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 2016  ottobre 30 Domenica calendario

LACRIME/1 «La mia precedente vittoria risaliva al 2009, troppo lontana e troppo diversa, in mezzo c’è stata tanta sofferenza

LACRIME/1 «La mia precedente vittoria risaliva al 2009, troppo lontana e troppo diversa, in mezzo c’è stata tanta sofferenza. È finito un incubo, sembrava che io fossi obbligato a vincere. Li ho cucinati tutti piano piano. Nel giro finale piangevo per l’emozione» (Andrea Dovizioso, pilota del team di MotoGp della Ducati, dopo il successo al Gp di Malesia). LACRIME/2 «Tra cinque anni, quando ne avrà 34, tutti piangeremo per lui» (José Mourinho, allenatore del Manchester United, parlando di Leo Messi). TUTTO «Fin da quando ero piccolo ho sempre voluto diventare un campione nel nuoto e sono sempre stato ambizioso e competitivo. A 22 anni ho vinto quasi tutto e ho già fatto tutto quello che dovevo, ma ho ancora tanto da dare a questo sport. Voglio restare a questi livelli, anzi migliorare» (Gregorio Paltrinieri, nuotatore, campione olimpico nei 1.500 stile libero). INGREDIENTI «Servono molti ingredienti per arrivare a una finale Slam. Negli ultimi anni sono cresciuto, soprattutto mentalmente» (Stan Wawrinka, tennista) REALTA’ «Dal primo giorno di questa stagione vi ho spiegato cosa è cambiato per me. Un anno fa ho spinto per il sogno. Ho spinto tutti a sognare. Quest’anno spingo per la realtà. Non posso fare altrimenti» (Paulo Sousa, allenatore di calcio, della Fiorentina). COMPAGNIA «Cosa penso se mi dicono che sono in discussione? Beh, che sono in buona compagnia, visto che sento dire la stessa cosa di De Boer e persino di uno come Guardiola. Noi allenatori siamo abituati a trovarci in queste situazioni» (Marco Giampaolo, allenatore di calcio, della Sampdoria). BOTTE «Sono stato il bambino che nessun genitore vorrebbe avere. A 6 anni, uscito da scuola, invece di tornare a casa andavo all’oratorio del Sacro Cuore a prendere botte sul campo di calcio dai più grandi» (Gianluca Lapadula, calciatore, attaccante del Milan). PAZZI «È giusto che le scorrettezze vengano punite. Ma bisogna bilanciare le penalità, affinché i piloti non siano dissuasi dall’attaccare. L’altra settimana ero in Italia con mio figlio, che corre in kart, e sono rimasto colpito dall’aggressività dei ragazzini, che fanno manovre pericolose anche sui rettilinei. Se salgono in F. 3 o in altre categorie pensando che tutto è permesso, avremo in giro piloti matti» (Juan Pablo Montoya, ex pilota di Formula 1, che ora corre in Indy Car).