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 2007  febbraio 06 Martedì calendario

Ieri, alle sette di sera, hanno chiuso le pompe di benzina siciliane. Motivazione: sciopero. Stasera alle sette di sera chiudono anche le pompe del resto d’Italia

Ieri, alle sette di sera, hanno chiuso le pompe di benzina siciliane. Motivazione: sciopero. Stasera alle sette di sera chiudono anche le pompe del resto d’Italia. E alle dieci – tre ore dopo – sciopero anche dei distributori delle autostrade. Cioè: dalle dieci e un minuto di stasera non si troverà più un goccio di benzina in tutto il Paese, perché sono chiusi anche i self-service. Lo sciopero proseguirà così: i siciliani riapriranno alle 7 di mattina di giovedì, le autostrade alle dieci di sera di giovedì e tutti gli altri alle 7 di mattina di venerdì. Il week-end è tranquillo, ma la settimana lavorativa no. Oltre tutto, questo non è che l’inizio. I sindacati di categoria hanno proclamato 14 giorni di sciopero complessivi.

• Che cosa vogliono i benzinai?
Vogliono che il ministro Bersani ritiri dal decretone varato due settimane fa la parte che li riguarda. Il decretone – detto lenzuolata – ha abolito tutti i criteri numerici che limitavano la diffusione delle pompe di benzina in Italia. A questo punto chiunque può aprire una pompa. Questo chiunque però ha un nome e un cognome: i supermercati e gli ipermercati. Cioè, la cosiddetta grande distribuzione. La grande distribuzione, essendo grande, ha anche un forte potere contrattuale: comprerà perciò la benzina a meno prezzo dai petrolieri e la venderà a meno prezzo nelle sue pompe. Cosa che il piccolo gestore può solo sognare.

• Non è concorrenza sleale?
E’ il senso del termine liberalizzazione, espressione che significa: «vi rendo tutti più liberi, fate a gara tra di voi e chi offre il servizio migliore al prezzo più basso vince». Ci guadagna il consumatore. Almeno in teoria.

• Il consumatore non ci guadagna?
La Confcommercio e la sua organizzazione di categoria hanno fatto un sondaggio tra la popolazione chiedend che cosa vi fa scegliere un benzinaio invece di un altro? Al primo posto, gli interrogati hanno messo la vicinanza della pompa. Al secondo la cortesia e la disponibilità del gestore. Al terzo il prezzo.

• Per forza, adesso la benzina costa più o meno lo stesso dappertutto.
In quel sondaggio gli italiani hanno detto che sono disposti a fare un chilometro (39%) o anche tre chilometri (27%) pur di avere la benzina scontata. Il prezzo non sarebbe così decisivo. Anche se poi abbattere il prezzo oltre un certo limite sarebbe un problema anche per la grande distribuzione: sulla benzina paghiamo un mucchio di tasse (dette accise), alcune delle quali sconcertanti. Per la guerra d’Abissinia (combattuta nel 1936), per la crisi di Suez (1956), per la tragedia del Vajont (1963), per l’alluvione di Firenze (1966), per il terremoto del Belice (1968), per il terremoto del Friuli (1976), per il terremoto dell’Irpinia (1980), per la missione in Libano (1983), per la missione in Bosnia (1996), per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004). Su queste tasse si applica poi un’altra tassa, cioè l’Iva. Siccome i gestori delle pompe prendono sempre la stessa somma a litro, qualunque sia il prezzo della benzina (cioè 0,045 euro meno l’Iva), anche un piccolo taglio del prezzo, incoraggiando il consumo, potrebbe forse dare una mano.

• Quanta benzina consumiamo ogni anno?
Un valore di 43 miliardi di euro (compreso il gasolio). E i distributori sono in tutt’Italia 22.400. Erano 40 mila nel 1970. In Francia hanno fatto una legge simile a quella di Bersani nel 1980. I distributori erano in quel momento 41.550. Adesso sono diventati 13.500. Nel 1980 il cento per cento del mercato francese era in mano alla piccola distribuzione, cioè gestori come i nostri. Oggi in Francia benzina e gasolio sono venduti per il 57,3 per cento da ipermercati e supermercati e per il 42,7 per cento dai benzinai. Vedendo questi numeri, la protesta dei gestori si capisce. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/2/2007]