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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Franco Califano

Tripoli (Libia) 14 settembre 1938 – Acilia (Roma) 30 marzo 2013. Cantante. Autore. «Non escludo il ritorno» (sulla sua lapide).
Vita In Senza manette ha ricordato la sua gioventù di strettezze («come casa una Fiat 1400 per dormire») e la sua infanzia di bambino senza scarpe, il collegio, i corsi di ragioneria serali e la condizione di orfano a 18 anni (l’amato padre Salvatore muore a soli 38 anni). «Con mio padre il destino fu addirittura spietato, non gli dette nemmeno il tempo di fargli consumare la sua vita. Di sentire la mia prima canzone...».
• «La madre Jolanda lo concepì a Johannesburg con i geni campani del marito Salvatore, importatore di legnami originario di Pagani, e quel 14 settembre 1938 stava andando a partorirlo nella capitale dell’impero e della maschia gioventù. Purtroppo le acque si ruppero nei cieli della Sirte, l’aereo fu costretto a un atterraggio d’emergenza a Tripoli e lì, sotto il più auspicale dei segni, Vergine, venne al mondo lui, con quel cognome che sembra un compendio di califfato e di caffettano» (ibidem).
• Voleva diventare «pompiere. Invece mi hanno sbattuto nel collegio Sant’Andrea ad Amalfi. Sono scappato da quelle suoracce cattive e ho raggiunto Pagani a piedi. A Roma ho frequentato le scuole notturne perché non riuscivo a svegliarmi al mattino. Era l’istituto Ludovico Ariosto per ragionieri. Dopo qualche tempo ho esordito nei fotoromanzi delle edizioni Lancio e di Grand Hotel. Parti da antagonista. Il cattivo. Avevo la faccia da duro. Poi ho cominciato a comporre poesie, ma ho capito che sarei morto di fame. Mi sono buttato sulle canzoni. Da molto lontano è piaciuta subito a Edoardo Vianello. Per Bruno Martino ho scritto E la chiamano estate. Ma a 29 anni m’è venuta la meningite. Dodici mesi di ricovero alla Mater Dei di Roma. Tutti i risparmi in fumo. All’uscita dalla clinica mi sono dovuto prostituire per avere un tetto. Mi sceglievo donne belle e ricche che mi facevano portare la colazione a letto dal maggiordomo in cambio di sesso. Ogni settimana una casa diversa».
• «All’età di 21 anni, quando giocava a fare il playboy, Franco Califano si buttava in tutte le macchine cabriolet ferme al semaforo con una donna al volante: “Ero bello e me lo potevo permettere”. Il cantautore si è sposato una sola volta a diciannove anni, dopo pochi mesi si è separato. La storia d’amore più tenera fu quella con Mita Medici, che all’epoca aveva diciassette anni, mentre lui ne aveva ventisette. Prima ancora aveva passato un “periodo stupendo” con Dominique Boschero, “un’attrice francese che è stata la mia nave-scuola, era più grande di me e aveva una passionalità senza fine”» (Paola Aspri). La relazione con la Boschero, due anni, è quella durata più a lungo.
• «Un grande cantante e un grande compositore, cui siamo debitori di musiche che ci hanno fatto sognare e di parole che mai potremo dimenticare. Un poeta dell’amore e un artista dell’eros entusiasta ed eccentrico, solitario e socievole, scostumato e leale. I suoi successi – Tutto il resto è noia, Me ’nnamoro de te, E la chiamano estate, Un amore così grande, Una ragione di più – sono stati per decenni la colonna sonora dei nostri abbandoni e delle nostre estasi» (Roberto Gervaso).
• «Franco Califano, nell’attuale cult del trash, è personaggio potenzialmente di prima grandezza... Ragazzo romano di borgata, voce roca, cicatrice in faccia, diventa playboy negli anni della Dolce Vita, e anche cantante da melodie da night. Decaduto dal mondo dello spettacolo, cade in disgrazia tout-court quando lo accusano di essere coinvolto in un giro di cocaina. Messo in prigione e quindi assolto, ha reagito alla sua maniera incidendo tra l’altro, mentre si trovava agli arresti domiciliari, l’ellepì Impronte digitali. Sempre sicuro di sé, solo appena appesantito, continua la sua attività di conquistatore, ben lungi dal desiderare famiglia e focolare. Gli sono ormai precluse le classifiche discografiche, unico sfregio della matura età e del tempo che passa» (Castelvecchi).
