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 2016  ottobre 28 Venerdì calendario

L’OLIO DI PALMA NON FA MALE ALL’UOMO MA ALL’AMBIENTE


Senza dubbio ha avuto il merito di insegnarci a leggere di più e con maggiore attenzione le etichette: il caso del vituperato olio di palma, da tempo al centro di una battaglia con tanto di petizioni per farlo sparire dagli scaffali dei supermercati, ha aiutato tutti a diventare più consapevoli delle scelte in materia di cibo. Ma è davvero così deleterio per salute e ambiente? Un convegno a Milano ha appena fatto il punto e i dati scientifici disponibili a oggi sembrano dipingere una verità in chiaroscuro: se da un lato non ci sono prove definitive che indichino inconfutabili danni correlati al consumo, dall’altro la sostenibilità ambientale è tuttora in questione. Le rassicurazioni circa gli effetti sulla salute derivano dagli studi dell’Istituto Mario Negri di Milano, che ha rivalutato 51 ricerche in cui sono state confrontate diete in cui i grassi principali derivavano dall’olio di palma o da altri oli vegetali. «Alcuni marcatori di rischio cardiovascolare aumentano, ma altri diminuiscono: complessivamente, quindi, è difficile dire che un’alimentazione ricca di olio di palma sia più pericolosa per il cuore di altre», spiega la coordinatrice, Elena Fattore. La possibile nocività di questo olio deriverebbe dal suo contenuto in grassi saturi, pari a circa il 50 per cento e superiore a quello di altri oli vegetali; tuttavia le ultime ricerche mettono in discussione il dogma per cui i saturi sono “il male”, perché dall’analisi dei dati disponibili non emerge una correlazione netta fra il consumo di grassi saturi e un aumento del rischio cardiovascolare. I risultati contrastanti e la difficoltà di arrivare a un verdetto univoco non devono stupire: è arduo estrapolare con certezza gli effetti dei singoli nutrienti». Per il momento le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità non cambiano: i grassi saturi non devono superare il 10 per cento delle calorie quotidiane.

L’importanza della dieta. Non a caso anche l’Istituto Superiore di Sanità si è espresso con un documento in cui si sottolinea che l’olio di palma non è “tossico” di per sé, ma tutto dipende da quanto se ne consuma; esagerare è possibile vista la grande quantità di prodotti che lo contengono, ma l’antidoto è semplice. «Una dieta varia ed equilibrata è sempre la scelta migliore», spiega Marco Silano, fra gli autori del documento dell’Iss. Con i più piccoli è bene essere prudenti perché sono grandi consumatori di cibi dove spesso c’è olio di palma: una merendina non è dannosa, troppe fanno male. Non c’è però motivo per bandire questo olio dalle nostre tavole e occorre stare attenti a ciò con cui lo sostituiamo: l’olio di girasole contiene meno grassi saturi, attorno al 15 per cento, l’olio di cocco ne ha più di quello di palma». Fa discutere tuttavia un parere dell’European Food Safety Authority pubblicato lo scorso maggio: durante i processi di raffinazione ad alte temperature degli oli vegetali si producono sostanze tossiche e l’olio di palma, data la sua diffusione, sarebbe fra i maggiori responsabili dell’esposizione a questi prodotti potenzialmente cancerogeni, nonostante negli ultimi cinque anni i metodi produttivi siano migliorati riducendo la formazione delle tossine. «Inducono mutazioni in vitro ma non esistono prove certe che le correlino a un aumento dei tumori» osserva Silano. «Su richiesta italiana a Bruxelles il gruppo di lavoro che si occupa di alimenti dovrà valutare le eventuali misure da adottare, nel frattempo una dieta varia e sana è la strada per non esporsi a rischi. Le maggiori criticità con questi contaminanti si potrebbero avere infatti solo in chi eccede con le quantità o ha un’alimentazione “monotona” come quella dei bimbi allattati con latte artificiale, dove spesso c’è l’olio di palma come fonte di acido palmitico». «Nel latte materno il palmitico è pari al 20-25 per cento dei grassi totali ed è la fonte principale di saturi, ovvero di energia, oltre che ottimo per favorire l’assorbimento del calcio. Per questo viene inserito nei latti artificiali», spiega Carlo Agostoni, docente di pediatria dell’Università di Milano all’Irccs Policlinico. «A oggi le mamme non devono preoccuparsi: i saturi nel latte materno non sono dannosi, anzi, e per i composti derivati dalla raffinazione non abbiamo ancora dati certi di pericolosità: variare molto la dieta a partire dallo svezzamento e introdurre tanta frutta e verdura è la principale prevenzione». Uno stile di vita sano e il no agli eccessi, quindi, ci mettono al riparo da qualsiasi cibo ipoteticamente “nemico”; resta però la preoccupazione ambientale, visto che per ampliare le coltivazioni di palme non di rado si è ricorsi alla deforestazione selvaggia. La risposta può arrivare dai produttori, come spiega Alessandro d’Este Ceo di Ferrero Italia, inserita dal Wwf al primo posto fra le aziende impegnate nel promuovere la sostenibilità: «Scegliamo solo olio di palma al 100 per cento sostenibile e abbiamo irrigidito i criteri per i fornitori rispetto a quelli del RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil), inoltre il nostro olio viene raffinato a basse temperature per minimizzare il pericolo di contaminanti. L’alta qualità è una garanzia sempre, per la salute e per l’ambiente».