28 maggio 2012
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Biografia di Massimo Boldi
• Luino (Varese) 23 luglio 1945. Attore. «Bisogna morire per essere riabilitati».
• La prima uscita in sala senza (e contro) Christian De Sica è andata male: Olé, con Vincenzo Salemme (Vanzina, 2006), ha incassato appena 5 milioni, niente in confronto ai 14 di Natale a New York (Neri Parenti, 2006).
• Per il 2007 Boldi ha allora scelto di anticipare i tempi e di arrivare in sala nel periodo pre-pre-natalizio. Ne è venuto un gran successo di pubblico: nelle prime due settimane Matrimonio alle Bahamas (Risi, 2007, su sceneggiatura dei Vanzina) ha incassato sei milioni e mezzo di euro.
• Infelice invece il ritorno con l’edizione 2008 di La sai l’ultima?, condotta con la Cuccarini. Alla quarta puntata la direzione di Canale 5 ha sospeso il programma per l’audience troppo bassa (dal 18% della prima puntata al 14 della quarta). Aldo Grasso ha accusato Mediaset del flop: «Perché se uno ha a disposizione due forze della natura come la Cuccarini e Boldi affida loro il più povero dei format, quello delle barzellette?».• Successo per A Natale mi sposo, regia di Paolo Costella, uscito nel novembre del 2010, e per Matrimonio a Parigi (Claudio Risi), nelle sale a ottobre 2011, in cui recita anche Rocco Siffredi («Dopo aver girato oltre 1400 film, posso portare i miei figli e mia moglie a vedermi sul grande schermo. È il regalo più grande»). In tv al fianco di Barbara De Rossi ed Enzo Salvi nella fiction I fratelli Benvenuti (2010) e di Maurizio Mattioli e Biagio Izzo in Natale a 4 zampe (2012).
• Vita Figlio di un pasticciere-decoratore. «Ho avuto un’infanzia dura e infelice. Mio padre si costruì un’aziendina di dolciumi per pasticceria, ma nel 1964 ebbe un ictus e morì. Io avevo 18 anni. Mia madre 42. I miei due fratelli erano piccoli. Non avevamo una lira. Sabato e domenica suonavo la batteria, gli altri giorni facevo il vetrinista e vendevo le brioche. Giravo col camioncino della Motta. Panettoncini, brioche, caramelle col buco. Entravo nei bar: “Buongiorno signora, le brioche”. “No, grazie non servono”. A casa mangiavamo brioche e caramelle col buco. Mia madre era disperata. Stava sempre a letto e si ubriacava di cognac».
• È nato podalico ed è stato tirato fuori col forcipe. Lo hanno ingessato per i suoi primi 40 giorni di vita.
• «Già all’asilo facevo ridere. Facevo le facce, raccontavo le storie e i bambini ridevano. Poi da ragazzo ho deciso di suonare la batteria. Ma quando sono arrivato al Derby, il tempio del cabaret, ho capito che c’era qualcosa di magico. Mi sono detto: io voglio vivere qua. C’erano Paolo Villaggio proprio agli inizi, Cochi e Renato, i Gufi, Gianfranco Funari. Io suonavo la batteria, 5 mila lire al giorno, tutti i giorni, dalle nove di sera alle quattro del mattino, nel mio gruppo La pattuglia azzurra: io, mio fratello Fabio, Giulio Cavalli, Carlino Cecconi che oggi fa il fattorino al Corriere della Sera. Il capo del Derby era Gianni Bongiovanni. Quando stavo con Villaggio e con Renato lo imitavo. Loro mi chiedevano: “Allora, Bongiovanni, com’è la scaletta stasera?”. Ed io: “Cioè, allora, dunque, praticamente, boof, du du du, bon bon, poi lui dice… e tu no… allora io… primo così e poi… certo… va bene… insomma fate come volete”. Loro diventavano pazzi. Un giorno Bongiovanni mi scoprì mentre facevo la scenetta. Mi prese da parte e mi disse: “Adesso tu questa cosa la vai a fare sul palcoscenico”».
