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 2009  dicembre 12 Sabato calendario

Filippo Graviano e l’altro boss, Cosi­mo Lo Nigro, hanno dichiara­to di non aver mai conosciuto Marcello Dell’Utri e di non aver mai pronunciato le frasi che il pentito Spatuzza gli ha attribuito

Filippo Graviano e l’altro boss, Cosi­mo Lo Nigro, hanno dichiara­to di non aver mai conosciuto Marcello Dell’Utri e di non aver mai pronunciato le frasi che il pentito Spatuzza gli ha attribuito. Berlusconi ha com­mentato: «Che vi avevo detto? Erano tutte cose da ridere». Grande soddisfazione anche di Dell’Utri, che ha definito Filip­po Graviano «un pentito se­rio » e classificato come «tutte cazzate» le dichiarazioni di Spatuzza. L’udienza è stata poi rinviata al 18 dicembre.

Ricostruiamo?
Certo. C’è questo pentito, Ga­spare Spatuzza, che per un an­no non ha detto ai magistrati niente di interessante. Poi, ne­gli ultimi interrogatori, ha co­minciato a raccontare qualco­sa, soprattutto che i suoi capi – i boss Graviano del quartiere Brancaccio di Palermo – s’era­no messi a fare i terroristi per convincere lo Stato a un proto­collo d’intesa che fosse di sod­disfazione sia per i poteri pub­blici (che non avrebbero avu­to più morti ammazzati) che per la criminalità organizzata siciliana che avrebbe tra l’al­tro lucrato alla grande sugli appalti. La prova regina di questa trama starebbe in una conversazione avvenuta al caf­fè Doney di via Veneto a Ro­ma in cui Giuseppe Graviano avrebbe comunicato con sod­disfazione al suo killer Spatuz­za (almeno 40 ammazzamen­ti) che due figure di primo pia­no «gli avevano messo in ma­no il Paese». Queste due figu­re sarebbero Berlusconi e Del­l’Utri. I magistrati hanno diffu­so a spizzichi e bocconi il sen­so di queste frasi creando un’attesa spasmodica nel pub­blico e le hanno poi fatte ripe­tere a Spatuzza in aula a Tori­no la settimana scorsa. Il risul­tato di questo tam tam media­tico è stato un formidabile flop: gli inquirenti, a parte questo fantasma di racconto, non avevano in mano il mini­mo riscontro. E anche i nemici di Berlusconi hanno dovuto ammettere che: 1) la storia rac­contata da Spatuzza, nei ter­mini in cui l’ha raccontata, è penalmente inesistente; 2) il governo di centro-destra ha ef­fettivamente inferto colpi du­rissimi alla mafia, riducendo­la per davvero ai minimi termi­ni. Dunque l’eventuale tratta­tiva Stato-Cosa Nostra non si sa bene a quali risultati abbia portato. Riina è stato arresta­to nel 1993, quindi in quel­l’epoca. Disse tra l’altro: «Io la­titante? Per più di vent’anni nessuno mi ha cercato, io prendevo l’autobus, il treno, l’aereo, ho lavorato, ho viag­giato… ». A tutta la vicenda si potrebbe dare quindi una let­tura rovesciata di tutta la vi­cenda: il patto con la mafia pri­ma c’era, e lo Stato tra il 1993 e il 1994 (c’era Berlusconi) lo ruppe.

Tesi che la smentita di Filippo Graviano rafforza.
Ma alla fine non lo so, e since­ramente non capisco l’esultan­za di Berlusconi, di Dell’Utri e degli altri. Sono tutte frasi pronunciate per qualche sco­po, parole sospese nel vuoto che non accreditano seria­mente nessuna verità né in un senso né in un altro. Sarei ri­masto del tutto scettico anche se il più grande dei due Gra­viano (e cervello della cop­pia) avesse detto di averlo co­nosciuto, Berlusconi. Senza ri­scontri, prove, date, testimo­nianze che dichiarazioni so­no?

Quale sarebbe lo scopo delle frasi di Filippo Graviano e di Cosimo Lo Nigro?
Potrebbe essere che i due vo­gliano forzare la magistratura per farsi cambiare il regime di detenzione. E che non siano disposti a dare una mano ai magistrati fino a quando le condizioni del 41 bis non sia­no cambiate.

Perché, che cosa prevede il 41 bis?
Lo ha riassunto bene Filippo Fac­ci, su Libero dell’altro giorno: «Non puoi avere carta per scrive­re, penne, giornali, fotografie di nessuno, non più di due pacchi al mese, non puoi comprare ci­bo né niente, le tue lettere ven­gono lette, non puoi tenere nes­sun oggetto – solo un libro, uno solo – e non puoi lavorare, o stu­diare, o fare attività fisica. Puoi passeggiare due ore al giorno in cortili stretti con recinzioni e gri­glie. Non puoi avere più di due magliette al mese, niente mes­sa, non puoi presenziare al tuo processo, puoi vedere i tuoi fa­miliari un’ora al mese attraver­so un vetro e un citofono, e per dieci minuti i tuoi bambini». E a Giuseppe Graviano il 41 bis lo hanno fatto ancora più duro, co­me ha detto ieri il suo avvocato: «Il mio cliente è in uno stato di alienazione totale. monitora­to 24 ore su 24 dalle videocame­re ed è tenuto sotto riflettori e visori ionizzanti. Non gli danno neppure la carta igienica. Il suo non è un 41 bis normale, ma una tecnica mirata ad annientare la personalità e a indurre alla colla­borazione con la giustizia».

Non è un po’ troppo?
All’estero si chiamerebbe “tortura”. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/12/2009]