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 2016  ottobre 30 Domenica calendario

DRAGHI, 5 ANNI DI SFIDE ALLA GUIDA DELLA BCE

Il Mario Draghi Day, quello che il Financial Times invita a celebrare, cade il 26 luglio, in occasione dell’anniversario delle tre parole che hanno cambiato la storia della zona euro, o, come sostengono in molti, hanno permesso che la zona euro continuasse ad avere una storia: «Whatever it takes», «tutto quello che serve». La Banca centrale europea userà tutti gli strumenti a sua disposizione per preservare la moneta unica, disse il governatore dell’Eurotower nell’estate del 2012, aggiungendo, dopo un silenzio da cardiopalma: «E credetemi, sarà abbastanza». Draghi era stato nominato successore del francese Jean-Claude Trichet da meno di un anno e fin dalla prima conferenza stampa, a tre giorni dall’insediamento dell’1 novembre 2011, aveva segnalato chiaramente il giro di vite rispetto alla linea del suo predecessore, con l’inatteso taglio dei tassi d’interesse di un quarto di punto all’1,25% e l’apertura a nuove riduzioni a fronte del rischio di «moderata recessione», realizzata progressivamente negli anni fino allo 0% del 2016. Da allora l’ex governatore della Banca d’Italia, romano, classe 1947, si è ritrovato a gestire la fase più difficile per l’economia europea e mondiale, con la crisi del debito che ha portato l’Eurozona sull’orlo del precipizio e ne ha messo in risalto le profonde spaccature interne, tra strenui difensori dell’austerity e fautori della necessità di stimolare un’economia in tragico rallentamento. Supermario, com’è stato ribattezzato da subito, con la sua indiscussa autorevolezza e quel sapere volare alto anche quando la situazione precipita alla manifestante ventunenne che nell’aprile 2015 saltò sulla sua scrivania durante una conferenza stampa tirandogli addosso coriandoli e gridando slogan contro la Bce non diede neanche la soddisfazione di un commento arrabbiato - è rimasto la mente lucida dell’Eurozona anche nei momenti più bui, usando tutte le armi possibili, dal ripetuto taglio dei tassi allo scudo anti-spread, al bazooka del quantitative easing (Qe, deciso nel gennaio 2015 con 60 miliardi di euro di acquisto massiccio di titoli, debito pubblico incluso).
IL QUANTITATIVE EASING
Uno strumento poi rafforzato nel marzo del 2016, passando a 80 miliardi di titoli al mese, con l’aggiunta dei corporate bond, e su cui il governatore centrale mantiene la barra dritta ancora oggi. Tanto che nell’ultima riunione del board ha assicurato che gli acquisti proseguiranno come da programma, forse anche oltre la scadenza prefissata di marzo. «Dal nostro punto di vista c’erano pochi dubbi che dovevamo agire», ha spiegato con la consueta calma fermezza. Portare avanti una politica monetaria molto espansiva lo ha sottoposto alle critiche della stampa tedesca, di cui però si è rapidamente guadagnato il rispetto. Dall’allarmato titolo Mamma Mia con cui la Bild, giornale popolare da ben più di due milioni di copie, annunciava il possibile arrivo di Draghi a Francoforte, precisando che «per gli italiani l’inflazione fa parte della vita come il sugo sulla pasta», si è passati a un fotomontaggio di Draghi con tanto di elmo chiodato prussiano, simbolo di teutonico rigore, mentre oggi dominano le preoccupazioni sui tassi bassi che aiutano i paesi indebitati e danneggiano gli istituti di credito come Deutsche Bank. «Come si può spiegare il senso del risparmio al bambini se alla fine dell’anno non vengono pagati interessi?», si è chiesta Carola Graefin von Schmettow, capo di Hsbc Germania. Il governatore della Bce non ha mai fatto mancare l’esortazione a fare di più in termini di riforme per la crescita verso i paesi più deboli della zona euro, ricordando che il mandato di Francoforte non è quello di risolvere i problemi finanziari degli Stati membri. Fin dall’inizio Draghi ha anche avviato un piano per rafforzare le banche con misure straordinarie come i prestiti a tre anni, mentre di fronte alla bassa inflazione del 2014, dal suo cappello è uscito un pacchetto di misure espansive, tra cui il programma di acquisto di cartolarizzazioni (Abs) e nuovi finanziamenti a lungo termine alle banche. «In fin dei conti, nell’intera area dell’euro - anche in Germania - grazie alle nostre misure le cose vanno meglio per risparmiatori, dipendenti, imprenditori, pensionati e contribuenti, ora e in futuro», ha sintetizzato a fine settembre al parlamento tedesco. Una sintesi efficace, e inoppugnabile, di questi cinque anni all’Eurotower.