18 novembre 1865
Il salone dei Cinquecento ospita la Camera
• Firenze capitale, il
salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio è stato riadattato dall’architetto
Carlo Falconieri per ospitare le sedute della Camera dei deputati. Lo stesso Falconieri ha eseguito i lavori anche per la sala del Senato nel teatro mediceo di Bernardo Buontalenti agli Uffizi.
«I seggi de’deputati sono disposti in forma semi ellittica:
la semi elissi è chiusa da una parete di legno, che divide in due parti
ineguali così la sala come i grandi dipinti del Vasari che stanno sui muri
laterali: innanzi alla parete il seggio presidenziale (.) Ai due lati di questa
parete per due scale a chiocciola si sale alle tribune de’Senatori e del Corpo
Diplomatico questa ala destra l’altra alla sinistra del Presidente: una specie
di corridore circolare sovrapposto all’ultimo grado de’seggi, premette
a’deputati di uscire a loro posti senza traversare l’emiciclo. Le tribune che
stanno in faccia all’uffizio di presidenza hanno due ordini, ambedue divisi in
tre sezioni: nel primo, la sezione verso destra è assegnata alla stampa; la
media al Consiglio di Stato e agli antichi deputati; quella verso sinistra alle
signore o a chi abbia particolare biglietto. Il secondo ordine è per il
pubblic una sezione ne è rioservata per l’esercito. A queste tribune si
accede per una scala che esce in via della Ninna. L’ingresso dei deputati è dalla
branca di scale opposta (...) Ci appare meschina l’idea di dividere in parte
ineguale (...) i dipinti laterali». [Naz. 19/5/1864]
L’aula Senato del Regno
nell’ex teatro mediceo degli Uffizi
Un
emiciclo con sedili in ferro “movibili su perno”, rivestimento in velluto rosso
per gli schienali e più volte modificato per volere dei senatori nonché banchi
con cassetti in legno e coperchio a forma di leggio. Nell’insieme
tutto
aveva un gusto fortemente eclettico. Una scala a chiocciola consentiva l’accesso
alla tribuna del Corpo Diplomatico. Il soffitto, così come le pareti, erano
trattate a stucco e suddiviso da riquadri in parte rettangolari ed in parte
triangolari per diversificare e movimentare la staticità del luogo e
soprattutto della volta a padiglione che copriva l’intera aula. Sotto un grande
architrave a sostegno della volta erano collocati gli stemmi dei Comuni d’Italia.
In definitiva si trattava di un’opera effimera e provvisoria che non aveva
nulla da condividere con la dignità dell’opera architettonica del Vasari e del
Buontalenti.
[Niglio 2011]