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 2016  ottobre 29 Sabato calendario

«WALTER CHIARI UCCISE LELIO. E NON CHIESE MAI SCUSA»

Nel 1970, Walter Chiari telefonò a casa di Lelio Luttazzi e lasciò per lui un messaggio alla governante: “Il signor Chiari dice che può rintracciarlo all’Hotel Baglioni di Bologna e le chiede un favore. Dovrebbe chiamare il signor Bettarelli al suo posto e pregarlo di mettersi in contatto con lui”.
Bettarelli era uno spacciatore, Luttazzi si mise in comunicazione con lui senza sospettare niente, venne arrestato e finì in una pagina kafkiana: “Il suo amico Walter Chiari gli fece un’enorme, consapevole mascalzonata. Approfittò della sua buona fede e lo mandò all’inferno. Sapeva della sua estraneità a quella storia, ma tacque. Sapeva che sarebbe bastato dire: ‘Luttazzi con la cocaina non c’entra niente’ e non lo fece. Quando la Polizia arrestò Lelio, Walter avrebbe dovuto urlare a tutto il mondo la sua innocenza e invece preferì restare in silenzio. Un silenzio canagliesco”.
Rossana Luttazzi non ha dimenticato niente. Incontrò il compositore nel 1975. Gli rimase accanto per più di tre decenni. Continua a farlo anche oggi guidando la fondazione che a Lelio Luttazzi, eleganza smarrita di un tempo irripetibile, restituisce quella centralità che la sua figura anarchica avrebbe meritato: “Non averlo più qui è ancora una tragedia. Sono passati 6 anni da quando se ne è andato, ma è come se fossero passate 6 settimane. Per sopravvivere alla sua assenza ho creato la Fondazione”.
Un archivio vastissimo. La musica, i film, le fotografie, gli scritti. In libreria adesso per Luglio Editore c’è La rabbia in smoking. Dieci quadri, 10 apologhi, 10 meraviglie di stampo furiosamente autobiografico gettate sul foglio da Luttazzi tra il ’71 e l’83. “Materia incandescente”, per usare le parole di Piera Detassis che firma un’accorata prefazione e “magma di un’anima scossa che forse non ritroverà più lo stato solido, la pace”.
Lo smoking è quello del Luttazzi che con un fiore sulla giacca profumava l’atmosfera di suoni e invenzioni e la rabbia – dice Rossana: “È quella che per tanto tempo si è portato dentro contro il pm che lo interrogò e non gli credette. Sognava di aspettarlo fuori dal tribunale per tirargli una torta in faccia”. La realtà fu amara. 27 giorni di carcere, di cui 15 senza potere incontrare un legale. La voglia di sparire. Le ferite profonde e mai rimarginate. A volte, nel cuore della notte, Rossana passava una pezza fredda sugli incubi di Lelio, sulle sofferenze, sui tradimenti: “Non gli sentii mai dire una parola cattiva nei confronti di Chiari, ma quella delusione ogni tanto tornava a galla. ‘Avrebbe dovuto scavare un tunnel sotto terra, presentarsi sotto casa mia e chiedermi scusa’. Non lo fece”.
A quel punto, più che il dopo, per Luttazzi fu difficile spiegarsi il prima. Ebbe vicino Rossana che gli fece dimenticare il ’70: “Lui lo chiamava l’anno zero” e riscoprire tutto il resto: “Aveva 27 anni in più e per me è stato tutto. Maestro, amico, padre, figlio, amante, marito. Era un libertario di poche parole. Colto, anticonformista, ironico. Un uomo che viveva di futuro più che di passato anche se il passato gli rimase attaccato addosso tutta la vita”.
Un’esistenza – almeno fino alla tardiva riscoperta – ritirata: “Lelio si sottopose a un esilio volontario e d’altra parte, un mondano non era mai stato. Ha sempre avuto pochi amici, ma in tarda età l’affetto di gli voleva bene, da Fiorello a Fazio, fu importante. I giovani gli ricordavano le meravigliose trasmissioni come Studio uno, i tempi in cui recitava per Risi o Antonioni e lo rasserenavano”. Dall’isolamento in cella nacquero un libro: Operazione Montecristo, un film, l’Illazione, di cui Rosanna scoprì l’esistenza durante un trasloco e che fu poi ospitato da Piera Detassis alla Festa di Roma nel 2011 e oggi, a 46 anni da quel 1970, La Rabbia in Smoking, un’altra appendice di quel dolore in forma di scrittura. Lelio scriveva, il suo amico Mario Soldati lo invitata a pubblicare e lui allontanava l’ipotesi: “C’è già stato Italo Svevo, cosa posso dire di più?”.
Guardava la tv, dice Rossana: “Per odiare” perché a volte, le rivelava lui: “Ho voglia di odiare tanto”. Un contrappasso ingiusto per il mite Lelio che aveva amato tanto cinema e jazz e si era ritrovato in un film a cui nessuna assoluzione poteva davvero consentire i titoli di coda: “Ho tirato fuori l’intervista che Biagi gli fece anni dopo il fattaccio. Enzo gli chiedeva perché non fosse riuscito a dimenticare e Lelio rispondeva. ‘Perché il dubbio resta. Io avrei avuto dubbi persino nei confronti di mio fratello’, diceva’. Si pensa sempre che le cose accadano agli altri e non a te”, spiega Rossana che è una donna mite, gentile ed educata. Che si commuove quando ascolta Gershwin e Rapsodia in blu. Proprio come suo marito.