16 gennaio 1998
Titanic, manuale di conversazione
Panorama, ottobre 1998
Siete capitati nel solito salotto di bene informati che, stavolta, hanno visto l’ultimo film di Cameron, Titanic, e ne parlano a tutto spiano e mostrano anche di conoscere a menadito la faccenda, con i suoi pro e con i suoi contro. Siete completamente tagliati fuori dalla conversazione a meno che non sappiate tre o quattro cose indispensabili.
Il film. Prima di tutto: sarà bene fingere di aver visto il film o sarà più elegante affermare che queste mega-produzioni hollywoodiane vi annoiano? Per esempio, potreste esclamare: “Meglio, molto meglio Emma Thompson e sua madre!” (L’ospite d’inverno, suggestivo ma forse noiosetto). Se fingete di aver visto Titanic, sappiate che elogiarlo è di destra e criticarlo è di sinistra, ma che esiste anche una posizione di cult-sinistra (chiamiamola, per comodità, veltroniana) che sta rivalutando i grandi film-spettacolo, i trucchi, insomma il cinema-cinema. Vedete un po’ voi dove collocarvi, ma, se fingete di aver visto il film, sappiate che potete aver dimenticato senza danno i nomi di tutti gli attori, tranne quelli del protagonista maschile Leonardo DiCaprio, che in ogni caso dovrete (ripeto: dovrete) aver visto nel precedente Romeo e Giulietta (era in abiti moderni, elogiate la mescolanza fra Shakespeare e trash, eccetera). Frase con cui farete di certo una magnifica figura: “Leonardo DiCaprio è bellissimo!” Particolari del film che potrebbero avervi impressionato: Leonardo DiCaprio non è rasato sotto le ascelle, quando lei si spoglia per farsi fare il ritratto (le si vede solo per un attimo il seno, dite che comunque lei come donna non è tutto questo granché), i topi che scappano, la partita a calcio con i pezzi di ghiaccio, i meravigliosi servizi di porcellana che si rompono, il cielo meravigliosamente stellato del finale, quando una delle scialuppe torna indietro per vedere se qualcuno è ancora vivo. Battute memorabili: “Perché mandarla all’università? Lo scopo dell’università è trovare un buon marito e lei lo ha già trovato” (detta dalla madre della protagonista, odiosa). “A che serve suonare, Wallace? Nessuno ci sta ascoltando”, “Tanto non ci ascolta nessuno neanche a cena” (dialogo tra gli orchestrali pochi minuti prima della fine).
Titanic. La pronuncia corretta è “Taitànik” sia in inglese che in americano. In questo film, e nei sette che lo hanno preceduto, si sente dire sempre “Titànik”, all’italiana. Pronunciare all’americana in un salotto di Roma o di Milano è indice di affettazione eccessiva: sconsigliato. Vada dunque per “Titànik”. Mai però “Titànich” o, peggio che mai, “Tìtanich”, alla jugoslava (con la “c” dolce come in Boksic e Savicevic). Se si apre una discussione su questo punto, raccontate che la compagnia del Titanic, la White Star, chiamava tutti i suoi transatlantici con nomi che finiva in “ic” (pronuncia “ik”): per esempio, Baltic, Olympic (gemella del Titanic), Majestic, Oceanic. Una Nomadic è ancora in funzione a Parigi come ristorante galleggiante. Come mai tutte parole in “ic”? Ma per essere riconoscibili, perché ottant’anni fa, a società di massa già sviluppata, le aziende avevano gli stessi problemi di comunicazione di oggi. La compagnia rivale della White Star, cioè la Cunard, metteva per la stessa ragione a tutte le sue navi nomi che finivano in “ia”: per esempio, Lusitania, Mauretania oppure Carpathia. Nel film si vede alla fine la Carpathia, che soccorse infatti i naufraghi del Titanic. E’ utile sapere che, andando giù, il Titanic si portò dietro anche la sua compagnia: fallita a metà degli anni Trenta, la White Star venne comprata proprio dalla Cunard.
Grazie. Dite senz’altro che la ricostruzione storica di questo ultimo film è ottima. L’unico particolare dubbio è l’ufficiale che ammazza un passeggero di terza classe per tenerlo a bada e che poi si spara. A quanto se ne sa, a parte un tentativo fatto da un fuochista di rapinare i marconisti (che lo sorpresero e lo lasciarono steso a terra senza sensi) non ci furono delitti a bordo e il suicidio, che riguarderebbe il primo ufficiale William McMuster Murdoch, è molto dubbio. Le voci riferiscono comunque che Murdoch si sarebbe sparato in bocca e non alla tempia. Un suicidio certo è invece quello di Frederick Fleet, che però si ammazzò nel 1965, all’età di 77 anni. Fleet è l’uomo di vedetta in coffa che avvistò l’iceberg. E’ famosissima la sua telefonata di allarme al ponte che si trovava 23 metri più sotto. Egli gridò: “Iceberg davanti a noi!” e l’uomo all’altro capo del filo (era il sesto ufficiale James Moody) rispose semplicemente: “Grazie”.
