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 2012  giugno 01 Venerdì calendario

Biografia di Valentino Rossi

• Tavullia (Pesaro e Urbino) 16 febbraio 1979. Motociclista. Nove volte campione del mondo. Terzo centauro della storia a conquistare il titolo mondiale nelle classi 125 (1997), 250 (1999), 500 (2001). Nel 2002, 2003, 2004, 2005, 2008 e 2009 ha vinto anche quello della MotoGp (i primi due con la Honda, gli ultimi quattro con la Yamaha). «Il motociclismo esisteva prima di me ed esisterà anche dopo che me ne sarò andato. Magari la signora che prepara la sfoglia in casa mentre io corro guarderà un altro programma».
Vita Figlio dell’ex motociclista Graziano (che chiama per nome) e di Stefania, geometra comunale: siccome la mamma dopo la separazione dal marito ha fatto un altro figlio (Luca) che è ancora piccolo ma va già forte in moto, anche il padre ammette che forse il talento l’ha preso da lei.
• Cominciò a correre a 4 anni sul go-kart, lasciato poi per le minimoto. Papà Graziano: «Il kart costava troppo. Quando aveva 11 anni per disputare la 100cc servivano 60 mln di lire e noi non avevamo i mezzi. Poi le minimoto erano appena sbarcate in Italia. Fu più facile avvicinarsi, era tutto molto rustico. Mi parve anche meno pericoloso, ma magari non era vero...».
• «Era il 1989 quando trovai la mia prima minimoto sotto l’albero di Natale. Me la regalò Graziano, il mio babbo, avevo 10 anni. In realtà la mia carriera di pilota era cominciata già da tempo. Già a tre anni mi divertivo a giocare con un piccolo motorino in un parcheggio vicino casa…anche se il mio sogno era correre in Formula 1. Poi ho scelto le due ruote e ho vinto 9 mondiali. Che dite, ho fatto bene a fare il pilota di moto?» (Valentino Rossi).
• Alle prime gare in kart seguirono quelle ad inseguimento con i carabinieri di Tavullia e quelle sull’Ape Piaggio utilizzata come scuolabus («perché in moto fa freddo e lì dentro invece si sta caldi»). Con la Cagiva 125 procuratagli da Virginio Ferrari (amico ed ex rivale del padre) vinse nel 1994 il titolo italiano.
• «Essere figlio d’arte all’inizio serve. La moto giusta, la tuta, il casco, soprattutto i consigli ad hoc per sbagliare il meno possibile» (Filippo Falsaperla). Nel 1995 passò all’Aprilia, rivinse l’italiano, fu terzo nell’Europeo. Nel 1996 il debutto mondiale, con vittoria a Brno e nono posto in campionato. Nel 1997 il primo titolo (con 11 Gp), nel 1998 il passaggio alle 250 (subito secondo), nel 1999 diventò il più giovane di sempre a vincere nella quarto di litro. Poi toccò alla 500, con la Honda, secondo nel 2000, primo nel 2001. «Aver guidato una Honda 500 è stata l’esperienza più bella che ho mai fatto: sono stato fortunato ad aver disputato gli ultimi due campionati delle 500, poi avrebbero abolito la categoria. È indubbio, le moto mille di cilindrata vanno di più, ma appiattiscono il livello della prestazione e restano più facili da guidare, da mettere a posto». Dal 2002 corre nella MotoGp.