• Nel 1972 conobbe Christian De Sica: «Io e mio fratello continuavamo a esibirci al Derby di Milano. Un giorno il nostro impresario, lo stesso di Iva Zanicchi, Gino Paoli, Ornella Vanoni, mi chiama e mi fa: “Ho un cantante straordinario, lo devi assolutamente conoscere”. Pochi giorni dopo mi trovo davanti la facciona di un ragazzotto ciccione, molto elegante, che portava il suo microfono personale chiuso dentro un astuccio. Noi suonavamo la musica del momento, Christian aveva messo su un complesso con il fratello. Ci disse subito che cantava il jazz, che sapeva fare bene i pezzi di Frank Sinatra. Abbiamo provato ed è andata benissimo, per un po’ ci siamo esibiti insieme, poi ci perdemmo di vista, per ritrovarci in Yuppies. Da quel momento abbiamo recitato fianco a fianco in tanti film e, a poco a poco, è venuto fuori il duo».
• Debuttò in tv nel 1974 con Canzonissima (chiamato da Cochi e Renato) dove interpretava il cuoco toscano “Mario Vigorone che prepara il minestrone”: «Prendevo 50 mila lire a puntata. Facevo ciao bella gioia. Fu un grande successo e dovetti decidere. Lascio la batteria? Mio suocero mi diceva: “Lascia la batteria ma lascia anche il resto e compra un taxi”. Quasi mi convinse. L’autista l’avevo già fatto per un certo conte Vistarino che doveva darmi 6 mila lire al giorno ma non mi pagava mai. Mentre stavo dipingendo di bianco la macchina e facevo le pratiche, Bongiovanni mi offrì 15 mila lire al giorno per uno spettacolo che mi avrebbe montato Enzo Jannacci. Lo feci. Fu un fiasco. La gente urlava: “Basta! Vai a casa!”. Allora cominciai a studiare un personaggio mio, con l’aiuto di Renato: il mobiliere di Lissone. Andò benissimo. Ma la vita cambiò veramente quando nel 1981 con Teo Teocoli andammo ad Antenna Tre. Ci vide Silvio Berlusconi e ci fece un contratto fantastico. Da lì Drive In e Cipollino». Su Cipollino, soprannome che da allora si porta dietro: «Me lo affibbiò Teo Teocoli ad Antenna 3: lui faceva il bello che presentava, io lo scemo che arrivava. Lui mi vide con la coda dell’occhio che ridevo, con le mani che sventolavano sopra la testa e mi annunciò gridando “Cipollino!”». Il programma su Antenna 3 si chiamava Non lo sapessi ma lo so ed era di Beppe Recchia. Dopo Drive In (1983), il Fantastico 8 con Adriano Celentano (1987-88) per fare il quale dovette rompere il contratto con la Fininvest e subire una penale di due miliardi e mezzo di lire (poi abbuonata da Berlusconi), la conduzione con Villaggio di Striscia la notizia (1997), la conduzione con Teocoli di varie edizioni di Scherzi a parte (1993, 2002-2005), quindi con Mario Mattioli, Barbara De Rossi e Monica Scattini per Un ciclone in famiglia 1e 2 (in onda su Canale 5).
• «Quando ho cominciato ad avere i primi risultati stavo male, non accettavo il successo. Mi sentivo oppresso. Finivo il programma, venivo a casa e piangevo. Così per tre anni. Teo Teocoli è un personaggio un po’ strano, mi bastonava in tutti i modi ed io non ero capace di reagire. Però quando mi portavano sul palcoscenico, tac! Svaniva tutto. E tornavo il Boldi felice. Poi di nuovo giù. Diventavo matto».
• «Con Teo ci mettevamo proprio le mani addosso. Una volta abbiamo litigato davanti al Ciak, a Milano. Io lo cacciai dalla macchina a calci in culo. In camerino arrivammo a spaccarci le sedie in testa. Abbiamo fatto il nostro spettacolo e poi, appena calato il sipario, abbiamo ricominciato a insultarci».
