23 ottobre 1911
Tags : Il colonialismo italiano
Libia: il massacro di Sciara Sciat
• Il capitano Carlo Piazza, alle
6.10 del mattino, dalla spiaggia di Tripoli si alza in volo con il suo Blériot
e compie la prima
missione da guerra aerea nella storia dell’aviazione; la ricognizione, che dura
70 minuti, gli permette di avvistare
il quartier generale turco. Riccardo Moizo, in volo con un Newport, non vede
invece alcun obiettivo militare.
• Gli arabi e i turchi si sono
posizionati «su un fronte a forma di linea curva che va da al-Hamanji a Henni e
a Sugh el-Giumma» per evitare le linee di difesa italiane che si sono disposte
a semicerchio attorno a Tripoli. Il primo attacco dei turco-arabi viene
lanciato alle 7 del mattino contro l’ala destra dello schieramento italiano,
tra il forte Sultania e la strada per Gargaresc. Si tratta però solo di un
diversivo: il vero attacco inizia alle 7.45, contro i bersaglieri dell’11°
reggimento, che stanno al lato sinistro del dispositivo di difesa, ovvero tra
forte Mesri e Sciara Sciat. A combattere nell’oasi ci sono anche donne, bambini
e vecchi: una vera e propria insurrezione popolare. La stessa che Galli aveva
escluso.
• «I nostri combattenti hanno
rivelato molto coraggio, hanno sfidato tutti i pericoli, incuranti dei cannoni
(...) Sfortunatamente non erano organizzati e ignoravano la disciplina
militare. Per mettere ordine nei ranghi abbiamo nominato un capo tribu»
(Mohamad Fekini).
• I Bersaglieri della 4° e 5°
divisione vengono attaccati anche da dietro e, presi tra due fuochi, non
rispondono più ai comandi. Tentano di aprirsi un varco verso Tripoli e si
disperdono prima di essere abbattuti uno dopo l’altro: «Qualche reparto invocò
la resa ma gli arabi non fanno prigionieri».
• Felice Piccoli, uno dei pochi sopravvissuti
al massacro: «I nostri morti giacciono insepolti. Alcuni sono inchiodati a
piante di bambù (...), ad altri hanno cucito gli occhi, molti sono stati
decapitati, evirati, squartati [...]». [Felice Piccoli Diario di un
bersagliere Il
Formichiere, Milano 1974]
• A Tripoli, specie
al mattino, si diffonde il panico, si spara anche in città.
• I combattimenti su tutti i fronti
si spengono intorno alle 17. Gli arabi dopo il tramonto non combattono.
• I morti accertati a Sciara Sciat
sono 21 ufficiali e 482 uomini di truppa.
• La sconfitta non si trasforma in
disastro, solo perché la furia degli arabi si attenua da sé.