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 2011  ottobre 05 Mercoledì calendario

Amanda è partita per gli Stati Uniti ieri a mezzogiorno (prima Londra, poi Seattle), Raffaele Sollecito è tornato nella villa del padre a Barletta, ha mangiato pesce, vuole passare i prossimi giorni a contemplare il mare

Amanda è partita per gli Stati Uniti ieri a mezzogiorno (prima Londra, poi Seattle), Raffaele Sollecito è tornato nella villa del padre a Barletta, ha mangiato pesce, vuole passare i prossimi giorni a contemplare il mare. I familiari della povera Meredith si sono rassegnati a parlare con i giornalisti. Molto composti, soprendentemente sereni. Non ce l’hanno con la giustizia italiana in particolare, ma rilevano che la verità in definitiva non è stata accertata, che la sentenza che ha mandato in carcere Guede parlava di “concorso” e, se Amanda e Raffaele non c’entrano, con chi avrebbe concorso l’unico colpevole di questa storia? Infatti i suoi avvocati sembrano intenzionati a chiedere la riapertura del processo e la corrispondente di “Newsweek”, Barbie Latza Nadeau, autrice del saggio Faccia d’angelo, la vera storia della studentessa assassina Amanda Knox (un’americana che non crede a una parola di quello che dice Amanda), ha spiegato: «Dopo la superperizia l’assoluzione era scontata, ma non significa che Amanda e Raffaele siano innocenti. A pagare è solo Rudy Guede, per la felicità dei tantissimi negli Stati Uniti che lo hanno sempre considerato colpevole perché di colore e perché descritto come un mostro […] Per quattro anni il popolo americano ha sentito solo una voce, quella dei familiari di Amanda, onnipresenti sulle tre reti nazionali per difendere la figlia. Gli stessi giornalisti americani inviati a Perugia non parlano italiano e hanno descritto Amanda come la vittima di un errore giudiziario. Uno degli opinionisti più ascoltati, Doug Preston, ha demolito il pm Giuliano Mignini in tv, trasmettendo l’idea che il sistema giudiziario italiano sia una macchina inefficiente e corrotta. I due si erano conosciuti ai tempi delle indagini sul mostro di Firenze». Infatti la folla radunata fuori dal tribunale ha fischiato quando ha sentito la sentenza e ha gridato «vergogna, vergogna». Gli altri avvocati, quelli della difesa, ringalluzziscono per la vittoria, sia pure sobriamente. Mentre i due dell’accusa, cioè Manuela Comodi e Giuliano Mignini, hanno ribadito di esser convinti della colpevolezza di Amanda e Raffaele, Mignini sostiene che la sentenza d’assoluzione era già scritta e che la perizia disposta dal presidente della Corte Claudio Pratillo Hellmann è stata condotta in modo incredibile, secondo la Comodi si trattava di cuochi «che conoscevano le ricette senza aver mai cucinato».

Gli americani si sono congratulati ufficialmente.
Una strana ombra viene gettata su tutta la vicenda dalla dichiarazione di Victoria Nuland, portavoce del Dipartimento di Stato american «Gli Stati uniti apprezzano l’attenta considerazione della vicenda nell’ambito del sistema giudiziario italiano». Questa dichiarazione è stata resa dopo l’assoluzione. Se la condanna fosse stata confermata gli americani avrebbero apprezzato allo stesso modo?

Mi viene in mente il Cermis, piloti americani che si divertono a volare troppo basso, tagliano il cavo di una funivia e ammazzano 20 persone. Il processo non si potè celebrare in Italia e negli Stati Uniti i responsabili di quel massacro vennero assolti.
Gli americani impazziscono quando un loro cittadino è processato all’estero. L’impressione che questa sentenza sia stata in qualche modo pilotata c’è. Sulla superperizia, il giudice Edoardo Mori, un luminare di cui le risparmio le pubblicazioni, ha detto: «Sulla scena del delitto ha agito in realtà la famigerata squadra distruzione prove. A dimostrazione delle cautele usate, il poliziotto indossava i guanti di lattice. Restai sbigottito vedendo la scena al telegiornale. I guanti servono per non contaminare l’ambiente col Dna dell’operatore, ma non per manipolare una possibile prova, perché dopo due secondi che si usano sono già inquinati. Bisogna invece raccogliere ciascun reperto con una pinzetta sterile e monouso. I guanti non fanno altro che trasportare Dna presenti nell’ambiente dal primo reperto manipolato ai reperti successivi. E infatti adesso salta fuori che sul gancetto del reggipetto c’era il Dna anche della dottoressa Carla Vecchiotti, una delle perite che avrebbero dovuto isolare con certezza le eventuali impronte genetiche di Raffaele Sollecito e Amanda Knox».

La prima sentenza era convincente?
No, non fu convincente l’interrogatorio del pm Mignini, che pretendeva da Amanda il nome del poliziotto che l’aveva intimidita con due pacche sulla nuca. E non fu convincente la ricostruzione del delitto, con un coltello appena compatibile con l’arma del delitto, e le posizioni dei personaggi intorno a Meredith piuttosto improbabili e del tutto immaginarie.

Che figura ci fa la nostra giustizia, in generale?
Brutta figura. Due sentenze e nessuna davvero soldia. Amanda era in casa, come si sa da mille indizi (che su Raffaele non ci sono). Questo fallimento segue le inchieste deprimenti di Cogne, Garlasco, Gravina di Puglia.

• Che fine avrebbe fatto Amanda negli Stati Uniti?
La sedia elettrica probabilmente no. Ma parecchi anni di galera probabilmente sì. E al termine di un’inchiesta e di una procedura molto più convincenti di quelle a cui abbiamo assistito qui.