• Nel 2003 quelli della Yamaha decisero che compiendo nel 2004 75 anni dovevano assolutamente vincere il titolo della classe regina. Per questo, ingaggiarono in gran segretezza la trattativa con Rossi: «Decisi di incontrarli con il mio manager Gibo Badioli a Brno, in segreto. Il posto giusto era la clinica mobile, ci vedemmo a tarda sera, nel paddock non c’era più nessuno. Davide Brivio e Lee Jarvis vennero fuori sui loro scooter, dal buio: erano passati dalla foresta. Sembravamo amanti in un incontro di mezzanotte». Accettò l’offerta nonostante tutti lo sconsigliassero: «Nemmeno mio babbo avrebbe mai scommesso sul fatto che avrei vinto». Max Biaggi, Marco Melandri e Alex Barros, che avevano tentato e fallito, chiamavano la Yamaha «il barattolo», «la scorbutica», «l’intrattabile». Appena arrivato, un meccanico giapponese commentò: «È molto meglio di quanto pensassimo, è in grado di decidere se un freno è buono o cattivo in due giri, il computer ci dà un milione di dati che però nessuno sa leggere». Per non rischiare, si portò dietro dalla Honda il capomeccanico Jeremy Burgess, che lo seguì senza pensarci un secondo («uno come Valentino ti può capitare una volta nella vita»). Finì che vinse subito, alla prima gara: «Qualcosa di impensabile, anche per me. Il motociclismo è cambiato per sempre l’8 aprile 2004. A fine gara, quando mi sono seduto a fianco della moto, ho stretto la testa tra le ginocchia e ho iniziato a ridere. Ridevo di cuore. Ridevo per l’incredibile sentimento di orgoglio, sollievo e felicità che mi aveva pervaso. E allora, mi dicevo, alla fine ho avuto ragione: ho fatto bene a lasciare la Honda».
• Dominio finito nel 2006, quando causa una caduta all’ultimo Gp dovette cedere il titolo all’americano Nicky Hayden (Honda), che aveva superato alla penultima gara al termine di una clamorosa rimonta.
• Nel 2007 non è riuscito a riconquistare il titolo mondiale, incapace di colmare il gap con la Ducati dell’australiano Casey Stoner.
• Accusato dal fisco di aver preso la residenza a Londra solo per evadere le tasse, al termine di un lungo contenzioso è riuscito a scendere dai 112 milioni di euro che gli chiedevano all’inizio a 35: 18,9 per il periodo 2001-2004, 16,1 per il 2005-2006. Molto criticata una polemica cassetta inviata a Tg1, Tg2 e Tg5 quando ancora negava l’evasione. Aldo Grasso: «Un autogol clamoroso» (Rossi ha in seguito riconosciuto l’errore e nel 2009 ha patteggiato la pena in accordo con l’Agenzia delle Entrate). Da allora è residente a Tavullia.
• Grande ritorno di popolarità nel 2008 quando, anche grazie alla scelta di sostituire le gomme Michelin con le Bridgestone, è tornato a dominare, superando Giacomo Agostini in testa alla classifica dei successi nella classe regina (500/MotoGp). Ha conquistato il suo ottavo titolo mondiale nel settembre 2008, vincendo in Giappone: «Il titolo più bello, arrivato dopo due anni durissimi e dopo che avevano detto che ero finito».
• Nel 2009, oltre ad aver conquistato il nono titolo mondiale, ha anche vinto la sua centesima gara (il 27 giugno, ad Assen, Olanda).
• Nel 2010 cade durante le prove del Mugello. Si frattura la tibia e il perone destri e si sottopone a un intervento chirurgico. Dopo soli quaranta giorni di convalescenza (quattro gare saltate) è di nuovo in sella («mi annoiavo a stare a casa»), chiude al terzo posto il Mondiale e annuncia che dopo 7 anni – in cui ha vinto 4 titoli e 46 Gp – lascia la Yamaha per passare alla Ducati: «Purtroppo anche le più belle storie d’amore finiscono, ma ti lasciano un sacco di bei ricordi, tanti momenti paragonabili a quel primo bacio che ci siamo dati sull’erba di Welkom, dove lei mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto: “Ti amo”». Borgo Panigale gli aveva già offerto un contratto nel 2003: «La Ducati mi cercava. Ho cominciato a pensarci seriamente quando ho avvertito di non essere più indispensabile in Yamaha. Nel 2003 era una moto sfigata, ora è quella di riferimento. Hanno già pronti due piloti più competitivi. Non l’ho per soldi. Alla Ducati prenderò la stessa cifra che avrei preso in Yamaha (13 milioni annui, nda)».
