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 2016  ottobre 29 Sabato calendario

MPS, CHE FARE CON I BOND SUBORDINATI

La manovra su attivi e capitale che Banca Mps si appresta a varare ricorda un gioco molto in voga nei primi pc, il Tetris. Per vincere il giocatore deve incastrare riga dopo riga tutti i pezzi a disposizione, tenendo a mente che ogni mossa condizionerà le successive. Allo stesso modo, il piano di salvataggio del gruppo senese è un delicatissimo gioco a incastri dove ogni tappa determina l’esito di quelle future. Cartolarizzazione, conversione dei subordinati, ingresso degli anchor investor e aumento di capitale devono infatti verificarsi in sequenza serrata perché l’uno condiziona strutturalmente gli altri. Il flop anche di uno soltanto di questi obiettivi manderebbe a monte l’intero cantiere e renderebbe concreto il rischio di un bail-in. Gli advisor Jp Morgan, Mediobanca e le banche del consorzio di pre-garanzia (Santander, Bofa Merrill Lynch, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank e Goldman Sachs) sono consapevoli di questo rischio, come del resto lo è diventato il mercato, anche se per il momento nessuno può fare previsioni attendibili sull’esito del salvataggio.
Quel che è certo è che lo spartiacque sarà il liability management exercise, uno scambio volontario di obbligazioni junior e azioni che servirà per rimpolpare il patrimonio primario e ridurre l’importo dell’aumento di capitale. Già nelle prossime settimane (mentre procederà il road show e il lavoro di pre-marketing) il cda di Mps dovrebbe esaminare l’architettura dell’operazione per la quale Mediobanca gioca il ruolo di advisor strategico e lead manager. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il board potrebbe richiedere una perizia tecnica per fissare il valore di riacquisto dei bond, cioè il livello di sconto sul nominale che sarà determinato caso per caso in base alle caratteristiche delle emissioni. Lunedì 28 novembre, quindi subito dopo l’assemblea straordinaria, dovrebbe partire l’offerta pubblica per istituzionali e retail destinata a durare una decina di giorni. Nei primissimi giorni di dicembre Siena avrà già i numeri sulle adesioni, un dato che condizionerà a cascata l’aumento di capitale. In base all’esito dell’offerta il cda fisserà infatti importo e prezzo dell’operazione che sarà poi l’effettivo prezzo di conversione dei bond. Ma soprattutto sarà siglato l’underwriting agreement con le banche del consorzio capitanate ancora una volta Jp Morgan e Mediobanca . L’accordo sarà subordinato al buon esito delle tappe precedenti e alle condizioni dei mercati nel periodo immediatamente successivo al referendum costituzionale. La ricapitalizzazione partirà infatti subito dopo il voto (nella settimana compresa tra lunedì 5 dicembre e lunedì 12) per concludersi prima delle festività natalizie, permettendo così a Mps di inserire a bilancio gli effetti del deconsolidamento degli npl e del rafforzamento patrimoniale. Chiudere il salvataggio entro l’anno è del resto un aspetto su cui Vigilanza e Consob insistono da tempo e che giustificano i ritmi serratissimi del processo. Tornando alla conversione, la consegna dei titoli dovrebbe avvenire dopo la chiusura della ricapitalizzazione e soltanto in caso di esito positivo della stessa. Con la speranza che i fondi non li scarichino sul mercato con un brusco sell-off per ottemperare a esigenze regolamentari, come accaduto in passato per casi analoghi.
Il gioco a incastri, insomma, non potrebbe essere più intricato: l’esito della conversione determinerà l’esecuzione dell’aumento che, a sua volta, condizionerà il completamento della conversione. Altro prezioso anello della catena sarà la risposta che daranno gli investitori nella fase di pre-marketing appena partita. Il periodo, inutile dirlo, non è dei più favorevoli per raccogliere una quantità ingente di capitale in un’operazione di salvataggio. Alla fine della scorsa settimana lo spread Btp/Bund era di 40 punti più alto rispetto a quello Bonos/Bund, un segnale che evidenzia la preoccupazione dei mercati per la stabilità politica italiana a oltre un mese dal referendum. Decisive saranno le mosse dei grandi investitori che, nel corso del road show, potrebbero avviare contatti con l’amministratore delegato Marco Morelli. A dire il vero nelle ultime settimane sono circolati numerosi nomi, mai né confermati né smentiti dai diretti interessati: dai fondi di Qatar, Kuwait e Abu Dhabi a grandi investitori americani come George Soros e John Paulson, passando per la People’s Bank of China. Senza dimenticare gli alleati di Corrado Passera (venerdì 28 l’ad di Mediobanca , Alberto Nagel, ha definito benvenuto un suo eventuale investimento) che potrebbero presto accedere alla due diligence, cioè Atlas, Bc Partners, General Atlantic e Warburg Pincus. La partecipazione di alcuni di questi soggetti al rafforzamento patrimoniale sarà un passaggio decisivo del salvataggio e un volano prezioso per l’aumento di capitale. Ma per il momento ogni previsione sarebbe un azzardo.