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 2016  ottobre 29 Sabato calendario

DI... GIANBURRASCA. «SCALO IL MONDIALE TRA IMPENNATE E DORMITE IN VASCA» – Gli è bastato poco per diventare personaggio

DI... GIANBURRASCA. «SCALO IL MONDIALE TRA IMPENNATE E DORMITE IN VASCA» – Gli è bastato poco per diventare personaggio. E dopo un inizio terribile, 0 punti nei primi 5 GP, osservato speciale: al primo anno nel Mondiale, Fabio Di Giannantonio con 124 punti è in lotta con Nicolò Bulega e Joan Mir per il titolo di rookie dell’anno, il 3° posto di Jorge Navarro a sole 21 lunghezze. Diggia, un romano che, come Biaggi, ha scelto la moto al calcio. «Da piccolo papà, appassionatissimo di moto, me le faceva vedere mattina e sera, cassette, gare… A 5 anni mi ha messo su una minimoto e non mi sono più fermato». Però se la cava bene pure a pallone. «Giocavo a calcetto, due volte vicecampione italiano di Futsal con la Roma Torrino». Quindi è più pilota guadagnato o calciatore mancato? «Pilota direi. Mi piace molto anche il calcio, però tra i due ho scelto e scelgo la moto». Il sacrificio più grosso? «Trasferirsi a Misano. Sto benissimo, lì c’è il team Gresini, c’è Fabrizio (Cecchini, suo capotecnico; n.d.r.), però ho lasciato casa, gli amici coi quali ero cresciuto. Non è stato facile». A scuola non le hanno reso la vita facile, prima del Qatar le hanno detto che le assenze non sarebbero state tollerate. Ai suoi ex professori vuole dire qualcosa? «Ah, dico… tiè». Con gesto di una mano eloquente. C’è rimasto male? «Non mi è mai stata data una grande mano, anzi. Non volevo un aiuto particolare, solo un po’ di comprensione, facevo una gara di domenica, tornavo il lunedì e in pista non potevo studiare. Me la cavavo, portavo a casa un 6 o 7, la sufficienza ce l’avevo sempre… Però voglio il diploma, devo capire come organizzarmi». Parla un ottimo inglese. «Mi è sempre piaciuto, una delle poche materie dove ero più attento e cercavo di dare il meglio. Parlo anche lo spagnolo, amo le lingue». Essere un pilota che corre nel Mondiale è…? «Figo. Tanto». Le ha cambiato la vita? «No, sono sempre il solito cazzone di prima». Il primo podio, al Mugello? «Una delle più grandi emozioni da quando corro in moto perché il Mondiale è un obiettivo che hai da piccolo. Passare da fare ultimi tutte le domeniche al podio è stato fantastico». Alla vittoria manca poco o tanto? «Son sincero: stiamo crescendo bene, facciamo un gran lavoro con la squadra migliorando gara dopo gara. Non siamo molto lontani». È un’ossessione? «No, è il primo anno, devo solo imparare e portare a casa belle gare». Ma è già un candidato al Mondiale 2017. «Se fai podi è facile dire queste cose. In pista però è diverso, siamo in 30 ragazzi tutti in un secondo, è una categoria tosta». A chi assomiglia? «Dicono che come stile ricordo un po’ Biaggi, ma io spero solo di assomigliare a un esemplare di Diggia selvatico». Ha fatto i complimenti a Viñales per come va forte in cross. «Rispetto a lui sembra che io abbia il cavalletto giù. In inverno iniziavo a imparare, i primi salti con la moto di traverso, mi divertivo, purtroppo Fausto (Gresini; n.d.r.) me lo ha vietato». Che cosa ruberebbe ai campioni della MotoGP? «A Rossi furbizia, esperienza e freddezza in ogni momento, a Marquez controllo della moto, a Lorenzo la pulizia, a Dovizioso la frenata, a Iannone la velocità sul giro secco. E poi c’è Viñales che mi piace tantissimo, perché è uno molto semplice. Mi piacerebbe assomigliare a lui quando sarò, magari, un giorno, un grande. Soprattutto fuori dalla pista». Il consiglio di Cecchini? «Quando fai le prime gare e sei sempre ultimo non è bellissimo, inizi a pensare. Lui mi ha sempre detto di stare tranquillo e fare un passo alla volta senza strafare». Il suo difetto? «In pista devo migliorare l’entrata in curva, esagero e mi pianto. E devo migliorare il mio accento romano, qui non è molto accettato e quindi devo diventare un po’ romagnolo». La qualità? «La freddezza». L’ultima cavolata? «Ieri pomeriggio: Cecco mi dice sempre di non impennare a fine turno, che poi si devono far revisionare le forcelle. E io ho impennato. Coi miei amici, invece, dormire in una piscina piena di palline, per vedere che effetto faceva. Non è stata una grande idea».