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 2012  maggio 12 Sabato calendario

Al “Corriere della Sera” è arrivata la rivendicazione dell’attentato a Roberto Adinolfi, il manager dell’Ansaldo gambizzato a Genova lunedì scorso

Al “Corriere della Sera” è arrivata la rivendicazione dell’attentato a Roberto Adinolfi, il manager dell’Ansaldo gambizzato a Genova lunedì scorso. Se il documento è autentico (sembra di sì) gli autori dell’agguato sono “anarchici informali” dissidenti dalla Federazione Anarchica Italiana e dall’Internazionale delle Federazioni Anarchiche: lo dice l’autore stesso del volantino, un personaggio tutto da capire. Il documento di rivendicazione è un papello di quattro pagine scritte fitte. Nell’intestazione la Fai (cioè questa Federazione degli Informali) si dichiara aderente al Fronte Rivoluzionario Internazionale, qualunque cosa sia.

• Cominciamo ricordando l’agguato.

Lunedì scorso, 7 maggio, secondo giorno del turno elettorale amministrativo. L’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, 59 anni, un salernitano che vive da sempre al Nord, esce dalla sua casa di via Montello 14, stradina tortuosa ed elegante del quartiere San Fruttuoso di Genova. Sono le otto e dieci del mattino, il manager sta andando al lavoro come al solito. Allo sbocco di via Montello vede una Yamaha X-Max250, con due tizi a cavalcioni. Caschi e giubbotti neri. Uno dei due scende dalla moto per tenergli dietro, Adinolfi accelera il passo, quell’altro non lo molla, Adinolfi si mette praticamente a correre, quell’altro gli è ormai alle spalle, impugna una Tokarev 7,62 di fabbricazione russa, spara tre colpi, due vanno a vuoto, uno lo colpisce al polpaccio. Questo è il film dell’attentato. Aggiungiamo che il proiettile non ha fatto grandi danni, Adinolfi è uscito dall’ospedale San Martino ieri e ha rilasciato questa dichiarazione: «Ai miei attentatori non dico nulla. La cosa importante è che il peggio è passato».

Senonché è arrivata questa rivendicazione.

La rivendicazione non c’era e in un atto così tipicamente terroristico la cosa non è possibile. L’atto terroristico, senza firma, non ha praticamente senso. Una parte delle indagini continuava perciò ad essere dedicata alla vita privata della vittima. Senza che uscisse fuori alcunché: l’uomo è cattolico, la moglie insegna, hanno tre figli maschi, non c’è assolutamente niente. Ma ieri è arrivato il documento di rivendicazione, un po’ troppo grosso per essere definito, alla vecchia maniera, “volantino”. Sono quattro pagine scritte fitte.

• Che cosa dice?

Non ha niente a che vedere con i vecchi testi delle Brigate rosse, che, volendo fare il verso a Marx (che era un grande scrittore), tentavano di riprodurne il respiro filosofico globale con analisi della struttura capitalistica oscure in mote parti (lasciamo perdere la solidità filosofica). L’autore del documento di adesso scrive invece piuttosto chiaro e dice, sostanzialmente, due cose: che l’agguato ad Adinolfi è la prima azione degli anarchici informali e che altre ne seguiranno; e che gli anarchici informali sono in forte contrasto con gli altri anarchici, accusati di essere «sempre alla ricerca del consenso, senza mai oltrepassare i limiti del “possibile” e del “razionale”, l’unica bussola delle vostre azioni [è] il codice penale», da non infrangere. Viene qui adoperata una parola, «cittadinismo», che sembrerebbe imparentare questo gruppo a tutto un movimento, soprattutto francese, di rivendicazione, per dir così, corretta, gente delusa ma che non vuol fare la rivoluzione, vuole anzi che la società borghese torni a essere se stessa restituendo i diritti a chi li ha persi per colpa della crisi. Alla fine sono “cittadinisti” anche gli indignati o quelli che occupano Wall Street, dato che manifestano ma non sparano, non infrangono il codice penale.

Sembra la vecchia polemica dei Sessantottini contro «gli integrati del sistema borghese».

Il volantino è assai interessante per le pretese letterarie dell’autore. Per esempio: «Pur non amando la retorica violentista con una certa gradevolezza abbiamo armato le nostre mani, con piacere abbiamo riempito il caricatore. Impugnare una pistola, scegliere e seguire l’obiettivo, coordinare mente e mano sono stati un passaggio obbligato, la logica conseguenza di un’idea di giustizia, il rischio di una scelta e nello stesso momento un confluire di sensazioni piacevoli». In mezzo alle invettive contro il nucleare e contro la scienza (che «non è mai stata al servizio dell’umanità»), si nota che Adinolfi «è uno scienziato incolore». Poi: «La macchina ordina, l’uomo esegue. Il capitale ordina, il consumatore consuma. La scienza ordina, la tecnologia uccide». Eccetera eccetera: l’autore del testo deve aver fatto qualche prova di scrittura, in passato. Esalta l’azione di lunedì scorso come bella. Iscrivendosi così alla lista di tutti gli attentatori del Novecento, da D’Annunzio in poi, ai quali importava che i loro assalti, le loro baionette, il sangue che spargevano fossero esteticamente sublimi. La bellezza dell’azione in sé e per sé. Naturalmente i teorici della violenza d’un tempo scrivevano assai meglio di questo qui, che letterariamente parlando, avrebbe potuto fare molto meglio.

La rivendicazione renderà più semplice l’identificazione degli attentatori?

Penso di sì. L’aria è che siano dei dilettanti. Lo sparatore, evidentemente emozionato, ha sbagliato due colpi su tre. La rivendicazione è stata spedita per posta ed è arrivata con cinque giorni di ritardo. Questi sfizi letterari sono impolitici, un elemento di debolezza. Le vecchie Br non le avrebbero mai permesse. Gli informali evocano i compagni greci incarcerati, hanno dato al nucleo responsabile dell’azione il nome di “Olga”, preso da Olga Ikonomidou, attualmente chiusa in un carcere ellenico. Un modo per darsi un po’ di arie globaliste. Secondo me li prendono, e scopriremo che sono dei poveracci.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 12 maggio 2012]