• Dicono che è troppo spesso accoppiato a un altro comico, dove nessuno dei due elementi fa da spalla all’altro: «È difficile andare d’accordo. Ad un certo punto uno dei due vuole comandare, essere il più bello, il più intelligente, il più comico. Io non voglio essere affascinante. Però il comico sono io». Da ultimo in coppia con Biagio Izzo: «Volevo un napoletano per il solito gioco dei contrasti tra quello del nord e quello del sud. E lui è perfetto perché è un attore brillante ma non è un comico: porge la battuta, la provoca, la favorisce, ma non si sovrappone». Debuttò al cinema nel 1976 in Come ti rapisco il pupo di Lucio De Caro, con Walter Chiari, Teocoli, Franca Valeri, cui seguirono una quantità di pellicole dalla comicità cosiddetta facile. Tra queste: Sturmtruppen (1976, con Teocoli e Cochi-Renato), Fracchia la belva umana (1981, con Villaggio), Eccezzziunale... veramente (1982, con Diego Abatantuono), I due carabinieri (1984, con Carlo Verdone e Enrico Montesano), I pompieri (1985) e Grandi Magazzini (1986) che prepararono il grande successo di Yuppies (1986, diretto da Carlo Vanzina) e Yuppie 2 (diretto da Enrico Oldoini). Cominciò a questo punto la lunga serie di film diretti da Vanzina, Oldoini e Neri Parenti che avrebbero riempito le sale cinematografiche a ogni Natale. Il sodalizio con De Sica (si calcola che i loro film abbiano fruttato più di mille miliardi di lire) si ruppe per volontà di Boldi che, insofferente soprattutto della moglie del partner, Silvia Verdone (sorella di Carlo), provocò il divorzio con una serie di interviste molto risentite: «Christian è solo una pedina nelle mani della moglie Silvia... è stato il suo clan che mi ha costretto a lasciarlo, non è stata colpa sua... sua moglie non è sicuramente un vantaggio per lui se non economico» ecc.
• «Dopo tanti anni insieme nel film di Natale ho sentito l’esigenza di rinnovarmi. Credo che dividerci abbia fatto bene a entrambi. Semplicemente non la pensavamo più allo stesso modo. Aurelio De Laurentiis continuava a dirmi: “Lavorate insieme da 21 anni, se arrivate a 25 superate Stanlio e Ollio e vi mettono nell’enciclopedia”, ma la mia vita è un’altra cosa».
• «Molti critici dicono che la migliore interpretazione della mia carriera l’abbia fatta in Festival di Pupi Avati, un film drammatico, molto serio. Che non ha incassato una lira e nessuno ha mai visto».
• David di Donatello (con Christian De Sica) nel 2000.
• Vedovo di Marisa, tre figlie: Micaela, Manuela, Marta. Anche il primo nipote è stato chiamato con la M: Massimino (sulla mania di dare ai figli nomi che iniziano con la stessa lettera vedi anche BERTI Orietta, DORELLI Johnny). Nel dicembre del 2012 è diventato bisnonno di Mia, figlia della nipote Claudia e di Rocco Pietrantonio. Fidanzato con Loredana De Nardis, attrice.
• Critica «È un grande comico, completamente surreale, capace di voli pindarici» (Christian De Sica).
• «Boldi e De Sica sono stati definiti i “Franco Franchi e Ciccio Ingrassia degli anni Novanta”. I meccanismi comici spesso di grana grossa, ma d’effetto e consolidati (gestacci, ammiccamenti, palpate, doppi sensi) li hanno resi i re indiscussi del genere comicarolo di questi anni, così come i loro film spesso radiografano un’Italia malata di vippismo e teledipendenza (Anni 90, Paparazzi, Bodyguards) senza troppe velleità sociologiche o pretese di buon gusto. I meccanismi della coppia e i loro personaggi sono inossidabili: l’uno agile e spaccone (De Sica), l’altro impacciato e clownesco (Boldi). Sono complementari nelle debolezze: De Sica cerca di nascondere debiti di gioco, un’amante o una famiglia intera, Boldi è in cerca d’avventure, poi si pente o un impedimento fisico manda tutto in fumo (secondo uno schema classico della commedia)» (Luca Barnabè).