• Il 23 ottobre 2011 Marco Simoncelli, 24 anni, muore per un incidente al secondo giro del Gp della Malesia: alle 16.05 (le 10.05 italiane) dopo una scivolata il pilota della Honda è travolto dalla Yamaha dello statunitense Colin Edwards e dalla Ducati di Valentino Rossi (fatale una ruota che gli passa sul collo). Rossi piange l’amico con un messaggio via Twitter: «Il Sic per me era come un fratello minore, tanto duro in pista come dolce nella vita. Ancora non posso crederci, mi mancherà un sacco». Rossi termina un mondiale disastroso (miglior risultato il terzo posto nel Gp di Francia) in sesta posizione a parimerito con Marco Simoncelli: «L’ho fatto apposta, non volevo batterlo. Diciamo che questo è il mio tributo». È la prima volta in cui Valentino non vince un Gran Premio in tutta una stagione.
• Dopo due stagioni disastrose (sesta posizione anche nel 2012) annuncia il suo ritorno in Yamaha: «La Ducati non è un rimpianto ma una delusione» e si ritrova come compagno lo spagnolo Jorge Lorenzo suo eterno rivale che lo accoglie con un «amici mai. Però possiamo provare a collaborare». Chiude la stagione in quarta posizione con 237 punti in classifica dietro al trio spagnolo Lorenzo-Márquez-Pedrosa. «Io ho una lunga storia con Lorenzo, lo apprezzo molto: nel 2008 lui arrivò nel team ed era il giovane, mentre io il veterano. Dall’inizio ci fu una lunga battaglia, ma da allora io sono contento del lavoro fatto, sono cresciuto, ora la Yamaha ci tratta nello stesso molto, sono davanti a lui in classifica e sono molto orgoglioso di ciò perché Jorge è forte e spero che rimanga con noi: lui è sempre veloce, è uno stimolo e spinge pure molto nello sviluppo della moto e in questo è molto prezioso. Per me è il compagno giusto». Ora vanno d’amore e d’accordo.
• Dal 2007 si occupa anche del suo merchandising: «Prima lo realizzava una ditta spagnola, ma erano lavori di basso livello. Io volevo dei capi di qualità migliore e che fossero anche fashion. Così mi sono messo d’accordo con una società di Cattolica per produrlo e distribuirlo. Subito dopo abbiamo deciso di aprire anche il negozio, proprio accanto alla pizzeria. C’è tanta gente che d’estate va in vacanza a Riccione e Rimini e intanto che è lì dice "andiamo a vedere com’è ’sta Tavullia". Ora sì che possono vedere un posto veramente mio». Con il padre, Graziano ha comprato un terreno e ci hanno fatto una pista, il Ranch, «molto in stile americano, perché c’è il doppio ovale. Produrremo anche olio e vino. Però lo faremo per noi e basta. Magari ci metteremo anche degli animali».
• «I mattoni su cui ho investito mi servivano: casa mia, la casa per mia mamma. Non ci guadagno».
• Nel 2013 Forbes l’ha messo al 5° posto tra i piloti più pagati del mondo, 1° (e unico) tra le due ruote (22 milioni di dollari).
• È famoso per le trovate organizzate con il fido Uccio e gli altri amici di Tavullia per celebrare le vittorie: dalla Polleria Osvaldo alla bambola Claudia “Skiffer” (caricata sul sellino per irridere le storie con le top model esibite dal rivale Max Biaggi); dalle divise da carcerato indossate per celebrare le evasioni dai periodi grigi agli amici giramondo pronti a travestirsi anche da vigili per multarlo in pista per eccesso di vittorie. A Phillip Island, per ricordare l’ex campione del mondo Barry Sheene appena scomparso, sventolò una bandiera col suo numero 7: «Ho usato il lenzuolo dell’hotel, chiedo scusa». Celebre la volta in cui con le gomme della moto disegnò sulla pista un cerchio perfetto: «Col freno anteriore blocchi la moto che non può avanzare. Poi lasci la frizione e la gomma inizia a girare. La ruota anteriore bloccata serve da perno, la rotazione di quella dietro innesca il giro: come un compasso. Per questo, se tutto è a posto, viene perfetto. La cosa difficile è ripartire, perché devi continuare a fare slittare la ruota avanzando. Lì puoi sbagliare». Klaus Davi: «È come se catalizzasse aggressività, ossessioni e stress che accumuliamo quotidianamente, per poi scioglierle in una gran risata post Gp. Un vero e proprio sfogatoio nazionale. Un vero e proprio “servizio pubblico”».