Storia. Ho fatto una piccola indagine personale e ho scoperto che: tutti sanno che cos’è il Titanic, ma tutti credono che, urtato l’iceberg, sia andato a picco in pochi istanti e che i superstiti non siano stati più di quattro o cinque, salvati dai soccorritori che li tirarono su direttamente dall’acqua. L’epoca della catastrofe viene faticosamente collocata negli anni Trenta, ma qualcuno si domanda se sia avvenuto prima il Titanic o l’Andrea Doria. Ricostruzione esatta: il Titanic, trovatosi di fronte un iceberg, tentò una manovra e lo prese di striscio. Dallo squarcio cominciò a entrare acqua che invase cinque compartimenti stagni. La nave affondò dopo un paio d’ore spaccandosi in due. I superstiti furono tra 705 e 711 (numero mai precisato), i morti più di 1500. Sopravvissero solo quelli che riuscirono a montare sulle scialuppe, più tre (su quattro) che vennero raccolti dall’unica barca di salvataggio tornata indietro (la numero 14 guidata dal quinto ufficiale Harold Godfrey Lowe). Le altre scialuppe restarono alla larga perché i marinai temevano che aumentando il carico le barche sarebbero affondate. Sulla numero uno sir Cosmo Duff Gordon, un baronetto cieco da un occhio che si stava salvando con la moglie lady Lucy disegnatrice di moda e sorella di una scrittrice di romanzi spinti, distribuì cinque sterline agli uomini dell’equipaggio perché non tornassero indietro. Quelli caduti in mare morirono entro un’ora per il freddo: l’acqua era a due gradi sottozero, una temperatura sopportabile solo per poco. Per uno spettacolo sul Titanic Bruno Meyssat costrinse gli attori a stare per parecchi minuti con le mani immerse in un lavandino pieno di ghiaccio, in modo che capissero di che cosa si trattava. L’affondamento avvenne nel 1912, nella notte tra il 14 e il 15 aprile. La notte era meravigliosamente stellata, un cielo da “Baci Perugina”. Il film riproduce esattamente il panorama. Niente vento, niente luna, mare immobile “come non m’è mai capitato di vederlo in trent’anni di navigazione” (testimonianza di un uomo dell’equipaggio). Proprio queste condizioni magiche resero più difficile l’avvistamento dell’iceberg: la piattezza delle acque impedì il formarsi di onde e schiuma, che avrebbero costituito segnali d’avvertimento. Queste cose vengono dette anche nel film, che mostra l’iceberg per pochi secondi (tra l’avvistamento e l’impatto ne passarono comunque 37). Il film dice poco sull’iceberg: probabilmente il monte di ghiaccio s’era rovesciato da poco ed era perciò di color blu (tutti gli iceberg che si rovesciano sono per il primo periodo blu). Uno dei personaggi del film dice di essere capace di “sentire l’odore del ghiaccio”. E’ una battuta giusta: “gli iceberg spesso contengono minerali, vegetali, pesce e addirittura sostanze o animali che esalano sentore di preistoria quando vengono esposti all’aria dopo millenni” (Gardiner-Van der Vat). Qualche naufrago disse in effetti di aver sentito questo odore. Infine: l’affondamento dell’Andrea Doria è più recente di mezzo secolo (26 luglio del ‘56, a seguito di una collisione con la Stockholm).
In acqua. Il film avrebbe potuto drammatizzare ulteriormente la scena finale, con la gente in acqua. Dopo l’affondamento, quell’area dell’Atlantico era piena di detriti, in mezzo ai quali emergevano le teste dei sopravvissuti. Costoro gridarono disperati per un’ora e dalle scialuppe li sentivano benissimo. Ecco la testimonianza del terzo ufficiale, Herbert Pitman: “Era un concerto di grida isolate, di grida intermittenti”. Il fuochista George Kemish, che si trovava sulla scialuppa numero 9: “Assomigliavano agli applausi di una squadra di calcio”. Jack Thayer, che stava allungato sul canotto B: “Sembrava un canto di cicale in una notte d’estate nei boschi della Pennsylvania”. Le navi accorse sul luogo del disastro in seguito recuperarono 328 cadaveri, molti dei quali furono identificati. Il punto sull’affondamento venne fatto dal quarto ufficiale Joseph G. Boxhall, che lo stabilì in 54° 14’ Ovest, 41°46’ Nord. Boxhall fece da consulente per A night to remember che venne girato 46 anni dopo e chiese che le sue ceneri venissero sparpagliate sul punto dell’affondamento, che aveva rilevato lui stesso. La cerimonia si svolse effettivamente il 12 giugno del 1967, ma la carcassa della nave, scoperta poi da Robert Ballard nel 1985, si trovava in un punto diverso. A questo proposito, si deve sapere - perché nel vostro salotto a un certo punto se ne potrebbe parlare - che il Titanic sta giù, ma circa 3600 oggetti sono stati portati a galla da una spedizione francese e formano oggi un museo. Ci sono polemiche su questo, perché una corrente di pensiero forte soprattutto in America sostiene che quella è una tomba e che non deve essere profanata.
