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 2011  agosto 01 Lunedì calendario

Il Senato americano sta per votare l’accordo che dovrebbe impedire il fallimento degli Stati Uniti

Il Senato americano sta per votare l’accordo che dovrebbe impedire il fallimento degli Stati Uniti. Riassumiamo: gli americani non possono indebitarsi al di là del limite stabilito dalla legge e che è pari a 14.300 miliardi di dollari. Questo tetto sarà raggiunto domani, 2 agosto, e a quel punto il governo non avrà più i soldi per pagare pensioni, stipendi pubblici e rimborsare i bond in scadenza. Il Congresso, dominato dai repubblicani, non dà al democratico Obama il permesso di indebitarsi per ragioni squisitamente politiche: la campagna elettorale per la successione alla Casa Bianca è alle porte e mettere nei guai il presidente (guai grossi come tutto il pianeta) è una tentazione molto forte.

  C’è anche il fatto che i repubblicani hanno un’ala destra molto agguerrita: è da qui che si sparano i proiettili più grossi contro Barack.
Sì, il cosiddetto “Tea Party” che per un certo periodo ha fatto riferimento alla dura Sarah Palin e ai suoi seguaci. Al Senato però c’è un partito repubblicano più moderato e l’accordo sembra alle porte.

Di che si tratta?
Lei sa già, perché lo abbiamo scritto nei giorni scorsi, che in generale lo scontro è sulla filosofia complessiva da seguire per rimettere a posto il bilancio. Tagliare lo spese o aumentare le tasse? Il taglio delle spese comporta problemi sociali enormi dato che colpisce la piccola borghesia e gli strati meno fortunati della popolazione. Imporre le tasse fa arrabbiare la grande borghesia e i ricchi, che hanno molti mezzi per mettere in difficoltà un uomo politico (per esempio tagliandogli i finanziamenti). I repubblicani sono per il taglio delle spese, senza aumentare la pressione fiscale. Obama, che ha promesso in campagna elettorale un vasto programma per dotare gli Stati Uniti di un Servizio Sanitario (e lo ha poi realizzato solo in parte), vuole invece aumentare le tasse. All’inizio sembrava vincente la seguente linea di mezz taglio in dieci anni di duemila miliardi di costi e nel frattempo il Congresso mi alza il tetto del debito da 14.300 a 16.300 miliardi. Su tutto il resto la discussione è rimandata. Sabato Obama ha ricordato che il tetto è stato alzato 18 volte sotto Ronald Reagan e 7 ai tempi di George Bush jr. Cioè: alzare il tetto è una banalità e dal 1917 a oggi una questione gigantesca come quella che stanno ponendo adesso i repubblicani non c’è mai stata.

Come mai questo compromesso, che a prima vista mi pare equo, non è stato accettato?
I repubblicani volevano tirare la questione fino alla campagna elettorale, che comincerà a gennaio. Hanno perciò proposto un piccolo aumento della capacità di indebitamento, tale da far respirare gli Stati Uniti fino a dicembre. E a gennaio si sarebbe affrontata la battaglia vera.

Cioè in piena campagna elettorale. E Obama non ha accettato?
Non poteva accettare. Di fatto significava rinunciare alla rielezione. Si è arrivati finalmente all’intesa di ieri sera, discussa fino all’ultima virgola. Consiste in quest si concede subito un aumento della capacità di indebitarsi di 2.800 miliardi e si tagliano le spese di circa 3.000. L’aumento del debito avverrà comunque in due tempi, come volevano i repubblicani: mille miliardi subito e 1.800 miliardi entro il giorno del Ringraziamento (quarto giovedì di novembre, quest’anno il 24). Questa seconda tranche verrà decisa da una commissione apposita. In questo modo i bisogni del Tesoro saranno coperti fino a dopo le elezioni presidenziali del 2012, e la polemica sull’indebitamento uscirà dall’agenda politica.

E che succede se la commissione che deve decidere entro il 24 novembre non permette a Obama di prendere a prestito gli altri 1.800 miliardi?
In questo caso scatterebbero tagli automatici che solo una maggioranza di due terzi del Congresso potrebbe bloccare. Lo strazio provocato da questa storia del tetto provocherà probabilmente una raccomandazione al Congresso, quella di votare un emendamento costituzionale per un budget bilanciato. In pratica, il governo potrebbe spendere solo quello che incassa con le tasse. Un sondaggio della Cnn ha mostrato che questa idea riscuote l’approvazione del 74% degli americani.

[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 1 agosto 2011]