• Su Max Biaggi: «Non lo stimo, ma non l’ho mai odiato, l’odio non è un mio sentimento. A Barcellona, nell’estate del 2001, ci siamo dati calci e pugni sulla scaletta che porta al palco, appena finita la gara. Erano cinque anni che accumulavamo tensioni».
• Dovendo indicare i dieci momenti più belli della carriera, nel giugno 2008 ha scelto: Malesia 1996 (primo GP iridato), Repubblica Ceca 1996 (prima pole e prima vittoria), Repubblica Ceca 1997 (primo titolo mondiale), Imola 1998 (prima vittoria in 250), Rio 1999 (titolo 250), Gran Bretagna 2000 (prima vittoria in 500), Australia 2001 (titolo 500), Australia 2003 (vittoria in motoGp nonostante una penalizzazione di 10 secondi per un sorpasso in regime di bandiere gialle), Sud Africa 2004 (vittoria all’esordio con la Yamaha), Italia 2008. All’elenco va aggiunta la strepitosa vittoria del 20 luglio 2008 sulla pista americana di Laguna Seca (dove non si era mai imposto) al termine di un duello in cui ha stroncato psicologicamente Stoner. Nel 2013 ha poi aggiunto l’intero campionato: «Uno dei più belli della mia vita, sicuramente il più desiderato.
• Nel 2014, al Mugello ha disputato il suo 300° gran premio: «non sono molto felice, perché vuol dire che sono vecchio».
• Ha dominato il campionato 2015 dalla prima all’ultima giornata ma la 67ª edizione del motomondiale è stata vinta da Jorge Lorenzo. Il pilota di Tavullia, dopo aver mandato fuori traiettoria Marc Marquez (terzo con 242) al Gp di Sepang, si è trovato infatti a partire dall’ultima fila lasciando così carta bianca a Lorenzo che, vincendo la gara di Valencia, ha recuperato i 7 punti di svantaggio su Vale, guadagnandosi il suo V titolo mondiale con 230 punti.
• • Già a tre gare dalla fine, a Phillip Island, Valentino aveva segnalato la scorrettezza di Marquez, che non correva più per vincere il mondiale ma per farlo vincere al suo connazionale Jorge Lorenzo. In sua difesa lo spagnolo ha detto che lui scende in pista sempre e solo per il primo gradino del podio. Sette giorni dopo a Sepang, penultima gara, Marquez ha confermato le sue intenzioni e, tra sorpassi e controsorpassi, ha ostacolato Valentino. Il pilota di Tavullia non ci ha visto più e dopo qualche curva lo ha aspettato per mandarlo fuori traiettoria, sfortuna vuole che Marquez sia anche caduto. La direzione gara ha multato Rossi togliendogli tre punti sulla patente da pilota che, aggiunti al punto perso a Misano, lo hanno costretto a partire dall’ultima fila. Per le due settimane successive – quelle tra Sepang e Valencia – si sono susseguite polemiche e ricorsi. Valentino ha sbagliato ma Marquez non è innocente, tant’è che gran parte del mondo del motociclismo (e non solo) si è schierato con il pilota di Tavullia, ma la cosa non ha fatto cambiare idea al Tas che non ha accettato il ricorso.
• Rossi: «Finché le cose sono andate normalmente, io sono stato davanti. Poi, dal Gp d’Australia in poi, il comportamento di Marquez è stato bruttissimo e imbarazzante. Una variabile che nessuno si aspettava, anche perché mi sono ritrovato a combattere contro due piloti, peraltro molto forti. Non capisco la Honda che permette di far vincere la Yamaha, e non un’altra Honda, visto che Pedrosa ci stava provando e Marquez invece di provare a superare Lorenzo ha bloccato lui. Ma d’altronde, gli ha fatto da guardaspalle...».
• Per anni si è parlato di un suo passaggio in Formula 1 («dove corrono non i piloti più bravi, ma i più bravi fra quelli ricchi»), con la Ferrari. Nonostante alcuni test molto promettenti, ha accantonato l’idea quando ha smesso di vincere con la moto. Non ha perso invece la passione per i rally.