Giornalisti. Un’altra corrente di pensiero, più sofisticata, sostiene che nulla del Titanic va portato a galla per contrastare la mania tutta moderna di mostrare, di vedere, di sapere. E’ una posizione contro lo “scoopismo”. La questione del rapporto con i giornalisti si pose praticamente subito. Sul Carpathia qualcuno fece indossare agli scampati dei giubbotti di salvataggio per fotografarli in una posa più realistica. Il comandante si arrabbiò moltissimo. I giornali di tutto il mondo tempestavano la nave per avere notizie, ma i marconisti di bordo ebbero l’ordine di non rispondere mai. Il “New York Times”, tuttavia, arrischiò l’annuncio che la nave era affondata, vendette un mucchio di copie e diventò in quel momento quello che è ancora oggi (il merito va attribuito al suo redattore capo Carl van Anda). A New York una massa enorme di gente attendeva l’arrivo del Carpathia: i superstiti, chi in abito da sera chi in pigiama, sfilarono in silenzio tra una selva di flash quale non si era ancora mai vista nella storia dell’umanità. L’accanimento con cui i giornali d’Oltreatlantico seguirono l’inchiesta in America, individuando subito due-tre capri espiatori e linciandoli, è identico a certe campagne di stampa che si fanno adesso. E’ altrettanto identico alle posizioni farisee di altri giornali di adesso il tono difensivo e sdegnato (e razzista) della stampa britannica, che difese, nel corso dell’inchiesta inglese, capitano, equipaggio e armatori. Il Titanic era infatti inglese anche se aveva a bordo una quantità di ricchi americani. Infine, il giudice che condusse l’inchiesta inglese era corrotto, come si è scoperto da poco: aveva azioni della Marconi e un chiaro interesse a condurre il dibattito in un certo modo.
Cultura. Ci sono tutti gli elementi, come si vede, per un bel dibattito politico-culturale. Aggiungeteci questi ingredienti. Molti pensano che il Titanic chiuda l’Ottocento: affondando, tolse l’illusione, tipicamente ottocentesca, che tecnologia e scienza potessero tutto. Inoltre, è vero che la terza classe era collocata in modo da non poter praticamente raggiungere le scialuppe di salvataggio. Però calcoli accurati mostrano che tra i ricchi capitalisti della prima classe e i poveri proletari della terza, quelli che ebbero davvero la peggio furono i borghesi della seconda: “posati, sobri, industriosi, decorosi, circospetti, coscienziosi” (Geoffrey Marcus). Come mai? Perché al momento del bisogno, furono considerati identici a quelli della terza classe, solo che quelli della terza classe avevano in serbo una maggiore voglia di vivere e una carica più forte di violenza fisica. Ancora: dite senz’altro che la nave del film sembra uno dei transatlantici di Fellini (sia il Rex che la Gloria N.). Jean-Pierre Keller ha trovato rapporti tra Fellini e Titanic ancora prima del film di Cameron e del resto E la nave va si svolgeva nel ’14, il transatlantico andava a fondo, c’era l’orchestra che suonava e l’atmosfera diffusa da fine-epoca.
Miti veri. A proposito dell’orchestra, il mito degli otto suonatori che restano a far musica sul ponte per tranquillizzare la gente è totalmente vero. Il direttore, Wallace Hartley, venne ripescato che aveva ancora a tracolla l’astuccio del violino. Vera è anche la partita di calcio col ghiaccio, mostrata dal film. Sono veri i “cani di prima classe”, piccole bestioline che alcuni passeggeri salvarono nascondendole sotto le giacche del pigiama. Sono veri anche i due vecchi coniugi che si vedono nel film: stanno abbracciati su un letto e aspettano la morte. Si tratta di Isidor e Ida Straus. Nella realtà aspettarono la fine su due sedie a sdraio. Lei regalò la sua pelliccia alla cameriera e le consentì di vivere. E’ vero che in America esiste un club di “Entusiasti del Titanic” che conta oggi più di tremila iscritti. Ed è vero che nel 1896 (molti anni prima che il Titanic fosse anche concepito) apparve il romanzo Futility di Morgan Robertson, dove un transatlantico di nome Titan con duemila passeggeri a bordo e caratteristiche identiche a quelle del Titanic sbatte contro un iceberg e affonda. E’ vera infine la frase detta dal maestro di squash Frank Wright al colonnello Gracie, sul ponte della nave poco prima che colasse a picco: “Non sarebbe meglio annullare il nostro appuntamento di domattina?”. Il film purtroppo non la riporta.
Giorgio Dell’Arti