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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Tullia Zevi

• (Calabi) Milano 2 febbraio 1919 – Roma 22 gennaio 2011. Giornalista. Ex presidente delle Comunità ebraiche italiane (1983-1998). «Noi ebrei abbiamo un dovere: ricordare il nostro passato di servitù, quando siamo stati schiavi in Egitto, ci aiuta a tutelare i valori delle libertà. Anche quelle altrui, anche quelle di chi ci minaccia, anche quelle di chi ci fa paura».
• «Mio padre, Giuseppe Calabi, milanese anche se portava un cognome che viene da Halabi e che dovrebbe indicare la nostra città d’origine, Aleppo, era avvocato di grandi aziende. Impegnato politicamente, amico di Toscanini e frequentatore della libreria Baldini e Castoldi, si poteva definire un repubblicano antifascista, laico e quasi certamente massone. Mia madre, Maria Bassani, ferrarese, teneva di più alle tradizioni» (da un’intervista di Barbara Palombelli).
• «Ricordo come fosse ieri quel giorno d’estate del 1938 in cui mio padre ci raggiunse in Svizzera, dove eravamo in villeggiatura, e ci disse: qui vogliono farci fare la fine del topo, non si torna più a Milano. Sentii la casa cadermi addosso, partimmo per Parigi, mettemmo in salvo qualche mobile e qualche simbolo sì... una menorah (candeliere a sette luci - ndr) cui sono legatissima, che era sempre stata in casa, nascondemmo tutto in Francia e riuscimmo ad imbarcarci per l’America con l’Ile de France, l’ultima nave in partenza da Le Havre, insieme alle vedove e ai figli dei fratelli Rosselli, trucidati nel 1937».
• Studi classici, un anno di Filosofia a Milano, un passaggio alla Sorbona e poi negli Stati Uniti alla Juillard School of Music di New York e al Radcliff College di Cambridge, suonò l’arpa nell’orchestra dei giovani di Boston e nella New York City Simphony. Il 26 dicembre 1940 sposò nella sinagoga spagnola di New York l’architetto, critico e storico dell’arte Bruno Zevi (1918-2000). Due figli: l’architetto Luca, la storica dell’arte Adachiara.
• «Quando fui eletta, il rabbino capo di Roma Elio Toaff si oppose: sosteneva che essendo io una giornalista c’era il rischio che facessi prevalere la mia professione sulla segretezza di certi temi che la nuova carica mi avrebbe portato a trattare. Mi sottoposero a un lungo interrogatorio per vagliare la mia affidabilità. Non credo che un uomo, giornalista, avrebbe dovuto affrontare un simile esame. Ricordo ancora il consiglio che mi diede una vecchia giornalista svedese quando, a 23 anni, andai a seguire per l’agenzia “Religious news service” il Processo di Norimberga: “Non chiedere mai permesso a nessuno”. E nella religione ebraica si dice: “Se non c’è un uomo, fatti uomo”. È un concetto che può essere interpretato in molti modi, io ho interiorizzato la parità».
• Con la nipote Nathania ha scritto Ti racconto la mia storia (Rizzoli 2007).
• Nel 2007 tra i promotori del Partito democratico.