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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Graziano Mesina

• Orgosolo (Nuoro) 4 aprile 1942. Ex bandito. Graziato nel 2004 da Ciampi. «Nessuna delle persone che ho rapito si è mai costituita parte civile ai processi. Ci sarà un motivo. Con alcuni poi sono diventato persino amico».
• «Piccolo, robusto, agilissimo, penultimo di 10 figli, vivace fin troppo, orgoglio smisurato e spiccatissimo senso della famiglia e della giustizia fai da te» (Alberto Pinna), a quattordici anni fu arrestato per il furto d’un fucile (se la cavò con il perdono giudiziale), a diciotto, a conclusione della festa dei coscritti della classe di leva 1942, distrusse a fucilate un lampione di Orgosolo, il suo paese. «I carabinieri lo presero per la collottola e lo portarono in caserma. Se la sarebbe cavata con poco se non avesse avuto la dissennata idea di darsela a gambe. La “Prima evasione”, nella mitologia mesiniana. Sette mesi di galera, nella realtà della vita del giovane deviante. Il salto definitivo nella grande criminalità ha il più classico dei movimenti. È il 1962 e uno dei dieci fratelli viene assassinato per vendetta. Il ventenne Graziano irrompe in un bar di Orgosolo e spara contro quello che ritiene il responsabile dell’omicidio. Scoppia una rissa. Mesina viene tramortito con un colpo di bottiglia sulla testa. Finisce in ospedale e, non appena si riprende, fugge. Seconda evasione. Alla fine saranno in tutto nove. Quindi i sequestri di persona, le interviste esclusive a viso scoperto, col mitra in mano, e una corte di complici incappucciati attorno. Una sparatoria in campagna, un nuovo arresto. Nel 1968 il mito di Mesina è consolidato. Raggiunge Giangiacomo Feltrinelli che crede di poterne fare il Che Guevara sardo. La trattativa, come era ovvio, non porta a nulla. Ma contribuisce ad alimentare la leggenda e anche la paura quando, nel 1976, Grazianeddu evade dal carcere di Lecce con alcuni terroristi. In realtà della politica non gliene è mai importato niente. Quando, nel 1991, ottiene la libertà vigilata e partecipa alla trattativa per la liberazione del piccolo Farouk Kassam, s’invischia in una partita pericolosa con i servizi segreti. Poco dopo, nella villetta dell’astigiano dove si è stabilito, irrompono i carabinieri e scoprono un piccolo arsenale: un kalashnikov, due pistole automatiche, un revolver, due bombe a mano, cinquemila cartucce. “Una trappola”, accusa. Ma perde nuovamente la libertà» (Giovanni Maria Bellu).
• «Ero il latitante più ricercato d’Italia ma andavo alle partite del Cagliari nell’anno dello scudetto (1970, ndr). Sono entrato allo stadio, sempre travestito, anche da donna» (Alberto Pinna) [Cds 11/6/2013].
• «Piace tanto a Indro Montanelli, uno dei primi a battersi perché gli venga concessa la grazia. In un giorno del luglio del 1992 il grande giornalista si ritrova faccia a faccia con il bandito. Lui gli racconta aneddoti della sua vita (“Da bambino pescavo le trote con le mani, poi purtroppo fui costretto a usarle per altri scopi”), delle sue fughe (“Mi portavano sempre in carceri di massima sicurezza ma non ne esiste uno incompatibile con l’evasione”), di se stesso (“Ero un po’ ribelle, scintilloso come si dice da noi: colpa dei soprusi dei proprietari terrieri e dei giudici”) e poi confessa: “Avrei potuto sparare a Saragat (l’ex presidente della Repubblica, ndr), ogni tanto ci facevo un pensierino. Saragat venne otto volte a Orgosolo, sempre per invitare la gente a farmi prendere. Sapevo esattamente dove sarebbe passato l’elicottero e a quale balcone si sarebbe affacciato. Volendo, lo tiravo già come un piccione» (Attilio Bolzoni) [Rep 11/6/2013].
• Ha tentato poi l’avventura nel campo del turismo (agenzia 11 Mori): «Voglio far vedere la Sardegna che conosco meglio, la zona di Orgosolo, i sentieri più nascosti, gli scorci più incredibili» (a Gianluigi Nuzzi).
• Nel 2009 una mancata partecipazione all’Isola dei Famosi di Simona Ventura, annullata all’ultimo per «motivi di opportunità». Spesso presente a dibattiti sul banditismo. A Gorizia, nel maggio 2013: «Non voglio mescolarmi con la delinquenza di oggi, senza regole e senza coscienza».
• All’alba del 10 giugno 2013 è stato arrestato, insieme ad altre 25 persone, con l’accusa di avere «promosso, costituito, diretto e organizzato un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti». La banda, composta tutta da fedelissimi di Mesina, si sarebbe rifornita di droga in Calabria e a Milano grazie ai contati con la ’ndrangheta e la malavita albanese, per poi rivenderla a gruppi di spacciatori in Sardegna. Sullo sfondo, secondo gli inquirenti, anche l’idea di tornare ai rapimenti.