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 2008  settembre 07 Domenica calendario

Grosso titolo di Repubblica ieri mattina, in prima pagina: «Torna l’Ici, governo spaccato». Berlusconi, ieri pomeriggio, intervistato dai cronisti per strada: «La casa è un bene primario per ogni famiglia italiana

Grosso titolo di Repubblica ieri mattina, in prima pagina: «Torna l’Ici, governo spaccato». Berlusconi, ieri pomeriggio, intervistato dai cronisti per strada: «La casa è un bene primario per ogni famiglia italiana. Abbiamo tolto l’Ici e non ci sarà nessun’altra imposizione».

Fonte: Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport

• Chi ha ragione?
Se il presidente del Consiglio dice che non rimetterà l’imposta sulla prima casa, ha certamente ragione. Nessuno meglio di lui sa quello che vuole fare o non fare.

E allora di che stiamo parlando?
Il ministro Calderoli ha illustrato ai rappresentanti dei Comuni italiani una bozza della sua riforma federalista. In quel documento si parla di “razionalizzazione dell’imposizione immobiliare”. Sa come parlano i politici... Che cosa potrà essere la “razionalizzazione dell’imposizione immobiliare”? Oltre tutto, a Ferragosto, Bossi aveva detto che l’Ici andava rimessa, perché era l’unica tassa locale in circolazione e toglierla era stato un errore. Quindi, è uscita fuori con forza la storia che nella riforma federalista preparata da Calderoli tornerà l’Ici. Quelli di An hanno già detto che, con loro al governo, non se ne parla proprio.

Però c’è questa “razionalizzazione eccetera”. Se non è l’Ici, che cos’è?
Le dico quello che ho capito io. Intanto c’è questa bozza che dice qualcosa sulle idee federaliste del governo. Ci saranno cinque livelli amministrativi: Stato, Regioni, Province, Comuni e Città metropolitane. Ciascun livello si finanzierà con tasse tipiche delle sue competenze. Per esempio, le Province – che quindi non saranno abolite – prenderanno i soldi dagli automobilisti, dato che le competenze di quel genere (bollo eccetera) sono loro. In tutto il mondo, invece, i Comuni si finanziano con una fiscalità legata al territorio. Quindi se tu possiedi una casa in un certo territorio, in tutto il mondo paghi per questo una tassa all’amministrazione di quel territorio, cioè nel nostro caso il Comune. Adesso Bossi, correggendo la sparata di Ferragosto, dice che si dovranno far pagare “i servizi”. Calderoli, qualche giorno fa, ha spiegato che si tratterà di accorpare tre o quattro contributi locali diversi, in modo da semplificare la vita a tutti quanti. Calderoli – lei lo ricorderà – è il ministro della Semplificazione. Io capisco questo: se tu hai una casa in un certo territorio e il Comune ti viene a ritirare l’immondizia oppure ti accende il lampione davanti alla porta oppure s’affanna a tenere in ordine la registrazione della casa al catasto, cioè la documentazione che ne certifica l’esistenza e la tua natura di proprietario, può magari chiederti dei soldi per questi servizi. Siccome sei proprietario della casa che gode di questi benefici, possiamo dire che i soldi che ti chiede sono legati alla casa che possiedi. Ci stiamo avvicinando. Se la tassa fosse modulata sui metri quadri o sul valore dell’appartamento? Centro! Non si chiamerà Ici, sarà giustificata da un apparato ideologico del tutto diverso, ma sarà sempre una tassa sulla casa. Sarà interessante ascoltare i discorsi di quelli di An, che, in quel momento, dovranno spiegarci che questa cosa identica a quella di una volta è però in realtà completamente diversa. Prepariamoci.

Quindi si tratta di una fregatura.
Non si sa. Cioè dipende dalla risposta a questa domanda: il federalismo – che in astratto è una bella cosa – ci farà alla fine tirare fuori più soldi o no? Ieri Brunetta ha spiegato che sulla bozza Calderoli (a suo dire «un testo straordinario», a parte la lingua in cui è scritto, su cui il ministro non ha creduto di pronunciarsi) «abbiamo concordato tre clausole» vincolanti. La prima: il federalismo deve raggiungere l’obiettivo di abbassare la pressione fiscale. La seconda: trasferendo funzioni alle Regioni, si trasferirà anche il personale in modo da impedire alle Regioni di fare assunzioni. La terza: ogni Regione si farà con i dipendenti un contratto di lavoro suo, in modo che, se accetterà di pagar troppo, dovrà tagliare qualche servizio e risponderne agli elettori. In questo modo Calderoli-Brunetta mettono anche i piedi nel piatto del braccio di ferro tra Confindustria e Cgil, che stanno litigando proprio su questo, se debba esserci un unico contratto nazionale di lavoro oppure se non si debba procedere con un’intesa quadro generale integrata da tanti piccoli accordi territoriali o aziendali.

Che cosa devo pensare? Sta succedendo una cosa buona? O è il solito pasticcio?
Diamo retta al sindaco di Torino Chiamparino: fino a quando non si vedono i numeri (quanto prendere, quanto dare, a chi prendere, a chi dare) è impossibile farsi un’idea seria. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 7/9/2008]