• «In questo contesto goliardico, tra “gnocchi alla gnocca” e “tronchetti della felicità”, piercing sulla punta del... e teste che fuoriescono dal sedere di un tacchino gigante, Boldi e De Sica trovano la loro forma migliore, più compiuta e sfacciata» (Michele Anselmi).
• «Comici purtroppo non si diventa. Vittorio Gassman è diventato comico con Mario Monicelli, ma con parrucca e denti finti. Non ha però quella anomalia genetica che ha Boldi. Boldi è anche malato di mente» (Paolo Villaggio).
• Politica Nel 1992 tentò di farsi eleggere in Parlamento nel Psi di Bettino Craxi: «Ho ricevuto una telefonata: “Ciao Massimo, devi andare a firmare domani, il notaio Fiore ti aspetta: Como, Lecco, Sondrio, Varese. Prendi la macchina, vieni giù, vedrai, sarà divertente”. E così mi sono fatto la mia campagna elettorale e cazzo è crollato il Partito Socialista».
• Dette una mano a Gabriella Carlucci che doveva essere eletta alla Camera per Forza Italia (campagna elettorale del 2001): «Le ho fatto tre giorni di campagna elettorale in Puglia. È stata eletta ed è sparita. Nemmeno un grazie!».
• Ha dedicato una poesia a Silvio Berlusconi: «Silvio mio, il tuo nome fa rima con Dio...».
• «Non abbandonerò mai Silvio, ma l’amicizia non è la politica. A me piace Letta, è un premier straordinario, preparato, spero che resista. Beppe (Grillo, ndr) è una prima donna, uno che ha sempre avuto una marcia in più. Quando mi sono scusato con lui, per un fraintendimento con Berlusconi, mi ha risposto: “Ma che ti frega, dobbiamo essere solidali, facciamo i comici, mica i politici”»; «Silvio ha fatto errori, ma lui è un extraterrestre. Mica è Mussolini da appendere a piazzale Loreto, ha fatto solo peccati veniali. Resterà nella storia come grande statista» (ad Alessandro Trocino) [Cds 20/8/2013].
• Vizi Con Michele Alboreto, cugino della moglie Marisa, corse la Mille Miglia: «Ho guidato anch’io per un po’, poi ho mollato. Non ce l’ho fatta, era una Ferrari del 1950, una macchina molto particolare, sembrava un camion. Un’altra l’ho fatta con Renato Pozzetto, guidavamo un Bmw».
• Con i primi guadagni ha iniziato a collezionare film rari in 16 e in 35 millimetri. Molti li ha comprati quando chiuse la San Paolo film che riforniva le sale parrocchiali. Altri li ha scovati in una fabbrica di bambole: la celluloide fusa veniva usata per realizzare gli occhi delle bambole. Possiede l’incompiuto di Marilyn Monroe: un documentario con Rock Hudson. Poi Biancaneve in bianco e nero del 1938, Biancaneve a colori del 1952 e I tre moschettieri in technicolor. Ha restaurato il Moby Dick di John Huston che era ridotto a colla. Alla cineteca di Milano ha regalato più di 400 titoli (Antonella Amendola su Oggi).
• Tifo «Sono diventato milanista perché mio nonno Mario Vitali, bravissimo maratoneta, fu uno dei fondatori del Milan, così da piccolo mi portava sempre in società. Poi tornai più volte a Milanello a fare cabaret per le feste. Ricordo che una volta incontrai Berlusconi poco prima che comprasse il Milan, eravamo con Fedele Confalonieri e lui ci fece vedere la formazione che pensava».