• Poca scuola, cruccio di mamma: «Mi ricordo bene quanto mi arrabbiai con lui perché all’esame di terza media prese solo sufficiente». A lei andò il primo pensiero quando a Urbino gli diedero la laurea ad honorem in Comunicazione e pubblicità. Il papà: «Ha smesso al secondo anno del linguistico. Pensavo che sarebbe stato felice e invece era un po’ dispiaciuto di dover lasciare la scuola».
• È stato fidanzato con Martina Stella, Arianna Matteuzzzi, Marwa Klebi e la modella Linda Morselli. Da ultimo (estate 2016) avvistato a Ibiza mentre bacia una mora tatuata. Tra i flirt che gli hanno attribuito, la showgirl Elisabetta Canalis, la modella Fernanda Lessa e la tennista Flavia Pennetta. Le Donne? «Devono essere muscolose, con gambe tornite. Amo le donne che si allenano» (Valentino Rossi).
Critica «È uno di quegli sportivi che hanno saputo uscire da una fama specialistica per diventare star a prescindere, molto più noti del loro stesso sport, riconosciuti e applauditi anche da chi niente sa di pistoni e di traiettorie» (Michele Serra).
• «Lui si diverte, a vincere. Lui vince, e chiede: quando si ricomincia? Come un bambino» (Emanuela Audisio).
• «Irridente come Cirano, impietoso come Monzón, bello come un putto del Cinquecento, giovane più della sua età, più simpatico di Jerry Lewis, insomma, più figo del noiosissimo Brad Pitt, ci allieta le domeniche con attesissime delizie e inattese arti» (Mina).
• «È un sognatore timido, un ragazzo con una latente malinconia esistenziale che vorrebbe essere altre persone, incontrare uomini che mai potrà incontrare. Jim Morrison, Steve McQueen» (Milo Manara, che lo ha trasformato in un fumetto).
• «Secondo me, assomiglia ad Alessandro Magno» (Lucio Dalla).
Frasi «Solo quando arrivi primo ti rendi conto di quanto poco significato abbia tutto il resto: secondo, terzo, il podio è soltanto un’illusione di felicità».
• «Ho sempre pensato che fosse giusto avere dei simboli. Io ho scelto un colore solare come il giallo e il numero quarantasei, che era quello che mio padre aveva quando vinse la sua prima gara mondiale».
• «Dovessi dire di sì a tutte le proposte che mi arrivano, sarei in televisione con la stessa frequenza del Pippo Baudo dei tempi d’oro».
• «Io non mi innamoro perché chi si innamora va più piano».
• «Le ragazze? Sono come i giornalisti. Finché vinci ti vengono dietro, quando perdi ti voltano le spalle».
• «Quante ragazze sono state con me perché sono Valentino Rossi? Tutte, direi. Ma se fossi una tipa che riceve un invito da Valentino Rossi, be’, che cavolo, lo accetterei».
• «Se dovessi scegliere un altro sport mi sarebbe piaciuto fare la ginnasta. Sì, proprio al femminile, quando le ho viste mi sono sembrate molto armoniche e belle».
• «Ho sempre invidiato quelli che hanno vissuto i settanta. Sognavano, inseguivano il futuro, si divertivano con poco».
• «Ha ragione Kenny Roberts, finché ci si diverte si può correre e per quanto riguarda l’età penso che potrei continuare fino a 40 anni.
Vizi Tirchio. Marco Melandri: «Sono un suo buon amico. Una volta mi ha offerto un panino!».
• Dorme il più possibile: «Io ho bisogno di riposare e allora non faccio niente ed è meraviglioso».
• Non ama le sorprese: «Mi mettono agitazione».
• È sempre in ritardo (ci ha pure scherzato sopra in una pubblicità Fastweb).
• «Io non piango tanto, questione di carattere. Però da bambino ho pianto un sacco di volte... E ho pianto moltissimo vedendo Il Gladiatore al cinema».
• È scaramantico («Mi tocco sempre i maroni prima di partire»).
Politica «No, no» (la sua risposta quando alla vigilia delle politiche 2006 gli chiesero se sarebbe andato a votare).
Tifo Interista. Ma solo dall’arrivo di Ronaldo (1997), prima tifava Sampdoria.