• Ha cantato 1100 canzoni, ne ha scritte 1300 e ha inciso 30 dischi.
• L’Università di New York gli ha conferito la laurea honoris causa in Filosofia per la canzone Tutto il resto è noia. A Borbona, in provincia di Rieti, esiste una piazza Franco Califano «fatta realizzare da un costruttore pazzo di me vent’anni fa. È una cosa illegale perché sono ancora vivo, i magistrati hanno provato più volte a rimuoverla, ma i cittadini si sono sempre opposti».
• Ci sono in tutta Italia 26 fan club di Califano.
• «Per trent’anni il mio vicino di casa è stato il cardinale Ratzinger».
• Nel 2006 ha partecipato al reality di Raidue Music Farm.
• Nel 2008 Cameo nel film Questa notte è ancora nostra (Genovese) in cui interpreta l’ impresario discografico Cicchilitti.
• Arrabbaito per la parodia di Max Tortora, pretese le scuse dalla Rai, senza mai ottenerle.
• Nel novembre del 2010 presentò richiesta per il sussidio statale, invocando la legge Bacchelli. «Sì, non me ne vergogno: il 15 luglio di quest’anno sono caduto dalle scale e mi sono rotto tre vertebre. Questo incidente ha fatto venir meno la mia unica consistente fonte di reddito, ovvero le serate. E mi ha messo in ginocchio. La Siae? No non so bene come funzioni, so soltanto che prendo circa diecimila euro a semestre. Sempre diecimila, misteriosamente non aumentano né diminuiscono mai. Non ce la faccio. Oltre a tutto vivo in affitto. E in questo momento non sono più autosufficiente con tutto quello che la cosa comporta».
• Ultima esibizione il 18 marzo 2013, al Teatro Sistina di Roma: «Fino all’ultimo giorno non ha smesso di cantare e di scrivere canzoni. Il Maestro stava per partire per un mini tour con accompagnamento di pianoforte, batteria, chitarra e contrabbasso. Era entusiasta di questa nuova avventura. Avremmo dovuto suonare il 4 aprile a Porto Recanati» (il cantautore Enrico Giaretta, suo pianista e figlio artistico).
• Per i suoi funerali, il 2 aprile 2013, centinaia di persone si riversarono in Piazza del Popolo, a Roma, sotto una pioggia battente. Cerimonia celebrata nella chiesa degli Artisti da padre Riva. •
Politica «Liberal che vota Berlusconi» (Diaco). Ha detto: «Figurati che quello che mi sta meno antipatico a sinistra è Romano Prodi. Almeno fa ridere».
• Fu candidato alle elezioni del 1992 nelle liste del Psdi. «Mi attaccarono lo slogan: “Per una malavita migliore”. Mi usarono come specchietto per le allodole e mi mandarono a perdere nella provincia più remota».
• «Il socialismo è e rimane Bettino Craxi, tutto un altro pianeta. Un galantuomo, che sapeva commuoversi anche se la gente non l’ha mai saputo».
• Nel 2007 il Pdci scelse come slogan della Festa nazionale della cultura Tutto il resto è noia: «Se penso a ’sti comunisti che manco m’hanno mai invitato a canta’ alle loro feste e poi se so’ rubbati la mia canzone più famosa...». Negli stessi giorni Tv Sorrisi e canzoni scrisse che alle primarie del Partito democratico avrebbe votato per Enrico Letta.
