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 2016  ottobre 30 Domenica calendario

EDIMBURGO, LA PARTITA CHE INGANNO’ I NAZISTI

Il nuovo anno accolse gli abitanti di Edimburgo nel peggiore dei modi. Un freddo tremendo, l’aria gelida e umida penetrava nella pelle e arrivava fino alle ossa. E, soprattutto, una nebbia tanto fitta da non vedere al di là della strada. C’era da stare chiusi in casa, in quel 1° gennaio 1940, altro che pensare di andare allo stadio a divertirsi. Eppure dodicimila temerari sfidarono il clima e si presentarono ai botteghini di Easter Road: il derby tra l’Hibernian e l’Heart of Midlothian, a Edimburgo, era una tradizione che, esattamente come il Natale o i festeggiamenti per San Silvestro, doveva essere rispettata. Anzi: venerata. Mancare all’avvenimento, per chi si dichiarava tifoso dell’una o dell’altra squadra, significava arrendersi. E mai gli scozzesi, nemmeno di fronte al nemico più feroce e violento, avrebbero alzato le mani in segno di resa: non faceva parte del loro carattere battagliero.

MINACCIA Non ci si vedeva proprio nulla, tuttavia, e anche i più ottimisti, con il biglietto già acquistato e infilato nella tasca del cappotto, cominciavano a nutrire qualche dubbio sullo svolgimento della partita. Quando arrivarono al campo i giocatori e l’arbitro si guardarono in faccia e scossero la testa. In quell’istante, però, venne un militare, prese da parte l’arbitro e gli comunicò che da Londra, dal ministero, era arrivato l’ordine di giocare. Nessuna obiezione era ammessa, si trattava di una decisione strategica. La Seconda Guerra Mondiale era iniziata pochi mesi prima e l’Inghilterra, come il resto dell’Europa, era sotto attacco: i nazisti di Hitler, dopo aver invaso la Polonia, conquistavano territori su territori, la minaccia si allargava e la situazione si faceva sempre più drammatica. A Londra sapevano che il Führer stava progettando un’azione di sbarco sul territorio britannico, la famosa Operazione Leone Marino, e per anticiparla e facilitarla utilizzava gli aerei della Luftwaffe per bombardare le città e i luoghi «sensibili» dell’Inghilterra. Edimburgo era nel mirino e i generali di Sua Maestà avevano il dovere di organizzare la difesa.

STRATEGIA Lo stadio di Easter Road sorgeva non lontano dalla zona portuale di Leith e dal Forth Railway Bridge, uno dei ponti più importanti della città. Sicuramente gli attacchi della Luftwaffe si sarebbero concentrati in quella zona. E con la nebbia, che scendeva sempre più fitta e minacciosa, la contraerea britannica non avrebbe potuto fare nulla. Per questa ragione, pensarono gli inglesi, era necessario non far sapere ai nazisti che la città era avvolta dalla nebbia, e quindi facile bersaglio di un attacco. Fu la mossa decisiva. Direttamente da Downing Street venne l’ordine agli studi della Bbc di trasmettere la radiocronaca della partita. Si disse, per confondere le acque, che si voleva rendere partecipi di quella sfida i soldati che stavano al fronte. In realtà era un modo per far sapere ai tedeschi che a Edimburgo la situazione era sotto controllo, che la vita procedeva come sempre, e che di conseguenza la batteria contraerea era pronta a un eventuale bombardamento. Tutto questo era a conoscenza soltanto degli alti vertici militari, i giocatori e l’arbitro non sapevano nulla. E nulla sapeva Bob Kingsley, il corrispondente della Bbc che doveva raccontare la partita. Poco prima dell’inizio Kingsley fu raggiunto da una telefonata. All’altro capo del filo la voce di Leo Hunter, il capo dei corrispondenti della Bbc. Il dialogo fu brevissimo: «Devi fare la radiocronaca anche se non vedi nulla». «Ma come faccio?» obiettò Kingsley. «Inventa. Sappi che i militari inglesi hanno bisogno di sentire che cosa sta succedendo allo stadio di Easter Road» gli rispose Hunter e chiuse la comunicazione.

ACCORDO Kingsley si piazzò nella postazione, piuttosto distante dal campo. Si fece consegnare le formazioni ufficiali e cominciò a parlare dentro il microfono senza sapere esattamente che cosa avveniva sotto di lui. Ogni tanto qualche spettatore, con il quale si era messo d’accordo, scendeva i gradini della tribuna, si avvicinava il più possibile al campo, tentava di capire come stesse andando la partita e poi tornava su a riferire a Kingsley. Di fatto il corrispondente della Bbc riusciva a vedere soltanto due giocatori: il terzino destro dell’Hibernian, tale Gilmartin, e l’ala sinistra degli Hearts, un certo Donaldson. Delle porte, nessuna traccia. E i fischi dell’arbitro erano coperti dal rumore degli spettatori. Kingsley se la cavò, giocando con la fantasia. E riuscì pure a raccontare, grazie all’aiuto del solito spettatore che aveva «ingaggiato», ciò che accadde sul finire del primo tempo. Dopo la rete di Bobby Nutley, che sanciva il 3-2 per l’Hibernian, ci fu un’invasione di campo, l’arbitro spedì tutti negli spogliatoi per l’intervallo, ma poi si accorse che mancavano ancora due minuti al termine della prima frazione. Allora fece tornare le squadre sul campo e in quei centoventi secondi gli Hearts costruirono una magnifica rimonta, arrivando a condurre per 4-3. La nebbia nascose le prodezze, ma qualcosa s’intuì dai boati della gente.

VITTORIA Nel secondo tempo Kingsley proseguì con lo stesso metodo, diede conto del gol decisivo di Tommy Walker che dava la vittoria agli Hearts per 6-5, ma non si accorse della fine della partita. Il fatto è che non sentì il triplice fischio dell’arbitro e allora andò avanti a descrivere azioni su azioni, quelle che lui stesso inventava. Quando, al suo fianco in tribuna, arrivarono alcuni giocatori si rese conto che la sfida era terminata. Il buio scese su Easter Road, la gente imboccò l’uscita e tornò a casa. Nel cielo non si sentiva il rombo degli aerei della Luftwaffe: Edimburgo era salva, e questa era la vittoria più bella.