10 gennaio 2010
La Val Susa si ribella
La Stampa 10 gennaio 2010
«È inutile che cerchiate di fare il gioco dei manifestanti buoni soverchiati dagli estremisti. Siamo tutti insieme, tutti uguali e determinati, nel limite della legalità: in valle non si pianta nemmeno un chiodo». Le parole di Doriana Tassotti, insegnante di cinquant’anni, aprono il remake del film girato a Venaus tra il 6 e l’8 dicembre del 2005.
Cambiano la località e i panorami - siamo in frazione Traduerivi a Susa - ma copione e protagonisti sono gli stessi. Ieri le forze dell’ordine si sono limitate a controllare a distanza la manifestazione No Tav. Ma la scelta di tirar su un presidio permanente in lamiera e di far arrivare stufette, pentoloni e viveri là dove le trivelle dovrebbero scavare il sondaggio numero 68 - «profondo 30 metri», precisa Alberto Perino, uno dei volti No Tav più noti - la dice lunga sulla volontà di bloccare tutto. Che sarà ribadita in serata nell’assemblea popolare a Bussoleno con un impegno solenne, una sorta di giuramento No Tav.
Il primo ciak alle 14, sotto la tettoia di un negozio di arredamento, di fronte alla deviazione che dalla statale 24 porta all’autoporto di Susa. Si presentano in cento, piove forte. Mezz’ora dopo, quando Perino li chiama per fare il tour dei due sondaggi piove meno e i manifestanti sono triplicati. Alla fine la conta dei carabinieri parla di 500 persone, quella dei manifestanti di 1500. Al di là dei numeri l’appuntamento è servito per montare il presidio e per rinsaldare le forze. Ci sono il centro sociale Askatasuna (area autonomia), gli anarchici con le bandiere rosse e nere. E poi i valligiani, dirigenti del comune di Torino in pensione, piccoli imprenditori, tanti pensionati.
La novità rispetto al 2005 è la decisione dell’Osservatorio sulla Torino-Lione, il tavolo tecnico cui sedevano anche esperti scelti dai diversi territori interessati, di dare il via libera all’unanimità ad un piano di 91 sondaggi che parte dalla Valsusa e, attraverso la Valsangone, arriva anche a Torino e dintorni. Allargando l’area dei sondaggi si è allargata la protesta. Ieri mattina presidi a Rivalta, Rivoli e in altri centri. Il movimento minaccia di portare la protesta anche a Torino: mercoledì è in programma un’assemblea a Palazzo Nuovo, sede delle Facoltà umanistiche dell’Università di Torino.
Affollatissima l’assemblea pubblica di ieri sera a Bussoleno. Il movimento organizza la protesta e aggiorna l’elenco dei numeri dei cellulari per gli sms d’allarme ma vuole anche capire cosa faranno i sindaci. L’accordo tra le liste civiche No Tav e gli amministratori del Pd ha permesso di nominare il democratico Sandro Plano alla presidenza della nuova Comunità Montana provocando una profonda spaccatura con gli amministratori del centrodestra. L’alleanza ribelli del Pd/No Tav ha fatto saltare l’Osservatorio e ha costretto il governo ad un giro di vite, condizionando la partecipazione dei comuni ai progetti di sviluppo messi a punto dalla provincia di Torino (finanziati dal Governo con 700 milioni delle compensazioni) ad un’esplicita volontà di partecipare ad individuare il progetto migliore.
Il governo punta a dividere quello che nel 2005 era stato chiamato il movimento dei sindaci, la prima linea di presidi e manifestazioini. Palazzo Chigi ha fatto sapere che il prefetto di Torino, Paolo Padoin, avrà il compito di monitorare l’azione dei primi cittadini per verificare il corretto rispetto degli obblighi istituzionali e la leale collaborazione tra istituzioni.
Il pressing del governo sugli amministratori locali, in accordo con Regione e Provincia di Torino, nasce dalla necessità di presentare entro fine mese le linee guida per la progettazione alle due società Ltf (Lyon Turin Ferroviarie) ed Rfi (Rete ferroviaria Italiana). Il 31 gennaio scade la proroga concessa dall’Ue all’Italia per evitare di sospendere i fondi concessi negli anni scorsi. Se quella data non sarà rispettata Roma non solo dovrà restituire i fondi ma anche pagare sanzioni di centinaia di milioni a Bruxelles e alla Francia. Così domani partiranno i sondaggi. Venerdì il Comitato per la Sicurezza e l’ordine pubblico ha definito le misure per mettere in sicurezza i siti. Ieri i comitati hanno giurato di bloccare tutto. Ai primi di febbraio un vertice a Roma cui parteciperanno Governo, Regione e Provincia farà il punto della situazione.
Maurizio Tropeano