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 2016  ottobre 29 Sabato calendario

APPUNTI HILLARY CLINTON DAI GIORNALI DEL 29 OTTOBRE 2016 – Il direttore dell’FBI James Comey ha fatto sapere al Congresso americano che la sua agenzia ha scoperto nuove email “pertinenti” all’indagine compiuta nei mesi scorsi sulla candidata Democratica alla presidenza Hillary Clinton, poi chiusa a luglio

APPUNTI HILLARY CLINTON DAI GIORNALI DEL 29 OTTOBRE 2016 – Il direttore dell’FBI James Comey ha fatto sapere al Congresso americano che la sua agenzia ha scoperto nuove email “pertinenti” all’indagine compiuta nei mesi scorsi sulla candidata Democratica alla presidenza Hillary Clinton, poi chiusa a luglio. In una lettera, Comey ha spiegato che le mail sono emerse in un’indagine separata e che l’FBI deve ancora esaminarne il contenuto. Il New York Times e Associated Press sostengono che le email provengono da dispositivi mobili sequestrati dall’FBI a Huma Abedin, storica assistente personale di Hillary Clinton, e a suo marito Anthony Weiner, ex politico di successo che negli ultimi anni è stato coinvolto in moltissimi scandali sessuali. Comey ha aggiunto che «l’FBI non sa ancora se il nuovo materiale possa essere significativo», e che non è chiaro quanto tempo ci vorrà per esaminarlo. La notizia è un guaio notevole per Clinton: arriva a soli 11 giorni dalle elezioni e in mezzo a una piccola rimonta del candidato Repubblicano Donald Trump nei sondaggi, attribuita da alcuni alla pubblicazione di alcune mail del presidente della campagna elettorale di Clinton John Podesta da parte di Wikileaks, mentre da altri alla perdita di consensi del candidato del Partito Libertario Gary Johnson. Venerdì sera Hillary Clinton ha chiesto all’FBI di chiarire il prima possibile il contenuto delle email, perché per gli elettori americani è «imperativo» sapere che cosa riguardano, a 11 giorni dall’«elezione più importante delle nostre vite». Ancora non è chiaro il contenuto delle email di cui l’FBI è entrata in possesso. Il New York Times scrive che le mail provengono da dispositivi mobili sequestrati ad Abedin e Weiner, ma senza fornire ulteriori dettagli: è probabile che provengano dal telefono di Abedin, l’unica dei due ad avere un ruolo ufficiale nella campagna di Clinton. Il New York Times attribuisce la notizia a “funzionari dell’FBI”, facendo intendere di averlo saputo da più fonti. Nell’agosto di quest’anno Abedin e Weiner hanno annunciato che intendono separarsi, in seguito a nuovi scandali che hanno coinvolto Weiner. A settembre era uscita la notizia che sia l’FBI sia la polizia di New York stavano indagando Weiner con l’accusa di aver scambiato dei messaggi a contenuto sessuale con una ragazza minorenne. Associated Press ha precisato che le nuove email del caso Clinton provengono proprio da un’indagine su Weiner. Durante il suo mandato da segretario di Stato, Hillary Clinton ha usato il suo indirizzo privato di posta elettronica anche per cose di lavoro. Poteva farlo, in base a quanto prescrivevano le norme all’epoca. Quando però il governo le ha chiesto le email di lavoro per archiviarle – si tratta di atti pubblici – lei ha detto che la sua casella conteneva anche email personali: allora ha cancellato tutte le email personali e ha consegnato le altre. Prima dell’indagine dell’FBI non c’era modo di sapere se Clinton avesse effettivamente cancellato solo le email personali o anche email lavorative. Più precisamente, Clinton aveva consegnato 30.490 messaggi spediti o ricevuti dal suo indirizzo privato, e aveva cancellato altri 31.830 messaggi ritenuti personali. L’FBI aveva scoperto che Clinton aveva mandato un centinaio di messaggi contenenti informazioni riservate – cosa che Clinton aveva negato, all’inizio del caso – ma aveva deciso che non c’erano elementi sufficienti per aprire un’inchiesta formale. Clinton in questi mesi ha detto che usare il suo indirizzo privato per le cose di lavoro è stato un errore, fatto per una questione di comodità e cioè per non portarsi sempre dietro due smartphone. Questa motivazione però non è mai sembrata molto convincente, e anzi ha rafforzato la convinzione di molti elettori che Clinton sia abituata a lavorare in maniera poco trasparente, complicando la prima fase della sua campagna elettorale. *** ELENA MOLINARI, AVVENIRE – A 10 giorni dalle presidenziali Usa e mentre i sondaggi vedono sempre Hillary Clinton in testa (anche se il margine si è ridotto rispetto alla scorsa settimana) il Fbi riapre l’inchiesta sulle email segrete dell’ex segretario di Stato. La candidata democratica rischia dunque una nuova esplosione del cosiddetto scandalo emailgate: l’uso da parte di Clinton, quando era ministro degli Esteri, di un server privato di posta