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 2016  agosto 23 Martedì calendario

«HO FONDATO WHATSAPP CON 10 DOLLARI

Se il sogno della vostra vita è quello di essere assunti dal colosso della messaggistica telefonica WhatsApp, nel curriculum non devono mancare tre voci: «Una buona istruzione, esperienze extrascolastiche che dimostrano la propensione ad affrontare e risolvere problemi e tanta curiosità». A fornire la ricetta non è un direttore del personale, ma Jan Koum — 40enne cofondatore della piattaforma con oltre un miliardo di utenti attivi — che, a Firenze, ha inaugurato la 17esima edizione del «Quotidiano in classe» davanti a 800 studenti delle superiori del progetto educativo ideato da Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio permanente giovani-editori.

«Quella di Koum è una gran bella storia perché è l’ultimo che diventa il primo — ha affermato Ceccherini — e infonde fiducia e coraggio, perché ti insegna che se vuoi, puoi». L’incontro, moderato dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana e dalla presidente della Rai Monica Maggioni, ha toccato diversi temi: dalla storia della nascita dell’azienda pagata 19 miliardi di dollari da Facebook al cyberbullismo («Siamo tristi se accade, ma è un problema che deve risolvere la società») e alla privacy.

«L’infanzia ci influenza la vita e, negli anni ‘80, nella mia Ucraina era un lusso avere un telefono — racconta Koum — così la mia famiglia non poteva permetterselo mentre per voi è normale possedere uno smartphone». Avere un telefono in casa, tra l’altro, poteva non bastare. «Le infrastrutture erano vecchie e non sempre funzionavano e poi sapevamo che il governo poteva ascoltarci». Quest’esperienza negativa è stata lo stimolo per creare la sua piattaforma. «All’inizio volevo che funzionasse bene, fosse affidabile e la privacy fosse centrale. Tanto che abbiamo realizzato, con il mio socio Brian Acton, una delle reti criptate più estese al mondo: inviolabile da aziende e governi». Un sistema costoso ma efficace. Eppure la sua storia era iniziata con pochi dollari. «Per fondarla ho speso 10 dollari e impiegato 10 minuti perché in Silicon Valley tutto favorisce gli startupper».

Le difficoltà non sono mancate. «L’idea di fallire è stata vicina — prosegue — ma all’inizio ho ricevuto un consiglio giusto da un collega: mi ha spiegato che la maggior parte delle startup fallisce dopo 4-5 anni e poiché bisogna lavorare per 10 ore al giorno insieme occorre assumere gente piacevole. Molti dei miei sono con me ancora oggi». La parabola di Koum — passato da immigrato che viveva grazie ai sussidi sociali a miliardario — ha spinto gli studenti a incalzarlo. «I soldi non hanno cambiato la mia vita — ha spiegato — perché vivo nella stessa casa e ho gli stessi amici. Magari sono pigro, ma grazie alla struttura di Facebook ora mi concentro solo sullo sviluppo del futuro». Magari allo studio di come introdurre le videochiamate. «Può essere e a noi piace che gli utenti siano curiosi e desiderino essere informati. Ecco perché credo che un progetto come quello dell’Osservatorio sia importante». Filosofie comuni con quelle di Ceccherini. «Ragazzi il futuro è vostro, sappiate stringerlo in pugno — ha concluso — non perdetelo mai di mano e date alla vita l’indirizzo che vi consenta di essere voi stessi cercando di far coincidere passione e professione».