18 marzo 1978
Tags : Aldo Moro, il sequestro e l’uccisione
Terzo giorno del sequestro Moro
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Le Brigate rosse telefonano al quotidiano romano Il Messaggero e indicano la
cabina di una macchina fotocopiatrice nel sottopassaggio di largo Argentina,
nel cuore della città: lì sopra hanno lasciato una busta gialla con il Comunicato
numero 1 e una fotografia di Moro. Nella Polaroid in bianco e nero, il
presidente della Dc è ritratto di fronte, la testa leggermente reclinata, la
camicia aperta sul collo. Sul fondo la bandiera con la stella a cinque punte e
la scritta Brigate rosse. Nessun ricatto nel comunicato. Solo un lungo proclama
politico e l’annuncio del «processo» a Moro nella «prigione del popolo». Il
leader dc è descritto come «il gerarca più autorevole» dopo De Gasperi, «il
teorico e lo stratega indiscusso di quel regime democristiano che da 30 anni
opprime il popolo italiano», il responsabile «dei programmi controrivoluzionari
della borghesia imperialista». [Cds 19/3/1978]
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Il messaggio delle Br è scritto con tutta probabilità con una Ibm elettrica a
testina sferica rotante. Frase finale: «I comunicati verranno battuti tutti con
la stessa macchina: questa». La macchina è meno facilmente identificabile
perché la testina è intercambiabile. [Cds 19/3, 20/3/1978]
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L’esercito affianca da oggi le forze dell’ordine nella caccia ai brigatisti. È
la prima volta nella storia della Repubblica che reparti militari, in assetto
di guerra, vengono impiegati in un’operazione di polizia giudiziaria.
Mobilitati seimila uomini: granatieri di Sardegna, fanti, bersaglieri. Al
comando due generali dei carabinieri. L’intervento dell’esercito non è dovuto a
una legge speciale ma all’applicazione di una norma dell’ordinamento
giudiziario che consente ai magistrati del pubblico ministero di chiedere
direttamente l’intervento della forza armata. Iniziativa presa nel pomeriggio
nel corso di un vertice al Viminale. Partiti informati in anticipo, nessuno ha
mosso obiezioni. I soldati saranno utilizzati ai posti di blocco. Roma stretta
in una doppia cintura di sorveglianza. [Cds 19/3/1978]
• La polizia, nelle sue perquisizioni a tappeto a Roma, arriva a un appartamento in via Gradoli affittato a un certo ingegner Borghi ma si ferma davanti alla porta chiusa. Anche se «il dottore Infelisi, il magistrato che conduceva l’indagine, aveva ordinato che degli appartamenti chiusi o si sfondassero le porte o si attendesse l’arrivo degli inquilini. (...) Pare che l’assicurazione dei vicini che l’appartamento fosse abitato da persone tranquille sia bastata al funzionario di polizia per rinunciare a visitarlo». [Sciascia 1994]
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In mattinata si sono svolti nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura i
funerali di Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera,
Francesco Zizzi, i cinque uomini della scorta uccisi dai terroristi. Cerimonia
solenne e sobria, le cinque bare in fila davanti all’altare avvolte nel
tricolore, sopra ciascuna il berretto del caduto e le sue decorazioni. «La
commozione è forte, molti piangono, anche qualche guardia ha le lacrime agli
occhi, ma il sentimento che prevale è la rabbia». Quando le bare escono dalla
chiesa «scoppia un grande applauso, (...) una pioggia di garofani vola verso le
auto funebri. Molti salutano a pugno chiuso, molti si abbracciano piangendo».
[Giuliano Zincone, Cds 19/3/1978]
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Si viene a sapere che venti giorni fa un industriale italiano aveva offerto in
prestito a Moro una delle sue tre macchine corazzate. Moro aveva rifiutato.
«Che si sappia, nell’Italia del Belice e di prefabbricati del Friuli,
nell’Italia della Lockeed, in questo zoo di miserabili antilopi: nella nostra
classe politica c’è anche chi preferisce rischiare la morte per non essere in
debito di cortesia con un privato potente». [G. Barbiellini Amidei, Cds
18/3/1978]
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Due studenti diciannovenni, Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci – d’ora in poi Fausto e Iaio – uccisi a colpi
di pistola poco prima delle 20 in una strada di
Milano, vicino al circolo sociale Leoncavallo, che raggruppa i giovani della sinistra extraparlamentare. Incidenti
nella notte, con vetrine infrante e un centro sportivo incendiato, durante il
corteo di protesta che è stato subito organizzato.
[Cds 19/3/1978, Deaglio 2009]