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 2016  ottobre 29 Sabato calendario

RIVERA-BERLUSCONI: DISGELO

il disgelo arriva in un pomeriggio di ottobre nemmeno freddo, da andare in giro per Milano senza giacca. Gianni Rivera entra a MilanTv, l’ex Milan Channel, assieme alla moglie: oltre alla giacca ha la cravatta, perché l’eleganza da sempre si sveglia e va a dormire con lui. È la prima volta. Rivera ha accettato di partecipare a una trasmissione, un po’ perché gli fa piacere, un po’ perché ha un libro da presentare. Sulla carta è un passaggio in tv come tanti, in realtà ha un suo significato storico. Ma come, Rivera ospite di Berlusconi? Massì. Ma come, non è vero che non si sopportavano? Dipende...

UNO CONTRO UNO Storia lunga. Berlusconi e Rivera si sono sempre piaciuti poco. A metà anni Ottanta, quando il Cavaliere diventò presidente, non trovò un accordo con l’uomo che era - poco più o poco meno - il Milan. Negli anni, storie tese. Il 13 maggio 2001, tensione a livello medio: rivalità politica al Collegio 1 di Milano. Berlusconi per il Polo, Rivera per l’Ulivo. Nel 2006, tensione a livello decisamente alto. Rivera fece qualche considerazione sul Milan: «Si sa da parecchio tempo che Berlusconi si muove perché io non arrivi a fare il presidente della Figc. Sarebbe uno smacco per lui dato che ha fatto di tutto per farmi andar via dal Milan. La mia responsabilità è di non aver accettato di essere un dirigente di quart’ordine quando Berlusconi è diventato presidente: fare il cavalier servente non è da me». Il Milan sul sito: «Rivera si astenga dal parlare di Milan: dietro la scrivania e alla guida operativa della società ha fatto abbastanza danni. Da dirigente ci ha portato due volte in B e in Belgio e in Brasile ancora sorridono di tenerezza per i mancati affari Ceulemans e Zico».

LA CINA? STRANO Nel 2008, molto meglio: sorrisoni alla festa di Natale del Milan. Berlusconi disse che Rivera «aveva il cervello nei piedi, ci ha fatto vivere emozioni indimenticabili» e lì per lì non si capì se l’espressione a effetto era un complimento o una battuta velenosa. In ogni caso, tutto dimenticato. Ieri Rivera a MilanTv ha parlato con serenità: «La proprietà cinese? Vediamo. È un po’ strano, ma aspettiamo. Il Milan? Ha sempre avuto un grande settore giovanile, per qualche anno l’ha dimenticato ed è stato un po’ un errore». Adesso invece ci sono Donnarumma e soprattutto Locatelli, in cui Galliani ha detto di aver rivisto il 10 di una volta: «I difensori della Juve l’hanno visto arrivare da lontano e stranamente lo hanno un po’ lasciato fare, ma se il buongiorno si vede dal mattino...».

DIVENTO ALLENATORE A quel punto via, un po’ di ricordi. La Coppa Campioni 1963, quando Ghezzi e Cesare Maldini cambiarono in campo la marcatura su Eusebio e Torres. Il primo provino all’Alessandria, con le scarpe della domenica: «Allora si usava così. Mi fecero fare tutto, non gli stop di petto per non rovinare la camicia bianca elegante». C’è un po’ di nostalgia, certo: «Se potessi, giocherei ancora. Noi giocavamo anche per qualche soldo, non come oggi. Poi secondo me oggi i calciatori non si divertono. Invece ora farò il corso da allenatore. In fondo sono il presidente del Settore Tecnico della Figc...». Al suo fianco c’era Giovanni Lodetti, il compagno perfetto. In campo ha sempre corso per lui, ieri è stato il simbolo perfetto del nodo riallacciato col mondo-Milan. Lodetti da giovane andava con Berlusconi in un piano bar di Corso Vercelli, poi tornava a casa in macchina con lui. Lodetti ha raccontato anche un episodio degli anni Ottanta: «Una mattina suo papà mi prende in disparte e mi dice: “Giuanin, diga al me fioeu che ciape no el Milan, perché l’è un debit”». Giovannino, dica a mio figlio di non prendere il Milan, è un debito. Silvio non lo ascoltò mai... e come passa il tempo. Papà Luigi non c’è più da una vita e oggi il suo fioeu, quel Milan, lo sta vendendo.