Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  giugno 16 Mercoledì calendario

Certi del no della Fiom, i sindacati metalmeccanici di Cisl, Uil e Ugl e quello autonomo della Fismic hanno firmato ieri l’intesa con la Fiat su Pomigliano d’Arco

Certi del no della Fiom, i sindacati metalmeccanici di Cisl, Uil e Ugl e quello autonomo della Fismic hanno firmato ieri l’intesa con la Fiat su Pomigliano d’Arco. Resta ancora la verifica del referendum, che si svolgerà tra una settimana, martedì prossimo 22 giugno. Il testo proposto dalla Fiat è stato integrato con un sedicesimo punto che istituisce una commissione paritetica – dove cioè saranno seduti insieme sindacalisti e manager dell’azienda – per decidere sulle sanzioni da comminare ai lavoratori che infrangessero le intese sottoscritte dalle parti.

Quando si dice ”infrazioni” si intende anche lo sciopero? O l’assenza per malattia?
Così sostiene la Fiom. A cui la Fiat non replica. Marchionne aveva anche spiegato che il testo prepatato dall’azienda avrebbe dovuto essere sottoscritto da tutti i sindacati senza eccezione. In caso contrario, la fabbricazione della Panda sarebbe rimasta in Polonia. Voglio ricordare che è esattamente la richiesta che aveva presentato Air France quando aveva messo in tavola l’offerta per Alitalia (c’era ancora il governo Prodi agli sgoccioli): tra i punti irrinunciabili – quella volta cinque – c’era anche l’accordo di tutte le sigle sindacali senza eccezioni. Quella volta a far saltare tutto era stato Bonanni, cioè la Cisl. Stavolta è la Fiom.

La Fiom o la Cgil?
Bella domanda. La Fiom sarebbe il sindacato metalmeccanici della Cgil. Ieri, in un’intervista a Roberto Mania di Repubblica, il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, alla domanda «Se ci sarà il referendum, la vittoria del sì è scontata: a quel punto la Fiom dovrà firmare?», ha risposto: «Deciderà la Fiom». Dopo aver confermato l’autonomia della sua articolazione sindacale, il segretario però non ha mancato di criticarla. Per esempio: « mancato il rapporto tra la Cgil e la Fiom nella costruzione della soluzione». Domanda: la colpa è della Fiom? Risposta: « un dato di fatto perché questa vicenda ha ricadute su vari settori, non solo sui lavoratori metalmeccanici».

E questo è vero?
Sì. Non solo Mirafiori, come abbiamo scritto ieri, teme che da Pomigliano l’accordo si estenda poi anche agli altri stabilimenti Fiat. Ma il ministro del Lavoro Sacconi, in margine all’assemblea annuale di Confindustria dell’altro giorno, ha affermato che Pomigliano farà scuola perché «dimostrerà che nei territori si possono raggiungere punti di incontro tra esigenze di competitività di impresa e quelle legate alla qualità e alla buona remunerazione del lavoro». Roberto Bagnoli, sul Corriere della Sera, ha spiegato che «l’obiettivo di Sacconi è quello di arrivare a deroghe sostanziali allo Statuto dei lavoratori in base ad accordi sul territorio e forme bilaterali. Un federalismo normativo che risponda alle esigenze produttive». La Marcegaglia, sabato scorso a Santa Margherita, ha ammesso che in Italia ci sono decine di aziende pronte a fare come la Fiat in Campania: investimenti in cambio di flessibilità in deroga allo statuto. proprio a questo che la Fiom tenta di opporsi.

Qual è la soluzione?
La Fiom contesta anche il referendum: tu non puoi chiedere ai lavoratori – dice – se vogliono perdere il lavoro o no, perché la risposta a questa domanda è scontata. Marchionne vuole che i sì al testo Fiat nel referendum 22 giugno siano una marea, che seppellisca il dissenso della Fiom. Ma la Fiom dice: non si possono mettere a referendum i princìpi su cui si basa la nostra convivenza sociale, su cui si basano i contratti e la Costituzione. Sulla Costituzione, forse, c’è una forzatura. Ma certo il passo della Fiat è grosso in tutti i sensi: non s’era mai visto, in effetti, il ritorno in Italia di una lavorazione dislocata all’estero, e questo punto non può essere sottovalutato. Ed è sicuramente vero che Pomigliano può aprire la strada a una gigantesca revisione - nei fatti - dei rapporti di lavoro.

Una via di mezzo?
Non credo esista. Una risposta di Epifani nell’intervista di ieri è però illuminante. Alla domanda: userebbe anche lei, come la Fiom, la parola ricatto per definire la posizione di Marchionne, il segretario ha risposto: «Se si intende dire che la Fiat ha tirato troppo la corda, c’è una parte di verità. L’intera verità è che la Fiat ha integralmente la possibilità di decidere. una situazione inedita nella quale il Lingotto ragiona come una multinazionale che non ha più niente da chiedere al governo italiano». Epifani, come Cgil, aveva già concesso i 18 turni e una disponibilità a discutere dell’assenteismo. Quest’ultima risposta rivela che la carta segreta, adesso come al tempo dell’Alitalia, è sempre la stessa: sperare che, all’ultimo momento, lo Stato, prendendo la forma del cavaliere bianco, intervenga per salvare capra e cavoli. Epifani forse ci crede davvero. A me pare improbabilissimo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 16/6/2010]