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 1987  novembre 08 Domenica calendario

Le conseguenze di Chernobyl

• A venticinque anni dall’espolosione del reattore di Chernobyl non esiste un bilancio unanimemente riconosciuto delle vittime del disastro nucleare. Diverse le ragioni: le reticenze sovietiche prima e la battaglia ideologica tra nuclearisti e antinuclearisti poi, ma anche la difficoltà oggettiva di raccogliere i dati, di stabilire con certezza, per esempio, quanti tumori siano stati causati direttamente dalla nube radioattiva, di dover analizzare il fenomeno su un arco temporale non di giorni o mesi ma di decenni.


• Un rapporto del Chernobyl Forum (Agenzia internazionale per l’energia atomica, Organizzazione mondiale della sanità, governi di Bielorussia, Russia e Ucraina) , pubblicato nell’autunno del 2005, parla di 58 decessi direttamente riconducibili all’incidente e di 4.000 fra gli evacuati dalla zona di esclusione (quella fino a trenta chilometri dall’epicentro del disastro), gli abitanti delle zone più inquinate e i 600.000 liquidatori, ossia tecnici, pompieri e soldati che da Ucraina, Russia e Bielorussia furono spediti a Chernobyl per tentare di arginare il disastro. [Cds 9/4/2006]

• «Per l’Accademia delle Scienze di Mosca, solo in Bielorussia, verso cui la notte della tragedia i venti spinsero enormi quantitativi di sostanze tossiche, si registrerebbero attualmente 270mila casi di tumore attribuibili alle radiazioni. Di questi, 93mila dovrebbero avere un esito fatale. (…) A sentire Leonid Bolshov, direttore dell’Istituto per l’energia atomica russa, Chernobyl è stato soltanto un incidente tecnico, di sicuro non una catastrofe. Dice lo scienziato: “I dati parlano chiaro: 47 persone sono morte quasi sul colpo, e nove bambini di tumore alla tiroide”. Di diverso parere Viaceslav Grishine, che in quei fatidici giorni lavorò allo spegnimento dell’incendio della centrale: “Degli oltre 600mila likvidatory 45mila sono morti e quasi 120mila sono rimasti gravemente invalidi”». [Pietro Del Re, Rep. 26/4/2006]

• Una stima dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, basata su studi relativi ai sopravvissuti delle bombe atomiche in Giappone, nel giugno 2005 ipotizzava che entro il 2065 ci si dovrebbero aspettare 16.000 casi di tumore alla tiroide e 25.000 di altro tipo, con 16.000 morti. I Verdi aumentano a 30-60 mila la stima delle vittime presunte, Greenpeace parla di 6 milioni di morti nei 70 anni successivi al disastro. [Iarc.fr, G. Sp. 15/3/2011]



• Vladimir Kolinko, nell’aprile del 1986 tra i primi a correre a Chernobyl dopo il disastro, tre anni dopo realizza un documento-denuncia, filmato su una cassetta clandestina. «Nelle campagne contaminate dell’Ucraina, nascono animali moribondi, esseri deformi, creature mai viste, figlie della nuvola radioattiva e della polvere nucleare che copre le colture e le acque. Sono i poveri mostri di Chernobyl e chi li ha visti, si chiede ormai quando toccherà all’ uomo. (…) Il piccolo kolkhoz Petrovski, con i suoi 350 bovini e gli 87 maiali, è un test empirico, rivelatore di una realtà terribile per questa campagna ucraina. Il rapporto ha appurato che nei cinque anni precedenti il disastro di Chernobyl qui si erano registrati solo tre casi di malformazione tra i piccoli maiali, mentre tutti i vitelli erano perfettamente normali. Un anno dopo l’ esplosione nucleare, la statistica diventava agghiacciante: tra gli animali erano nati 64 mostri, 37 maialini e 27 vitelli. Nei primi nove mesi dell’ 88, è ancora peggio: 41 maiali deformi, 35 bovini. I vitelli ogni tanto non hanno la testa o le gambe, nascono senza costole o senza occhi. I maiali presentano una testa malformata (…). [Ezio Mauro, Rep. 15/2/89]