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 2012  agosto 30 Giovedì calendario

Un incontro tutto rose e fiori quello di ieri a Berlino tra Mario Monti e la Merkel. Talmente rose e fiori da farci seriamente riflettere su questo doppio volto della Germania: severissimo con gli scialacquatori meridionali e le misure eccezionali di Mario Draghi quando prende la parola il banchiere tedesco numero uno, cioè Jens Weidmann, presidente della Bundesbank; sorridente fino all’entusiasmo quando si esprime la Merkel

Un incontro tutto rose e fiori quello di ieri a Berlino tra Mario Monti e la Merkel. Talmente rose e fiori da farci seriamente riflettere su questo doppio volto della Germania: severissimo con gli scialacquatori meridionali e le misure eccezionali di Mario Draghi quando prende la parola il banchiere tedesco numero uno, cioè Jens Weidmann, presidente della Bundesbank; sorridente fino all’entusiasmo quando si esprime la Merkel. Come ieri, appunto.

Facciamo prima la cronaca.

La cronaca è presto fatta. La Merkel è venuta ai microfoni con Monti e ha detto quanto segue: «Il presidente del consiglio italiano mi ha confermato un’impressionante agenda di riforme. Sono convinta che queste riforme porteranno buoni frutti. Abbiamo contatti molto stretti fra Italia e Germania. Abbiamo parlato di tutta una gamma di argomenti e per fortuna abbiamo delle relazioni bilaterali eccellenti sulle questioni europee e sulla politica estera. Lo spread si ridurrà portando avanti l’impressionante agenda di riforme…» frase che io leggo con una certa malizia…

Che malizia?

Anche nei giorni scorsi Merkel aveva fatto capire che, secondo lei, restando Monti a palazzo Chigi lo spread alla fine sarebbe sceso. Senza Monti a palazzo Chigi, invece… Cioè la Kanzlerin conferma per l’ennesima volta che da Berlino si guarda con ansia alla possibilità di una successione politica a Monti, della successione, cioè, di un politico italiano del tipo a noi ben noto… Ma basta, se no saremmo costretti a parlare del risentimento, su questo punto, di Bersani. La Cancelliera ha continuato: «La Bce è indipendente» cioè non deve prendere ordini da Weidmann, affermazione assai importante. Poi: «La Cancelliera ha piena fiducia, e nessun dubbio, che il governo italiano possa prendere tutte le decisioni necessarie in base alle sue capacità e alle sue forze». Quest’ultima sembrerebbe una frase ovvia. Ma le agenzie l’hanno fatta seguire da un’indiscrezione significativa: Merkel avrebbe detto in privato a Monti che a parer suo l’Italia può farcela da sola e può farcela da sola anche la Spagna. Ora questa indiscrezione non è altro che una risposta a quei giornalisti che ieri mattina avevano riferito un’altra indiscrezione, la cui fonte era il presidente francese Hollande. Hollande avrebbe sussurrato ai cronisti che la Merkel vuole in realtà che l’Italia chieda aiuto, in modo da semplificare a Rajoy – il premier spagnolo – l’inevitabile richiesta di un prestito. Quale sarà la verità?

Quale?

La verità è che adesso la Merkel vuole far vincere Draghi e l’Italia, perché ha in mente di far passare a dicembre il primo pezzo di integrazione europea. Ha bisogno di forti alleanze, per questo, perché si tratta per ogni Paese di cedere pezzi di sovranità a un sistema che, alla fin fine, avrà i tedeschi in cabina di regia. Per questo la Kanzlerin non lesina coccole né agli italiani né agli spagnoli né ai greci. Lasciando che a far la voce grossa siano altri. E riservandosi le inevitabile frenate (è tutto uno stop and go) al momento del dibattito parlamentare, in cui si dovranno affrontare i liberali e i bavaresi della Csu, decisi a farcela pagare cara. Merkel vuole intanto superare il 6 settembre (riunione del Consiglio direttivo Bce dove Draghi se la vedrà un’altra volta con Weidmann) e il 12 settembre, dove mi pare stia relativamente tranquilla su quello che sentenzieranno i giudici di Karlsruhe. Ci sarà tempo, poi, per smorzare gli entusiasmi di adesso. Ieri ha concluso il suo intervento con le parole: «È stato bello».

A proposito del 6 settembre: Draghi ha addirittura scritto un articolo sulla Zeit.

Già. Un articolo molto importante, che oltre tutto si rivolgeva direttamente ai lettori tedeschi. «La Bce rispetterà il suo mandato, ma bisognerebbe comprendere che adempiere al nostro mandato talvolta richiede di andare oltre gli strumenti standard di politica monetaria. Quando i mercati sono frammentati o influenzati da timori irrazionali, i nostri segnali di politica monetaria non raggiungono allo stesso modo i cittadini della zona euro. Dobbiamo rimuovere tali ostacoli per assicurare una politica monetaria unica e, dunque, la stabilità dei prezzi per tutti i cittadini della zona euro. Ciò potrebbe richiedere in alcuni casi misure eccezionali. Ma si tratta della nostra responsabilità di banca centrale per l’area euro nella sua interezza».

• Cioè, sta dicendo che, agendo come ha intenzione di agire, non farà solo gli interessi dell’Italia.

È difficile dargli torto. Gli italiani e gli spagnoli pagano un interesse sul loro debito del 6%. I tedeschi un interesse sotto lo zero. Dove stanno, in queste condizioni, la stabilità dei prezzi e le condizioni paritarie di un mercato che dovrebbe essere unico, cioè uguale per tutti?


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 30 agosto 2012]