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 1915  maggio calendario

In guerra

Siamo in guerra. Il 23 è stata consegnata agli austriaci la dichiarazione di guerra approvata dal consiglio dei ministri. Il 24 le truppeitaliane varcano il confine orientale in direzione del fiume Isonzo.Ha detto il re agli italiani in festa affacciandosi dal balcone del Quirinale: «L’Italia oggi è in guerra contro la sua secolare nemica: L’Austria». Nelle ultime settimane prima del conflitto le manifestazioni interventiste si erano moltiplicate in tutto il Paese. A guidare gli interventisti – pieni di studenti entusiasti − ci sono Benito Mussolini e Filippo Corridoni. La poetica del conflitto è affidata a Gabriele D’Annunzio che definisce questi giorni «le radiose giornate di maggio». Il 19 maggio, a Milano, 50 mila italiani chiedevano di avviare le ostilità. L’8 la Camera aveva votato contro il conflitto, e allora il re si era dichiarato pronto ad abdicare e il governo era pronto a dimettersi. Dopo 10 giorni di trattative il re ha convinto il Parlamento a concedere pieni poteri all’esecutivo. Il più deluso èGiolitti, che fino all’ultimo ha tentato di riaprire i negoziati con l’Austria. Attaccato dagli interventisti («il mestatore di Dronero» lo chiama D’Annunzio) ha incassato la solidarietà di 320 deputati e 100 senatori che gli hanno portato il loro biglietto da visita a casa. Con l’inizio delle ostilità il governo fa passare il regio decreto 675, checensura la stampa «pregiudizievole ai supremi interessi nazionali» e impone la diffusione dei soli comunicati ufficiali per alcuni argomenti legati al conflitto. Il Genoa vince lo scudetto. Un sottomarino tedesco colpisce il transatlantico Lusitania, di ritorno dagli Stati Uniti, nelle acque irlandesi. Muoiono 1.200 persone. «La strage degli innocenti» titola la Domenica del Corriere. L’opinione pubblica americana è sempre più anti-tedesca. I francesi attaccano con successo i tedeschi nell’Artois e nel Beausejour. Nello Champagne i tedeschi allagano di petrolio una trincea francese e poi le danno fuoco. Il governo cinese alla fine accetta l’ultimatum giapponese: è qualcosa di simile a una resa incondizionata.