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 2008  luglio 08 Martedì calendario

Ieri una giornata di caos nei trasporti pubblici, dovuta allo sciopero compatto di tutti i sindacati di categoria: Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl-Trasporti, Orsa Trasporti, Faisa e Fast

Ieri una giornata di caos nei trasporti pubblici, dovuta allo sciopero compatto di tutti i sindacati di categoria: Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl-Trasporti, Orsa Trasporti, Faisa e Fast. Agli autobus e tram si sono aggiunti i treni, fermi per 24 ore a partire dalle 21 di domenica sera. Dovevano essere della partita anche gli aerei, ma gli è stato impedito per non paralizzare il Paese: faranno il loro sciopero il giorno 18.

Come mai tutti contemporaneamente?
E’ stato voluto. I sindacati del trasporto cittadino (autobus, tram e metropolitane) vogliono fare un solo contratto con i ferrovieri. Il ragionamento è che tanta parte del trasporto locale è gestito dalle ferrovie. Nel senso dei pendolari: un sacco di gente va a lavorare da Padova a Venezia o da Torino a Milano, quindi il treno – dicono questi lavoratori – deve entrare di diritto nella contrattazione relativa al trasporto locale.

Mica sbagliato.
In questo modo ci sarebbe anche una notevole semplificazione complessiva. Oggi il tipo di trasporto di cui si sta discutendo è gestito da 44 contratti di categoria. Se il contratto fosse uno solo, tutto sarebbe evidentemente più facile.

Non è la linea della Confindustria che vuole pochi contratti nazionali e molti contratti integrativi periferici?
Sì, e infatti il fronte – per dir così – padronale è spaccato. Trenitalia – attraverso la sua organizzazione, detta Agens – non sarebbe contraria all’unificazione. Astra, invece, che riunisce le municipalizzate cittadine (la milanese Atm, le romane Trambus e Atac, la napoletana Anm, eccetera) non ne vuole sentir parlare. I sindacati infatti chiedono che l’unificazione avvenga prendendo come punto di riferimento il contratto dei ferrovieri e il contratto dei ferrovieri costa il 20 per cento in più. Bisogna tenere conto del fatto che il trasporto pubblico urbano non produce profitti. Si tratta di offrire un servizio sociale e, in termini contabili, di sopportare dei costi. Glielo negheranno tutti, ma si deve ammettere – purtroppoi – che i giorni di sciopero fanno bene ai bilanci delle aziende perché ogni giorno di attività è un giorno di perdite economiche. proprio per questo che esiste una regolamentazione di questo diritto di sciopero: gli unici a essere colpiti davvero sono gli utenti.

Ieri come è andata?
I sindacati sono felici perché l’adesione è stata altissima, con punte anche del cento per cento. Gli utenti non sono altrettanto felici: nelle stazioni o alle fermate, nonostante fosse stato garantito il servizio nelle ore-chiave della giornata (quelle di prima mattina, in cui si deve andare al lavoro, e quelle del tardo pomeriggio quando bisogna tornare a casa), ci sono state attese anche di ore. A Napoli sono apparse le camionette abusive che hanno portato su e giù la gente senza essere disturbate, come era accaduto a dicembre. I sindacati che rappresentano questi lavoratori devono stare attenti a non isolarsi dai cittadini. Oltre tutto gli enti locali attraversano adesso un momento molto difficile: il governo ha tagliato gli stanziamenti, la crisi generale è indiscutibile, Tremonti – indicando il tetto di inflazione programmata nell’1,7% – ha già annunciato che non intende concedere aumenti salariali superiori a quella percentuale. Gli autoferrotranvieri mostrano buste paga che, a fine carriera, toccano a malapena i 1.400 euro mensili e che vengono arrotondate in modo significativo solo se si fanno molte ore di straordinario al mese. Questo sarà un altro punto di lotta: l’Astra chiede un aumento della produttività, il che significa “maggior servizio per ora lavorata”. Sarà una vertenza lunga e difficile.

Come mai quelli delle Ferrovie sarebbero pronti a far l’accordo?
Le Ferrovie hanno interesse a un contratto oneroso perché questo renderà più difficile l’ingresso dei concorrenti francesi o tedeschi quando, come vuole la Ue, si apriranno le frontiere. un modo di far pagare allo straniero un dazio che si spera insostenibile. Però quando Confindustria chiede un contratto nazionale unico e tante trattative periferiche per integrarlo, pensa a contratti unici leggeri dove i livelli retributivi siano minimi. L’opposto del contratto dei ferrovieri, se diventasse unico. C’è poi un altro punto: le mansioni dei ferrovieri sono vagamente accostabili a quelle dei lavoratori della metropolitana, ma hanno molto poco a che vedere con quelle dei lavoratori del trasporto urbano. Sarà molto difficile anche tecnicamente creare un contenitore unico. No, gliel’ho detto: questa vertenza sarà molto lunga. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 8/7/2008]