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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Milena Gabanelli

• Nibbiano (Piacenza) 9 giugno 1954. Giornalista tv. Vive a Bologna. Nota soprattutto per il programma Report (Raitre), di cui è autrice e conduttrice. Ha pubblicato i libri-dvd Cara politica. Come abbiamo toccato il fondo (Bur, 2007) e Ecofollie. Per uno sviluppo (in)sostenibile (Bur, 2008). Nel 2008 ha ricevuto il premio é giornalismo” (vedi Giancarlo Aneri).
• «La telegiornalista che colleziona più grane e lettere di “intimidazioni preventive” per le sue inchieste» (Leandro Palestini). Tra le richieste di danni più grosse ci sono i 60 miliardi di lire richiesti dalle Ferrovie dello Stato e, nel 2013, i 25 milioni dell’Eni: «l’azienda, sesto gruppo petrolifero mondiale per giro di affari, con un atto di querela di ben 145 pagine accusa Report di averne leso l’immagine, e fa richiesta di risarcimento: 25 milioni di euro» (Stefano Corradino) [Fat 3/4/2013]. «Quella su Eni è stata l’inchiesta più difficile del 2012, perché nessun diretto interessato ha voluto parlare con noi. Per un’azienda dove il maggior azionista è lo Stato, dovrebbe esserci più disponibilità a un confronto critico. Inoltre perché, per una settimana, ho ricevuto quotidianamente lettere intimidatorie» (a SetteTv).
• «Il peggior programma dell’anno? Report, mi ha provocato la gastrite e tolto il sonno. Il migliore? Sempre Report: mi ha permesso di comprare l’omeprazolo per lo stomaco e i sonniferi per dormire» (a Sette Tv). «Con questo programma rischio l’esaurimento nervoso. Però non me l’ha ordinato il medico: è il mestiere che so fare, che mi piace e che spero sia anche utile. Ci sono state inchieste che hanno provocato l’avvio delle indagini e la modifica di alcune leggi» (a Fabio Giuffrida).
• Ha decretato il declino di più di un potente con le sue inchieste. «Il primo fu lo scandalo “parentopoli” che colpì la giunta Alemanno. (Il sindaco) fu una furia contro la giornalista di Report: “Romanzo Capitale, di Report è stato il punto culminante della campagna di diffamazione nei nostri confronti. Una questione da analizzare quasi sul piano psichiatrico”. Insomma la Gabanelli sarebbe la colpevole del flop del sindaco uscente a Roma» [liberoquotidiano.it 28/5/2013]. «È sul politico piazzapulitista in difficoltà che piomba il momento Gabanelli: quello in cui le teste di cuoio dell’anticasta del giornalismo d’assalto di Report intervengono per mettere alla gogna i politici puzzoni, o, come li ha chiamati lei i “disOnorevoli”. Capitò all’ormai tapino ex tutto Antonio Di Pietro, ghigliottinato da Report per le sue molte case, al tesoriere fanfarone della Lega nord, Francesco Belsito, al servizio della tribù dell’Umberto. Capitò alla galassia Formigoni. Arriva Gabanelli e il politico che puzza di marcio finisce nel letamaio (Cristina Giudici) [Fog 28/2/2014].
• «A 18 anni ho lasciato la mia famiglia che abitava a Desio, in Brianza. Mi sono trasferita a Bologna. Con le femministe ho legato poco perché gli uomini mi andavano bene così com’erano e poi non portavo gli zoccoli. Per stare nei collettivi invece servivano convinzioni, e io ero piena di dubbi. Studiavo Storia del cinema e mi mantenevo con lavoretti vari. Ho fatto la hostess in Fiera, distribuivo buoni sconto. E poi scrivevo recensioni. Conservo ancora il primo pagamento della rivista Cineforum: un assegno da cinquemila lire. Volevo mandare al festival di Venezia un documentario pressoché incomprensibile sul regista francese Jean Eustache. Lo avevo girato in 16 mm e mi serviva una copia su nastro magnetico. Chiesi aiuto al direttore della Rai emiliana, Fulvio Ottaiano. Lui comprò il documentario e mi fece collaborare ai programmi regionali. Ho iniziato a bussare alla porta di Minoli nell’83. Si aprì cinque anni dopo. La mia vera storia professionale è cominciata lì. Vendevo alla Rai pezzi concordati con Minoli. All’inizio reportage: sono stata persino sull’isola di Pitcairn dove vivono i discendenti degli ammutinati del Bounty. Poi cronache di guerra: ex Jugoslavia, Cambogia, Mozambico, Nagorno Karabah. Il suggerimento più prezioso me lo diede una giornalista di Mixer, Marcella De Palma. Le avevo mostrato un reportage sul narcotraffico nel Triangolo d’Oro di cui ero orgogliosissima. Lei lo stroncò, ma dai suoi consigli imparai a vedere il racconto. Rischiato la vita? Credo di sì. Ma senza saperlo. Una volta mentre visionavo il materiale sulla Cecenia, ho sentito un colpo e ho visto un ramo cadermi di fianco. Mi è venuto un brivido. Perché quando avevo girato quelle scene non mi ero accorta che avevano sparato sopra la mia testa».
