Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  agosto 23 Martedì calendario

Dietro i numeri sul lavoro – Il dati sull’occupazione, lanciati da Banca d’Italia, che indicano una risalita ai livelli precedenti la crisi

Dietro i numeri sul lavoro – Il dati sull’occupazione, lanciati da Banca d’Italia, che indicano una risalita ai livelli precedenti la crisi. Numeri rassicuranti che, però, si prestano ad essere «strattonati» dagli esponenti dei due schieramenti. N ella giornata di ieri hanno fatto molto discutere i dati sull’occupazione lanciati dalla Banca d’Italia nel suo bollettino economico. Nella sostanza Via Nazionale sostiene che il numero dei lavoratori dipendenti in Italia è tornato ai livelli precedenti la crisi, ovvero al 2008. Grazie al Jobs act che ha asciugato aree di lavoro autonomo precario. Un dato sicuramente rassicurante anche se si presta in qualche maniera ad essere «strattonato» dagli esponenti dell’uno o dell’altro schieramento della rissosissima politica italiana. Ha destato poi più di qualche curiosità un numero contenuto nel bollettino — come per la verità nelle edizioni passate — che parla di 24,8 milioni di persone occupate in Italia. Curiosità perché nelle riflessioni di tutti i giorni il dato che viene usato più frequentemente è quello dell’indagine sulle forze di lavoro, il cui responso porta a 22,7 milioni. Il 24,8 è ottenuto sulla base delle unità di lavoro che non corrispondono alle «teste occupate» perché comprendono lavoro irregolare soprattutto straniero. Nessun problema dal punto di vista scientifico ma sul versante della comunicazione qualche criticità emerge. E il motivo è semplice: già nei mesi scorsi abbiamo assistito a una doccia a getto continuo di dati sull’occupazione forniti da tre «agenzie» come l’Istat, l’Inps e il ministero del Welfare. Questa ricchezza di dati è servita per di più ad alimentare dichiarazioni di segno contrapposto, qualche scena madre ad uso dei talk show e un numero infinito di tweet. Fuori dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori però il risultato è stato di aumentare confusione e disorientamento. Nove mesi fa poi le tre agenzie avevano annunciato di voler unificare le comunicazioni. La novità tanto attesa però non ha ancora visto la luce e gli ottimisti sperano che il convegno pubblico previsto per il 17 ottobre a Trento possa quantomeno fornire lo stato dell’arte.