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 2012  gennaio 28 Sabato calendario

Alla fine di un consiglio dei ministri durato quattro ore, il governo ha varato il suo terzo provvedimento, un decreto legge che dovrebbe semplificare la vita di tutti noi, specialmente in quel settore particolare che è il nostro rapporto con la Pubblica Amministrazione

Alla fine di un consiglio dei ministri durato quattro ore, il governo ha varato il suo terzo provvedimento, un decreto legge che dovrebbe semplificare la vita di tutti noi, specialmente in quel settore particolare che è il nostro rapporto con la Pubblica Amministrazione. Si promette soprattutto la fine delle file agli sportelli e del vagare disperato tra un ufficio e l’altro alla ricerca dell’impiegato giusto a cui sottoporre il nostro problema. Dovrebbe tutto essere risolto da internet. Però un giro di telefonate dà per ora il seguente responso: non ci crede quasi nessuno, soprattutto perché la storia della semplificazione, della sburocratizzazione e dell’ausilio della rete per le nostre pratiche va avanti senza risultati apprezzabili dal 2005, quando la provò per primo Berlusconi (grande effetto annuncio, risultati scarsi). Nella conferenza stampa di ieri si è esaltato il particolare che la riforma è a costo zero e che le piccole e medie imprese sopportano ogni anno – in base a dati Cgia – costi da burocrazia superiori ai 23 miliardi di euro, provocati da 81 procedure a cui bisogna sottostare. Queste procedure dovrebbero via via essere tagliate: le singole amministrazioni saranno tenute, d’ora in poi, a presentare o ogni fine d’anno una relazione alla presidenza del Consiglio in cui si elencheranno i risparmi e le semplificazioni ottenute. Tutto da verificare, naturalmente.

• Come mai tanto scetticismo?

Non abbiamo nemmeno la banda larga. Il 40 per cento dei cittadini non ha l’attrezzattura per interfacciarsi con un’eventuale amministrazione messa tutta on line. Il fatto che il decreto sia a costo zero può essere un problema: servirebbero forse investimenti per informatizzare sul serio il Paese. Ho poi dubbi sulla forma decreto, dubbi che deve condividere lo stesso Monti. Il premier, in conferenza stampa, ha infatti sentito il bisogno di giustificarsi: «Il provvedimento presenta caratteri di necessità e urgenza in quanto è da vedere come parte dell’insieme di politica economica assunta per la crescita». Mah.

Di che stiamo parlando, alla fine?

Già ieri i giornali davano grande rilievo alla demolizione della laurea: ai concorsi pubblici il titolo di studio non varrà come prima e non sarà elemento di esclusione (cioè, finora, per partecipare al concorso X dovevi magari avere la laurea in Giursiprudenza e solo in Giurisprudenza, mentre da domani potrai partecipare, magari, anche con la svalutatissima laurea in Lingue): conteranno soprattutto i risultati ottenuti nella prova del concorso, non si terrà conto neanche del voto ottenuto alla laurea. È l’anticamera dell’abolizione del titolo legale, per la quale però il premier vuole aprire un dibattito pubblico. Nel governo sono molto contrari soprattutto la Severino e la Cancellieri.

Che altro?

Si dovrebbero poter ottenere via web: il cambio di residenza; l’iscrizione nelle liste elettorali; i certificati anagrafici o il rinnovo dei documenti di identità per la partecipazione ai concorsi pubblici. Gli invalidi non dovranno sottostare a nuovi esami per ottenere i contrassegni per parcheggiare l’auto nel centro storico, saranno esentati dal bollo, godranno di un regime Iva privilegiato. Tornano le social card, quelle di Tremonti, nei comuni con più di 250 mila abitanti. È una sperimentazione di un anno. Lei ricorda cosa sono le social card: tesserine, che lo Stato ti regala se sei povero, con le quali puoi fare la spesa gratis. Sono stati stanziati per questo 50 milioni. Io sono colpito in particolare, tuttavia, da altri due provvedimenti.

Quali?

Uno riguarda gli immigrati. Un imprenditore impiega dei lavoratori stranieri e chiede allo sportello unico per l’immigrazione il rinnovo del permesso di soggiorno. Fino ad ora bisognava ripresentare tutta la documentazione. Adesso basterà aspettare venti giorni (a partire dalla data di presentazione della domanda) e se lo sportello non si fa vivo, il permesso si intende rinnovato in automatico.

• La Lega farà sfracelli.

Però non ci saranno (almeno per ora) gli sconti e le esenzioni a cui il governo aveva pensato sul balzello da 80-200 euro deciso da Tremonti e Maroni e che entrerà in vigore lunedì prossimo. L’altra cosa che mi piace è la possibilità di vendere il box auto di casa anche se non si dà via l’appartamento a cui è legato. Il governo si aspetta che questa mossa – una piccola mossa – abbia un buon potenziale economico, permettendo ai proprietari che non adoperano più il garage di smobilizzare il bene e di impiegare altrimenti il denaro così ottenuto. Dovrebbe essere un modo per stimolare la domanda.

[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 28 gennaio 2012]