Antonio Di Pierro, 28 ottobre 1922
Bloccati i treni delle camicie nere
Ore 8-9. Due colonne di fascisti che tentavano di raggiungere la capitale in treno dalla Toscana sulle linee Pisa-Civitavecchia-Roma e Firenze-Orte-Roma sono bloccate a Civitavecchia e a Orte: in prossimità di queste due stazioni l’esercito ha sabotato le linee ferroviarie e i convogli non possono più procedere oltre. A Milano, Mussolini scende in strada imbracciando un fucile per parlamentare con l’ufficiale che sta per ordinare l’attacco contro il Popolo d’Italia. Viene raggiunto un compromesso: le camicie nere che presidiavano la zona intorno al giornale si ritirano all’interno del palazzo; i soldati arretrano e per il momento non attaccano. A Roma, il ministro che ha trascorso la nottata con l’amante scopre dai manifesti affissi lungo le strade che nel frattempo il governo si è riunito e ha varato lo stato d’assedio. Si precipita al Viminale, chiede e ottiene di poter firmare il verbale della seduta come se fosse stato presente. A Perugia giunge una telefonata dal Quirinale: il re vuole che uno dei quadrumviri, Cesare Maria De Vecchi, vada immediatamente a Roma «per consultazioni». [Antonio Di Pierro]