elettronica invece di quello governativo. Compito della polizia federale è scoprire se i circa 60mila messaggi circolati abbiano divulgato segreti di Stato. Il direttore del Fbi, James Comey, ha spiegato ieri alla Commissione giustizia del Senato Usa che la decisione di riaprire il caso nasce dalla comparsa di nuove email. Che non sarebbero collegate alla precedente inchiesta di luglio. Tali messaggi sarebbero stati scoperti dopo il sequestro dei dispositivi elettronici di proprietà del braccio destro di Hillary, Huma Abedin, e di suo marito Anthony Weiner, quest’ultimo coinvolto in una vicenda di scambio di foto a sfondo sessuale. «Il Fbi è venuto a conoscenza dell’esistenza di nuove email». Secondo le prime indiscrezioni divulgate da Fox, nel materiale finora esaminato dagli inquirenti,non c’è alcuna informazione classificata». Immediata la reazione di Donald Trump: «È una grande notizia, il Fbi rimedia agli errori», ha commentato. Mentre la campagna di Clinton ha chiesto al Fbi di rivelare le nuove e mail: «Hanno l’obbligo verso il popolo americano di fornire i dettagli di quanto stanno visionando». Immediato è stato anche il “gelo” che è calato sulle contrattazioni a Wall Street che è girata in rosso. A settembre lo stesso Comey aveva chiuso l’inchiesta perché la sua agenzia non aveva riscontrato alcun comportamento criminale da parte dell’ex first lady o del suo personale. Ma il direttore aveva pesantemente criticato Clinton per il suo uso «estremamente irresponsabile» di informazioni riservate e di segreti di Stato. La tegola arriva mentre Clinton sta già facendo piani per il dopo-voto. Fonti democratiche hanno fatto sapere che in cima alla lista dei possibili segretari di Stato scelti da Hillary c’è l’attuale vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden. (E.Mol.) *** ANNA GUAITA, IL MESSAGGERO – Ogni quattro anni, quando si arriva sulla dirittura finale di un’elezione presidenziale, negli Usa si scoprono spesso le cosiddette October Surprise: scandali o scandaletti circa i candidati, scoperti all’ultimo minuto, che possono cambiare il voto. E anche quest’anno la fine di ottobre ci ha portato la sua brava sorpresa: il direttore dell’Fbi ha annunciato, con un testo lapidario e sibillino, che verrà aperta un’altra inchiesta sulle e-mail di Hillary Clinton. LA PRIMA INDAGINE Lo scorso luglio James Comey aveva annunciato la chiusura di una lunga indagine sulla posta elettronica dell’ex segretario di Stato, spiegando che la signora era stata «negligente», ma che non c’era stato comportamento criminale perché le informazioni top secret non erano state messe a rischio. Il partito repubblicano aveva protestato a gran voce, e il candidato repubblicano Donald Trump aveva addirittura proposto di indagare sull’operato stesso del Bureau, insinuando che c’erano state collusioni fra Comey e la campagna Clinton, e gridando a ogni comizio che Hillary doveva «andare in galera». Ieri il tono di Trump è stato ben diverso: nonostante per ora si sappia pochissimo di questa nuova inchiesta, il candidato repubblicano l’ha paragonata al Watergate, lo scandalo degli anni Settanta che portò alle dimissioni del presidente Richard Nixon. La notizia dell’apertura di una nuova indagine è esplosa come una bomba in un clima elettorale che stava adagiandosi sulla quasi certezza di una elezione di Hillary l’8 novembre. Lo shock è stato immediatamente sentito in borsa, dove tutti e tre i principali listini Dow Jones, S&P500 e Nasdaq hanno subito un crollo. E intanto tutti i politologi si arrovellavano per capire il significato del lapidario messaggio del capo dell’Fbi, e i possibili danni a Hillary. Perché Comey è stato misterioso: si sa che l’Fbi ha trovato «uno strumento», forse un cellulare; si sospetta che appartenesse ad Anthony Weiner, l’ex deputato marito della più stretta collaboratrice di Hillary, caduto in disgrazia per le sue foto a luci rosse. In questo cellulare sono state rinvenute altre lettere «pertinenti» all’inchiesta conclusa a luglio. E Comey ha scritto al Congresso che «gli investigatori dovranno studiarle per determinare se contengano informazioni segrete». Cioè, bisognerà di nuovo indagare se Hillary abbia o meno esposto informazioni top-secret, violando la legge. Quel che è strano, è che le lettere rinvenute non sono state scritte da Hillary. E non provengono neanche dalla cassaforte di mail del partito democratico piratate da hacker russi e messe in rete dal sito Wikileaks. I DEMOCRATICI Il partito democratico ha espresso dal canto suo profonda indignazione che proprio sotto le elezioni, James Comey («un repubblicano», è stato fatto notare) abbia lanciato un’inchiesta senza dare informazioni più precise e lasciando così briglia sciolta alle ipotesi