Vizi È stato arrestato due volte per cocaina, una volta nell’ambito del caso Chiari-Luttazzi (una serie di personaggi dello spettacolo messi in cella per droga nel 1970 e poi tutti assolti), un’altra all’interno del caso Tortora (l’inchiesta della magistratura napoletana che accusò falsamente il popolare presentatore di essere un boss della Camorra, uno dei più grandi scandali giudiziari degli anni Ottanta). In tutto s’è fatto per questo tre anni e mezzo di carcere. Suo commento: «Negli anni Settanta sono finito nel processo di Walter Chiari, negli anni Ottanta in quello con Tortora: possibile che alla mia età, con la mia carriera non me ne sono meritato uno tutto per me?».
• Grande seduttore. Ha sostenuto di essere stato a letto con 1.500 donne. La prima: «Una vedova, madre di un mio compagno di scuola. Aveva 33 anni, io 13. Fece tutto lei. Intanto il figlio finiva i compiti. Era scemotto. Lo spediva a prendere il latte. Andò avanti per un anno». Ha avuto anche storie con Mita Medici («Con lei ho vissuto il mio amore più tenero, una Biancaneve»), Dominique Boschero («Lei è stata la mia storia più duratura. Siamo stati insieme due anni»), Patrizia De Blanck («Sa perché l’ho lasciato? Perché fumava a letto come un pazzo e non ne potevo più di essere affumicata, io che non toccavo una sigaretta, ma proprio non riusciva a resistere»), Marina Occhiena («L’ho fatto aspettare un bel po’, anche se era davvero bello, bello che pure le pietre si giravano a guardarlo»), Vanessa Heffer («Per me scrisse Bimba mia»), Eva Grimaldi ecc.
• «Non ci provava mai, gli si buttavano addosso loro. Milleccinque? Ma de che, ne ha colpite molte di più» (Rino Barillari).
• Ai ragazzi di RomaTre nel marzo del 2009 confessò di avere avuto in realtà circa 1.700 donne («calcolando una media di tre al mese, dai 13 anni in poi. Certo più delle 1.100 canzoni che ho scritto»); il suo amore più tenero è stata Mita Medici ; il suo peggior nemico è Pippo Baudo; preferisce la donna formosa («un filo di cellulite fa pure libidine») (Alessandra Longo) [la Repubblica 4/3/2009].
• Non amava le donne vestite sadomaso («Co’ ’sti laccetti si possono pure impiccare. Vuoi mettere gli slip bianchi che sanno de pulito o un bel reggicalze?»).D’estate sospendeva le sue prestazioni sessuali («Le riprendo col fresco, perché con il caldo si suda e io odio il sudore»).
• Specializzato in libri di consigli erotici: Il cuore nel sesso (2000), Sesso e sentimento (2004), Calisutra (2006). Piccola antologia del suo pensiero amoroso: «La migliore amante del mondo è la donna di casa, quella con il marito impiegato al ministero, i figli a scuola, che si concede al rappresentante del folletto, il noto aspirapolvere»; «Quando si ama tanto, si finisce con il fare sesso male»; «Parrucchiere, impiegate, sciampiste, devi considerarle contesse. Le contesse, invece, puoi fartele sul cofano di una macchina»; «Se la tua donna bacia un altro è più grave che se sta a fa l’amore»; «La seconda è roba da facchini».
• Appassionato di motori. «In effetti non ero uno che badava a spese. Quando usciva un nuovo modello di auto il primo veicolo disponibile era il mio. Per non parlare delle moto (passione che mi è passata quando è arrivato l’obbligo del casco). Avevo sempre come minimo tre macchine, una Mercedes, una Jaguar decappottabile e una Maserati o una Ferrari (con la quale ho avuto un pauroso incidente). Ma poi ho sempre aiutato tutti: amici veri e falsi».
Religione Nel libro Senza manette (Mondadori, 2008) confessò a Pierluigi Diaco innamorato di papa Ratzinger: «Ho sempre cercato di credere in Dio e di essere più cattolico di quanto non sia, ma siccome non mi piace il mistero, ho avuto difficoltà ad abbandonarmi alla fede, soprattutto senza ricevere nemmeno un segno. Mi sa che adesso il segno è arrivato, con questo Papa».
Sport Interista.