Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  ottobre 29 Sabato calendario

È SCHIERATO, PRENDETELO!

Il Pd vuole far conteggiare nel calcolo della par condicio non solo le presenze televisive dei politici del Sì e del No, ma anche dei “giornalisti schierati”. È, questa, un’espressione insensata, ma sempre affascinante, e soprattutto non inedita. Renzi e i suoi ciambellani credono di inventare tutto loro, convinti che prima di loro il mondo non esistesse. Invece non riescono a esprimere una frase, uno slogan, un concetto (si fa per dire) che non sia già stato espresso da qualcun altro (il più delle volte, da B). I “giornalisti schierati” furono per vent’anni il bersaglio fisso dei Gasparri, dei Cicchitto, dei Bondi e degli altri ruminanti della testa e della lingua che, abituati a noleggiarle al miglior offerente pensando ed esprimendo idee altrui (quelle del padrone), guardavano con aria stupefatta e sgomenta i giornalisti indipendenti che pensavano e parlavano per sé, senza chiedere permesso a nessuno. Infatti li fecero allontanare dalle tv come focolai d’infezione. Ora molti di questi contoterzisti del pensiero hanno traslocato da Silvio a Matteo: lì hanno incontrato uno stuolo di cervelli in affitto targati Pd e si sono subito sentiti a casa. Anzi, non avendo idee proprie, non han dovuto neppure sforzarsi a memorizzare quelle nuove: gli è bastato cambiare padrone, scoprendo tra l’altro che quello nuovo pensa e dice le stesse cose di quello vecchio. Anche contro i “giornalisti schierati”. Definizione che ovviamente vale solo per chi è contro il governo: gente malata, deviata, pericolosa.

Chi sta col governo invece non è “schierato”: è normale, sano, ganzo. Va detto che gli schierati contro il governo R. sono molto meno numerosi di quelli contro il governo B.: mancano all’appello quelli “de sinistra” che dicevano di contrastare B. in nome di “valori” e “principi”, tipo la Costituzione: invece lo osteggiavano solo perché era di destra. Infatti ora che gli stessi valori e principi sono minacciati dal Pd, chisenefrega. Chi sono dunque gli “schierati” superstiti? Siccome abbiamo come il sospetto di far parte della categoria, rispondiamo per noi. Schierati contro Renzi a prescindere? Non direi. Quando Renzi, il 2 gennaio 2014, cioè prim’ancora di diventare premier, diede un’intervista al Fatto per invitare i 5Stelle al dialogo sulle riforme elettorale e costituzionale, scrivemmo che Grillo avrebbe fatto bene ad accettare. Invece rifiutò e scrivemmo che faceva molto male. Allora Renzi incontrò B. al Nazareno. E noi, sfidando i fulmini di molti lettori, scrivemmo che era giusto tentare di riscrivere le regole del gioco con le opposizioni che ci stavano.

Poi però leggemmo l’Italicum e il ddl Boschi-Verdini. E dicemmo subito (marzo 2014) che il combinato disposto fra i due mostri era un obbrobrio ancor peggiore: la “svolta autoritaria” paventata da alcuni costituzionalisti solitari in un appello pubblicato in solitudine dal Fatto, mentre tutto il Pd (anche la cosiddetta sinistra) applaudiva, FI tifava e persino la Lega dialogava. E proponemmo una legge elettorale e una riforma costituzionale alternative, che allargassero anziché restringerla la democrazia, cioè la partecipazione popolare. Quindi con o contro chi saremmo “schierati”? Non contro Renzi, che valutiamo in base a quel che fa. Non contro il suo governo, che giudichiamo dai suoi provvedimenti. Non pro o contro un partito (li abbiamo bastonati o elogiati tutti, ogni volta che lo meritavano). Ma contro l’Italicum, che ora lui stesso dice di voler cambiare; e soprattutto contro la “riforma” costituzionale, che ora metà del suo partito contrasta insieme alle opposizioni del centrodestra e dei 5Stelle (pari, nei sondaggi, ai due terzi del popolo italiano). Ma in quale Paese del mondo qualcuno, giornalista o salumiere o trapezista, potrebbe non schierarsi su un referendum che mette in gioco 47 articoli su 139 della Costituzione, cioè della “legge delle leggi” che regola la convivenza civile di tutti noi cittadini?

Stupisce lo stupore. Per la prima volta nella storia dell’umanità, un capo del governo domanda soave ai suoi concittadini: “Che ne dite di rinunciare al vostro diritto di voto per lasciarci nominare i senatori che vogliamo in santa pace?”. E ci si meraviglia se molti cittadini, a prescindere dal loro mestiere, hanno un’idea in proposito? Nel Paese di Sottosopra, anziché affidare a uno specialista chi vuole rinunciare al diritto di eleggere i senatori, si punta il dito contro chi è “schierato” per il No e si tenta di buttarlo fuori dalle tv Rai, Mediaset e Sky, presidiate giorno e notte dagli “schierati” col Sì. Forse perché questi si vergognano e preferiscono nasconderlo. Infatti non pronunciano mai la parola Sì e si rendono utili in altri modi. Citano Renzi ogni due per tre solo su temi che fanno comodo a lui, rilanciano le sue bugie come fossero dogmi, magnificano gli effetti balsamici della sua finanziaria piena di buchi, nascondono tutte le notizie a lui sgradite (tipo il flop del Jobs Act, le retate delle grandi opere, la sfilata di pidini muti al processo Mafia Capitale, per non citare quella che parla per dire 39 “non ricordo” e viene indagata per reticenza e di quello che non si presenta mai e viene prelevato dai carabinieri), interrompono con la versione governativa chiunque critichi la “riforma”, seminano il panico sull’apocalisse del Day After del No, e poi naturalmente parlano dei 5Stelle solo per randellarli. Ma, siccome non dicono mai “Sì”, non risultano nei calcoli dell’Agcom, che riesce a certificare – restando seria – il perfetto equilibrio fra Sì e No. Anzi, vanno cacciati gli “schierati” (per il No) per la par condicio. E noi, intendiamoci, siamo favorevolissimi alla soluzione finale. A furia di vedere il piccolo Ceausescu di Rignano a reti unificate, magari qualcuno si sveglia e capisce.