peggiori. Difatti il presidente del partito repubblicano, Reince Priebus non ha esitato a sospettare il peggio: «Il fatto che l’Fbi riapra l’inchiesta mostra quanto seria deve essere questa scoperta» ha detto. La Casa Bianca è stata anch’essa colta di sorpresa ma Obama ha reagito affermando che la sua opinione su Hillary «non cambia». Ma anche la campagna di Hillary era senza parole: l’annuncio dell’Fbi è arrivato mentre Clinton volava, accompagnata da un gruppo di giornalisti, verso l’Iowa, per un comizio. A bordo dell’aereo la ex segretaria di Stato aveva espresso soddisfazione per l’andamento dei sondaggi e del voto anticipato, che sembra essere fortemente a favore suo. Arrivata in Iowa, Hillary ha tenuto tutti in attesa, ed è scesa dall’aereo molto tempo dopo l’atterraggio, evidentemente per aggiornarsi lei stessa. Anna Guaita *** GIAMPIERO GRAMAGLIA, IL FATTO QUOTIDIANO – Stavolta i panni del generale William Tecumseh Sherman li indossa James Coley, il direttore dell’Fbi. Nell’autunno 1864, il generale Sherman, comandante delle forze dell’Unione, contribuì in modo decisivo alla rielezione di Abramo Lincoln, con le vittorie nella Guerra civile e la presa di Atlanta – la scena di Via col Vento. Sherman creò così l’attesa della ‘sorpresa d’ottobre’, che da allora accompagna sempre le ultime battute delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Quest’anno, Coley ha appena fatto sapere, scrivendo una lettera a membri del Congresso, d’avere deciso di riaprire le indagini sull’emailgate, lo scandalo relativo all’utilizzo di un account di posta privato da parte di Hillary Clinton quand’era segretario di Stato. L’Fbi ha già indagato in merito e ha già ‘assolto’ a luglio la Clinton dall’accusa d’avere messo a repentaglio informazioni riservate, non rinviandola a giudizio. Adesso, però, sono emerse nuove email, che vanno verificate: si ignora per il momento da dove escano e che cosa contengano, ma fonti di stampa le collegano – sorpresa nella sorpresa – allo scandalo a sfondo sessuale di cui è protagonista il marito di una stretta collaboratrice dell’ex segretario di Stato. La notizia della riapertura delle indagini è una trave gettata sulla campagna democratica: Hillary non ne sapeva nulla e l’ha appreso all’arrivo nello Iowa, dove era attesa per un evento elettorale. Ha subito riunito il suo staff per discuterne, prima ancora di scendere dall’aereo. Poi, parlando a Cedar Springs, ha completamente glissato sull’argomento. Casa Bianca e Dipartimento di Stato si sono chiusi in laconici ‘no comment’. Su di giri, euforici, i commenti repubblicani. Donald Trump ha dato la notizia durante un comizio a Manchester, nel New Hampshire, suscitando un’ovazione: “Una corruzione su una scala mai vista prima”, ha commentato il magnate, dicendo che la rivale vuole “portare il suo schema criminale nello Studio Ovale. Sono contento che l’Fbi stia ponendo rimedio a tutti gli orribili errori finora fatti” nelle indagini. La manager della campagna di Trump, Kellyanne Conway, scrive su Twitter: “Un grande giorno della nostra campagna è diventato ancora migliore”. Il presidente del Comitato nazionale repubblicano Reince Priebus suggerisce che la questione sia “seria”, per indurre l’Fbi a un passo del genere a 11 giorni dall’Election Day. E lo speaker della Camera Paul Ryan, notoriamente ostile a Trump, coglie l’occasione per rilanciare la richiesta che “tutti i briefing classificati destinati alla Clinton siano sospesi”. Ryan punta a che la novità permetta ai repubblicani di non perdere la maggioranza al Congresso. Il giallo sulla provenienza e sui contenuti delle nuove mail di Hillary Clinton – decine di migliaia sono già state rese pubbliche e vagliate – alimenta voci non verificate. C’è chi sospetta un ruolo nella vicenda di Wikileaks e degli hacker russi che hanno a più riprese compiuto incursioni nei server della campagna democratica, ricavandone migliaia di documenti senza pepe. Wikileaks potrebbe, però, avere riservato il meglio all’Fbi, anche se ciò appare contrario alla filosofia dell’organizzazione di Julian Assange. Né dà certezze l’indicazione, attribuita dalla Ap a fonti ufficiali, che le nuove mail non escono dall’account privato della Clinton. Ne sa di più il New York Times: le mail vengono da computer e telefonini sequestrati dalla più stretta collaboratrice di Hillary, Huma Abedin, e a suo marito Anthony Weiner, coinvolto in scambi di foto a contenuti sessuali. Resta da capire che cosa c’entri l’Fbi e la sicurezza nazionale con tutto ciò. A luglio, l’Fbi aveva chiuso le indagini criticando la grave negligenza dell’ex segretario di Stato, ma escludendone responsabilità penali. La Borsa ha subito colto l’impatto della notizia azzerando i guadagni della giornata.