1 giugno 1992
Tags : Paolo Borsellino
La lettera di Borsellino al ministro Scotti
• Paolo Borsellino, tornato a Palermo, decide di scrivere una lettera al ministro Scotti: «La scomparsa di Giovanni Falcone mi ha reso destinatario di un dolore che mi impedisce», scrive Borsellino, «di rendermi beneficiario di effetti comunque riconducibili a tale luttuoso evento». Il giudice chiede quindi di poter «continuare a Palermo» la sua opera, «in una procura della Repubblica che è sicuramente quella più direttamente e aspramente impegnata nelle indagini sulla criminalità mafiosa». E lascia al ministro la libertà di diffondere la sua decisione. La lettera, però, resta riservata. [Antonio Troiano, Cds 16 gennaio 1994]
• Alla sera qualcuno suona al campanello della casa di Paolo Borsellino in via Cilea a Palermo. È una processione di carabinieri e poliziotti che chiedono di entrare a far parte della sua scorta. Ad aprire la porta di casa è Lucia, mentre Borsellino è ancora al lavoro in ufficio. Lucia fa accomodare tutti in salotto. Quando il giudice torna a casa ha una reazione inaspettata: vede gli estranei in casa, chiama i familiari nella stanza più lontana e comincia a gridare perché non sopporta di vedere gente in casa, è stanchissimo. Solo dopo qualche minuto i familiari riescono a spiegargli il perché di quella inconsueta visita. Borsellino fa in tempo a bloccare il gruppo che, capita l’antifona, sta per andarsene. Il giudice chiede scusa e dà appuntamento per l’indomani in procura: “Parliamone lì ragazzi”, acconsente. [Lucentini 2003]