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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

I termini della gigantesca operazione di ieri contro la ‘ndrangheta: 3.000 uomini, tra poliziotti e carabinieri, messi in campo, 304 persone arrestate, la metà delle quali in Calabria, imputazioni, tra l’altro, di traffico d’armi, traffico di stupefacenti, associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, usura

I termini della gigantesca operazione di ieri contro la ‘ndrangheta: 3.000 uomini, tra poliziotti e carabinieri, messi in campo, 304 persone arrestate, la metà delle quali in Calabria, imputazioni, tra l’altro, di traffico d’armi, traffico di stupefacenti, associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, usura. Sequestrati denaro e beni immobili per decine di milioni di euro, preso il capo presunto della ‘ndrangheta, un vecchio di 80 anni di nome Domenico Oppedisano, presi anche altri eccellenti tra cui in particolare il direttore sanitario della Asl di Pavia, Antonio Chiriaco, il costruttore del pavese Francesco Bertucca, il biologo Rocco Coluccio, residente a Novara…

Tutta gente del Nord.
No, sono state scompigliate o, come dicono gli inquirenti, “destrutturate” anche certe famiglie del reggino storicamente capocosche delle varie zone sul Tirreno e sullo Iono, in particolare nelle province di Reggio, Vibo e Crotone: i Pelle di San Luca, i Commisso di Siderno, gli Aquino-Coluccio ed i Mazzaferro di Gioiosa Ionica, i Pesce-Bellocco e gli Oppedisano di Rosarno, gli Alvaro di Sinopoli, i Longo di Polistena, gli Iamonte di Melito Porto Salvo. Però, la sua osservazione è giusta: l’operazione condotta dalle Dia di Milano e Reggio Calabria, con il coordinamento dei procuratori Ilda Boccassini e Giuseppe Pignatone, ha dimostrato in modo definitivo non solo che la ‘ndrangheta ha messo radici saldissime in Lombardia ma che il suo giro si estende ormai a tutto il Nord Italia e in particolare alla Liguria. Pietro Grasso, nella conferenza stampa, ha detto che i calabresi avevano organizzato in Liguria una camera di controllo (la chiamano così) per inventariare la merce che veniva trasferita in Costa d’Azzurra. La Boccassini ha dato un’idea della penetrazione lombarda, cominciata negli anni Settanta, elencando i 16 locali dei malavitosi: Bollate, Cormano, Bresso, Limbiate, Milano centro, Solaro, Pioltello, Mariano Comense, Corsico, Rho, Pavia, Erba, Canzo, Legnano, Desio, Seregno.

Non ho capito l’accenno al “capo della ‘ndrangheta”. Sapevo che la malavita calabrese viveva di cosche autonome una dall’altra, magari alleate, ma senza un coordinamento centrale.
Sembra che sia cambiato tutto. Non solo c’è un capo generale – nel nostro caso questo vecchio di 80 anni – ma vi sono capi locali, una specie di responsabili di filiale. Gli inquirenti hanno capito il fatto, del tutto nuovo, in occasione dell’omicidio di compare Nuzzo, al secolo Carmelo Novella, fatto fuori il 14 luglio del 2008 in un bar di Vittore Olona. Costui rispondeva alle famiglie calabresi di tutta l’attività in Lombardia, ma da un certo momento in poi s’era messo a dire e a pensare che si poteva fare a meno dei superiori di Reggio, Vibo e Crotone. «La Lombardia può fare da sola» diceva in giro. L’hanno sistemato subito. Esiste anche il video dove i vari caporioni eleggono il suo successore Giuseppe Neri.

E all’estero?
I calabresi hanno ramificazioni in tutto il mondo, come del resto già sappiamo dal massacro di Duisburg. Nel corso di questa inchiesta sono stati scoperti nove locali a Toronto e uno a Thunder Bay che facevano capo a una lavanderia di Siderno.

La politica?
Dalle intercettazioni si evince un appoggio per le Regionali ai pidiellini Angelo Giammario e Giancarlo Abelli. Abelli è uno che ha a che fare con la giustizia dal 1974 (per non parlare di sua moglie). L’idea generale, che si evince anche dai nomi degli arrestati (Chiriaco), è che i calabresi avessero messo ben bene le mani sulla sanità regionale. Puntavano adesso a fare qualche buon colpo con l’Expo. Stavano poi nel giro degli appalti, naturalmente. La Boccassini dice che in Lombardia le persone coinvolte risultano 500, ma che alcuni degli arrestati hanno assicurato che sono molti di più. Una frase che significa: quelli che abbiamo preso hanno già cominciato a parlare. Abelli, non indagato tuttavia in questa occasione, è un formigoniano a 24 carati.

Intercettazioni?
Sì, intercettazioni, riprese filmate, un bel po’ di infiltrati in campo avverso. Insomma, a quello che si capisce, indagini come si deve. L’intercettazione più impressionante è di Chiriaco, alla vigilia di Natale 2009: «Il primo processo l’ho avuto a 19 anni per tentato omicidio... comunque la legge è incredibile... quando tu fai una cosa puoi star certo che ti assolvono, se non la commetti rischi di essere condannato. Quella roba lì è vero che gli abbiamo sparato (bestemmia) È vero che gli abbiamo sparato non per ammazzarlo, però è anche vero che l’abbiamo mandato all’ospedale. Sono stato assolto per non aver commesso il fatto. Dopodiché io sono un angioletto... Io sono veramente un miracolato, sono stato in mezzo a tanti di quei casini». Come avrà fatto, poi, a diventare direttore sanitario? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 14/7/2010]