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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Luca Telese

• Cagliari 10 aprile 1970. Giornalista. Conduttore di Matrix (Canale 5, dal settembre 2013). Collabora con Vanity Fair (dal 2003) e Linkiesta (dal maggio 2013). Inizi all’Unità, il manifesto, Il Messaggero e Il Foglio. Nel 1996 passò a L’Italia settimanale, sotto la direzione di Pietrangelo Buttafuoco. Per dieci anni al Giornale (1999-2009), poi il Fatto Quotidiano, che lasciò nel giugno 2012 per fondare un quotidiano tutto suo, Pubblico Giornale, primo numero in edicola il 18 settembre 2012 e chiusura dopo tre mesi: «Ho fatto un salto nel buio, e sono caduto. Perché per Pubblico non c’era spazio, è stato bocciato dal mercato e abbiamo chiuso» (Claudio Plazzotta) [Iog 16/1/2014]. Tra i suoi libri: La lunga marcia di Sergio Cofferati (2003), Cuori neri (2006), Qualcuno era comunista (2009), Gioventù amore e rabbia (2011), pubblicati da Sperling & Kupfer, per la quale cura anche la collana “Le radici del presente”, «che si occupa di raccontare il passato prossimo dell’Italia». In tv conduttore di Tetris (Raisat Extra poi La7), In onda (La7, con Luisella Costamagna prima e Nicola Porro poi), Fuoriluogo (Current). In radio è stato per due anni a La Zanzara, su Radio 24, con Giuseppe Cruciani e David Parenzo: «Io, il reprobo, avevo commesso un peccato di lesa maestà, avevo detto, in un programma che va in onda sulla radio della Confindustria, che “Emma Marcegaglia è una cretina”» (dal sito ufficiale).
• «Un ottimo escamotage da talk show politico inventato dal conduttore Luca Telese: appena un ospite, possibilmente di secondo piano, si incarta nel discorso e la tira per le lunghe e comunque non funziona televisivamente, Telese lo fulmina: “Lei si è spiegato benissimo, grazie”. E passa a un altro. Quello rimane basito, ma sotto sotto è piuttosto soddisfatto» (Antonio Dipollina).
• «Una storia di sinistra, è stato capufficio stampa di Rifondazione, ha scritto sul manifesto e sull’Unità» (Aldo Cazzullo). All’atto dell’assunzione al Giornale fece presente di essere di sinistra. Il direttore Maurizio Belpietro gli rispose: «Nessuno meglio di te potrà raccontare i loro errori».
• Nel giugno 2012 lasciò il Fatto dopo aver contribuito a fondarlo: «La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un titolo. Che a Luca Telese, però, è sembrato “un rutto: ‘Parmacotti’. Campeggiava sulla prima pagina del Fatto il giorno dopo la vittoria del grillino Pizzarotti. Io tornavo dalla Francia, dalla festa per Hollande. L’ho letto e ho detto basta”. (…) Va via, dopo aver contribuito a fondarlo (“esperienza indimenticabile”), dal quotidiano diretto da Antonio Padellaro. E lo fa per un motivo: “La mission di quel giornale si è esaurita. Non è passato dalla protesta alla proposta. Quando il governo Berlusconi è caduto, ci siamo chiesti: ora cosa dobbiamo cambiare? Travaglio ha detto: nulla. Io ho risposto: tutto. Ecco perché vado via. Perché non puoi continuare, a guerra finita, a mozzare le teste di cadaveri sul campo. Non puoi solo demolire. È il momento di costruire”» (Angela Frenda) [Cds 7/6/2012].
• «Tifoso giallorossoblù, non beve mai caffè, perché è già adrenalinazzato di suo. La domenica mattina, se sta bene, corre a frugare a Porta Portese. Ama Peter Gabriel, Primo Levi, Magnus, i fumetti popular ma di qualità» (dalla sua biografia su Linkiesta).
• «Andavo a scuola in centro, tutti i giorni, con la metro. E facevo a botte con le vecchiette, al capolinea, per trovare un posto a sedere. Per questo ogni giorno per dieci anni ho letto mezz’ora all’andata e al ritorno: praticamente uno stage di cui i figli di papà del centro non hanno potuto usufruire. Per arrivare alla metro di Anagnina traversavo un pratone di fango che d’inverno diventava una laguna: quando pioveva si poteva passare un quarto d’ora a togliersi il fango dalle suole a carrarmato sui gradini della metro. E poi ero come una cenerentola che alle 23,30 vedeva partire la sua ultima carrozza per tornare a casa. Dopo quell’ora c’era solo un autobus notturno da Termini al cui confronto Noi ragazzi dello zoo di Berlino pare un parco a tema della Disney. Dopodiché, attraversavo il prato correndo nel buio pesto come un pazzo, lo confesso, perché non si vedeva nulla e mi cagavo sotto dalla paura. Quando tornavo mia madre dal letto chiedeva: “Ma non è che sei passato per il prato!?”. E io: “Nooooh….”. La mattina quando si svegliava andava a controllare la suola delle scarpe ed erano cazzi (ma tutti gli stage hanno un prezzo, nella vita)» (dal sito ufficiale).
• Vive con Laura Berlinguer, giornalista e figlia di Enrico (1922-1984), incontrata quando entrambi collaboravano al programma Cronache marziane: «L’episodio galeotto fu quando fummo mandati in spedizione da Francesco Cossiga per convincerlo a partecipare alla trasmissione. Io come giornalista che lo conosceva bene, lei come parente. Pranzammo con lui in via Quirino Visconti, e Cossiga disse: “Sposalo, Luca, e io ti faccio da testimone”. E lei: “Francè, ma che sei pazzo? Per chi mi hai preso?”. Da allora ogni volta che qualcuno dice: ma perché non vi sposate? io replico che Laura ha perso l’occasione…» (ad Angela Frenda) [Cds 23/8/2012]. Hanno un figlio, che hanno chiamato come il nonno, Enrico.