a me non facciate più domande su Belen, e a Belen non facciate più domande su di me. A ogni modo, lo giuro: nessuna gelosia per la sua nuova vita. Lei, nella mia, ormai non ha spazio alcuno».
Sarà. Non si distingue facilmente quando reciti e quando dici il vero. E infatti Matteo Garrone ha raccontato che voleva fare un film su di te perché gli interessava il legame tra personaggio e persona. Ti leggo le sue dichiarazioni al Venerdì di Repubblica: «Corona interpreta un personaggio e non riesce più a trovare il confine tra il personaggio che interpreta e quello che è. In lui tutto si mescola». Poi, in sintesi, dice che quel film non l’ha fatto più perché non è riuscito a trovare calore in te e nei personaggi che ti circondano. Ci sei rimasto male?
«Le cose non stanno così. La verità è che Garrone pensa che sia inutile fare un film sulla mia vita perché la mia vita è un film. E poi il documentario Videocracy, realizzato dal suo stesso produttore, Procacci, era identico al film che voleva fare lui. Quella pellicola, insomma, esisteva già».
Ma Garrone ha ragione quando dice che non riesci più a trovare il confine tra il personaggio che interpreti e quello che sei?
«Sì. Vivo la vita del mio personaggio».
Faticoso, suppongo.
«Macché. Mi piace».
Però una cosa da persona, non da personaggio, di recente l’hai detta: «Quando mio figlio all’uscita dal tribunale mi ha mandato un sms con la scritta “sei grande papà” mi sono commosso».
«È vero. Negli ultimi tempi ho recuperato il rapporto con mio figlio, minato fino a qualche tempo fa dalla gelosia di Nina per Belen».
Però Belen ce l’hai tatuata addosso, mentre Nina no.
«Il tatuaggio di Nina l’ho cancellato per non sentire altre lagne di gelosia: quelle di Belen per la mia ex moglie. Ma oggi sono un uomo diverso. Ogni tatuaggio che ho – non li conto più, oramai – è un pezzo della mia vita. E se una donna mi chiedesse di cancellare un tatuaggio che rappresenta un’altra donna che ho amato, capirei che è una cretina come Belen. E che con lei non può esserci storia».
Nina, la sera della tua udienza al tribunale di Milano, è finita in coma etilico dopo aver mandato giù un miscuglio di alcol e farmaci. Quando s’è ripresa, ha detto che aveva bevuto troppo perché temeva di vederti finire di nuovo in carcere.
«Nina è debole, fragile. E quella sera, dopo aver effettivamente vissuto un forte stress a causa mia, è uscita con le persone sbagliate. Persone che non capiscono che lei non sta bene e non può permettersi di fare certe cose. Nina non può bere troppo, perché poi sta male. So che devo rigare dritto, altrimenti finirò in galera. Ma due schiaffoni, a quelle persone, gliele darei».
Invece dei 10 minuti intimati da Fabrizio all’inizio dell’intervista ne sono passati 45. Compresa l’incursione di due ragazzini «di Frosinone» che gli chiedevano una foto. Precisando di essere amici di un tal de tali sempre da Frosinone. Fabrizio, sorprendentemente cortese e disponibile, sorride e si fa fotografare prima con l’uno poi con l’altro. E alla fine dice pure di conoscere il tal de tali da Frosinone di cui secondo me non ha manco capito il nome. Lo ammetto (e l’ho detto pure a lui): prima di incontrarlo lo detestavo, ora comincia a piacermi. E il suo giudizio finale sulla mia persona, lo stesso con cui mi aveva omaggiata alle presentazioni di venerdì («Sei proprio matta») adesso suona divertente. Da uno che ammette di mescolare nello stesso individuo la persona e il personaggio che interpreta, d’altronde, si può accettare col sorriso questo ed altro.
Roberta Mercuri