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 2010  aprile 22 Giovedì calendario

Il 23 aprile del 2005 (cinque anni fa domani) prese a girare in rete un buffo video di 18 secondi che mostrava un tizio di nome Jawed Karim a spasso per lo zoo di San Diego

Il 23 aprile del 2005 (cinque anni fa domani) prese a girare in rete un buffo video di 18 secondi che mostrava un tizio di nome Jawed Karim a spasso per lo zoo di San Diego. Il filmino si intitolava Me at the zoo, l’operatore si chiamava Yakov Lapitsky e ignorava che quella piccola sequenza avrebbe inaugurato la più straordinaria invenzione mediatica di inizio millennio: YouTube.

Bell’anniversario. Qualche numero?
Duecento milioni di utenti unici al mese, 31 miliardi di video disponibili, un miliardo e duecento milioni di video visti ogni giorno, il 43% del mercato on line. Luca De Biase ha calcolato che per vedere tutto il materiale di YouTube ci vorrebbero più di 412 anni (naturalmente senza caricare più niente). L’età media di chi pubblica un video è di 26 anni e mezzo. Appena il 14 per cento dei fornitori sono professionisti. Gli altri si fanno in casa il filmetto da pubblicare, quasi sempre per gioco. I contenuti illegali sono (probabilmente) il 12%. Il primo paese dal quale provengono i video pubblicati sono gli Stati Uniti (34,5%), seguiti dal Regno Unito (6,9%). Sono sorprendenti le altre tre posizioni: Filippine, Turchia e Spagna (dati di Digital Ethnography).

C’è una classifica dei video più visti, almeno per la versione italiana?
Sì. Al 21 aprile 2010: 1. Parto in un letto 59.851.694 visualizzazioni; 2. High School Musical 56.735.086. 3. Celine Dion Beacause you loved 19.346.858. Esiste anche la classifica dei video più visti in assoluto in questi cinque anni: Charlie bit my finger - again!’ visto 160.150.052 volte; Evolution of dance (137.007.826); Miley Cyrus - 7 Things - Official Music Video (110.524.702); Jeff Dunham - Achmed the Dead Terrorist (106.529.954); Hahaha - Small daring boy (107.357.309).

Non è strano celebrare un evento appena al quinto anno? Esiste una storia di YouTube?
Celebrare un evento cinque anni dopo è una conseguenza della giovinezza di Internet (come fenomeno di massa risale alla fine al 1990) e della velocità impressionante alla quale si sviluppa. Una storia di YouTube esiste. All’inizio la sede stava a San Mateo, in California, tra una pizzeria e un ristorante giapponese. Tre fondatori: Jawed Karim – il protagonista del primo video – Steve Chen e Chad Hurley, tutti impiegati di Paypal, la società di eBay che gestisce i pagamenti on line. Attivarono il sito in febbraio, ma caricarono il primo video, questo Me at the zoo di cui abbiamo parlato all’inizio, il 23 aprile. Volevano semplicemente offrire una piattaforma su cui chiunque avrebbe potuto caricare il filmino della sua festa di matrimonio. Ma già a novembre di quell’anno la Sequoia Capital di Donald Valentine accettò di metterci undici milioni e mezzo di dollari. Un anno dopo, Google comprò la piattaforma per 1,65 miliardi di dollari. Tutti pagati in azioni proprie.

Guadagneranno un sacco di soldi.
No, perdono. E parecchio. I conti li ha fatti Crédit Suisse: i ricavi sono aumentati di un quinto, e il fatturato 2009 è stato di 240 milioni. Ma nello stesso tempo si sono spesi 710 milioni. Quelli di Google non aprono bocca e gira una valutazione meno drammatica della situazione finanziaria: RampRate Inc. sostiene che le perdite non superano i 175 milioni. In ogni caso, finanziariamente parlando, la grande piattaforma sta sotto. Perciò: o fanno pagare qualcosa a chi carica i video o fanno pagare qualcosa a chi li vede oppure trovano un modo per guadagnare con la pubblicità. Il problema della pubblicità è che gli inserzionisti vogliono piazzarla sui video più cliccati ed infatti è stato sviluppato un software – AdSense – che fa pagare secondo il numero delle visite o addirittura fa diventare partner del sito gli autori dei video di maggior successo (grazie al software YPP, YouTube Partnership Program). Da qualche giorno i video sono anche sottotitolati, per ora solo in inglese, tra poco anche in italiano. Una corrente di pensiero dice che il presunto disastro dei conti YouTube è un falso: a Google conviene piangere per pagar meno i diritti di programmi tv, film e musica, avere cause legali meno aggreassive eccetera.

Già, c’è il problema della privacy e dei diritti.
Proprio l’Italia si sta rivelando per YouTube un paese difficile. Sulla faccenda del ragazzino down maltrattato dai compagni di scuola ed esibito su in rete, tre alti dirigenti di Google sono stati condannati dal giudice Oscar Masi a sei mesi di reclusione: gli Internet provider devono avvertire gli utenti in modo chiaro ed evidente che rischiano di violare la legge. Il Tribunale di Roma ha poi confermato, l’altro giorno, che tutti i clip rubati alle diverse edizioni del Grande Fratello vanno rimossi perché violano il diritto d’autore. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 22/4/2010]