• «Fa scandalo, ma non scandalismo: il documentario della Bbc sui pedofili nella chiesa, fa sapere Raitre, lei decise di non acquistarlo» (Stefano Di Michele).
• Una delle inventrici del videogiornalismo: «Ero a Belgrado. E la troupe che mi doveva seguire non è mai arrivata. Mi sono arrangiata con una piccola telecamera che mi avevano prestato e ho portato a casa il pezzo».
• Non è giornalista professionista: ««Ma io l’ho dato l’esame (di stato, nel 1999 ndr). Solo che sono stata bocciata all’orale. Giustamente: mi hanno fatto dieci domande e io ho saputo rispondere soltanto a una. Confesso che non è stata una bella esperienza, tanto più che con me c’erano alcuni dei miei allievi degli stage di formazione al giornalismo che sono stati tutti promossi. Purtroppo, non ho tempo da trascorrere sui libri, né di mandare a memoria il Franco Abruzzo, quindi non credo che ci riproverò. Pazienza, resterò pubblicista a vita. Invece, sono freelance da sempre semplicemente perché non c’è stato nessuno che m’abbia detto "ok, ti assumiamo". Mai».
• Ad aprile 2013 viene designata dal Movimento 5 stelle quale suo candidato per la Presidenza della Repubblica. Prima, davanti a personaggi come Stefano Rodotà, Emma Bonino, Gian Carlo Caselli, Romano Prodi, ecc. Rifiuta con una lettera pubblicata sul Corriere della Sera il 17/4/2013: «Io sono una giornalista, e solo attraverso il mio lavoro – che amo profondamente – provo a cambiare le cose, ad agire in prima persona, appunto». Dopo un mese, una sua inchiesta si occupa anche del movimento di Grillo: «l’ultima puntata di Report ha scatenato un putiferio, e trasformato anche Milena Gabanelli - vincitrice delle Quirinarie M5S – in una “traditrice” come gli altri. La sua colpa è quella di aver posto due domande ai fondatori del Movimento. La prima riguarda la rendicontazione dello Tsunami Tour: “Passati i tre mesi dalle elezioni – ricorda Report – è stato pubblicato un rendiconto sommario, ma non sono state inserite le fatture e i nomi dei fornitori”. Nessuna risposta: nessuno ha accettato di farsi intervistare. Ma la domanda che più ha mandato fuori dai gangheri i Cinque Stelle è quella sui ricavi del blog. Anche qui, quesito piuttosto semplice: “I proventi vanno anche al Movimento oppure no?” (…). Ed è qui che la nebbia si fa piuttosto fitta: perché non dire quanti sono? (…). Al di là delle domande, non è piaciuta una nota a margine della giornalista: “Con tre milioni di disoccupati - ha detto in tv - smettetela di parlare dei vostri scontrini”» (Paola Zanca) [Fat 21/5/2013].
• «Alla mia età non ho ancora il posto fisso, continuo a lavorare molto e non sono ancora riuscita a comprarmi una casa».
• «“Con Report in palinsesto, non ho neanche il tempo di comprarmi le mutande”. E c’è da stare certi che se le compra da sola, Milena Gabanelli visto che anche nei titoli di coda del suo programma scorre un bizzarro credito: “I vestiti di Milena Gabanelli sono i suoi”» (Lavinia Farnese) [Style.it]. «Quando non lavoro faccio quello che fanno tutte le donne che hanno una famiglia: cucino, faccio la lavatrice, la spesa. In breve: sono una persona normale, e avendo poco tempo a disposizione non dedico nemmeno un minuto alla mondanità».
• E poi «si rifugia nell’orto di casa: rapanelli, patate, finocchi, prezzemolo, basilico, peperoni le sue specialità» [Novella 2000]. Li coltiva nel giardino della sua villa di Mongardino sulle colline attorno a Bologna. «Mai si sarebbe aspettata di trovare proprio qui una sorpresa che le ha fatto drizzare le antenne (…). Da un’innocente pianta di melanzane sono spuntati fuori anche quattro pomodori. Abituata a scavare nel torbido, appassionata di filiera alimentare e indagatrice delle speculazioni che l’industria del cibo nasconde, si chiede se i pomodori cresciuti assieme alle melanzane siano (…) frutti velenosi della botanica da laboratorio (…). E così, contatta l’Università di Bologna. La spiegazione che ottiene le regala alla fine un sorriso (…): “chi vuole ottenere in vivaio una pianta di melanzane, la innesta sulle radici del pomodoro perché queste sono più resistenti. Stavolta non avevano tagliato bene l’apice e, assieme alle melanzane, è cresciuto anche un rametto di pomodori. Gli ortaggi possono essere tranquillamente mangiati”» (Pierpaolo Velonà) [corrieredibologna.corriere.it 19/7/2011]. • «E la passione per il giardinaggio, come nasce? “Mah, è un modo per staccare, così invece di prendermela con la mia famiglia me la prendo con l’orto”» (Velonà, cit.). • Sposata con Luigi Bottazzi, professore di musica. Una figlia di nome Giulia.
• Primo libro letto: Incompreso di Florence Montgomery. Libro preferito: Cuore di tenebra di Joseph Conrad.
• Un solo augurio: «Di non ricevere più lettere anonime da funzionari o dirigenti che denunciano il male che tiene il paese bloccato. Di non dover più mascherare volti o alterare voci».