13 giugno 1971
Calabresi e i «commissari torturatori»
• La lettera aperta sul caso Pinelli pubblicata dall’Espresso.
«Il processo che doveva far luce
sulla morte di Giuseppe Pinelli si è arrestato davanti alla bara del ferroviere
ucciso senza colpa. Chi porta la responsabilità della sua fine, Luigi
Calabresi, ha trovato nella legge la possibilità di ricusare il suo giudice.
Chi doveva celebrare il giudizio, Carlo Biotti, lo ha inquinato con i meschini
calcoli di un carrierismo senile. Chi aveva indossato la toga del patrocinio
legale, Michele Lener, vi ha nascosto le trame di una odiosa coercizione. Oggi
come ieri – quando denunciammo apertamente l’arbitrio calunnioso di un
questore, Michele (in realtà Marcello, ndr) Guida, e l’indegna copertura
concessagli dalla Procura della Repubblica, nelle persone di Giovanni Caizzi e
Carlo Amati – il nostro sdegno è di chi sente spegnersi la fiducia in una
giustizia che non è più tale quando non può riconoscersi in essa la coscienza
dei cittadini. Per questo, per non rinunciare a tale fiducia senza la quale
morrebbe ogni possibilità di convivenza civile, noi formuliamo a nostra volta
un atto di ricusazione. Una ricusazione di coscienza – che non ha minor
legittimità di quella di diritto – rivolta ai commissari torturatori, ai
magistrati persecutori, ai giudici indegni. Noi chiediamo l’allontanamento dai
loro uffici di coloro che abbiamo nominato, in quanto ricusiamo di riconoscere
in loro qualsiasi rappresentanza della legge, dello Stato, dei cittadini».
[Esp. 13/6/1971]