Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 1911  settembre 15 Venerdì calendario

La spedizione italiana in Libia

• San Giuliano propone di anticipare l’impresa in Libia a ottobre: l’opinione pubblica sarà ancora preoccupata per le intese franco-tedesche (vedi 4 novembre 1911), «agire prima che i governi austriaco e tedesco lo sappiano è cosa tanto necessaria per noi, quanto a mio parere gradita a loro». Si vuole soprattutto impedire che gli austriaci o i tedeschi tentino una mediazione. «Si deve ricordare che la Germania, rappresentata a Costantinopoli da un abilissimo diplomatico, il barone Marschall, esercita sull’Impero turco una grande influenza economica e politica e non desidera che esso sia indebolito, se non addirittura messo in crisi, dalla spedizione italiana in Libia».

• I giornali sono in genere favorevoli alla guerra contro la Libia: Giuseppe Bevione sulla Stampa, Andrea Torre sul Corriere della Sera, ecc. La Libia, secondo costoro, è piena di ricchezze minerarie, cioè zolfo e fosfati, e ha grandi, potenziali risorse agricole, il sottosuolo è pieno di acqua, ecc. Contrastano queste idee Salvemini, Einaudi, Edoardo Giretti. Forte sostegno all’impresa anche dalla stampa cattolica. «Il trust che fa capo a Giovanni Grosoli presenta la guerra come una nuova crociata contro gli infedeli» [Candeloro7]. Sulla posizione dei cattolici (vedi anche 9 settembre 1911). I socialisti sono spaccati: Bissolati, Bonomi, Podrecca «sono intimamente favorevoli all’impresa libica», apertamente favorevoli Olivetti, De Felice, Labriola. Turati è nettamente contrario. [ibidem]