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 2016  settembre 30 Venerdì calendario

DIFENDIAMO LA BELLEZZA


[Martina Colombari]

La bellezza ti cambia la vita quando non te la divide in due, prima e dopo i 16 anni, come è successo a Martina Colombari, giudiziosa e sognatrice bambina romagnola animata dal sogno di Miss Italia e diventata di botto proprio Miss Italia nel 1991, ancora adolescente. Oggi, a 41 anni, è personaggio pubblico dalle molte anime: attrice, conduttrice, testimonial anche per cause nobili come la Fondazione Francesca Rava impegnata ad Haiti. «Ho avuto molto anche se mi sono persa la fase adolescenziale, la spensieratezza, l’incoscienza» dice la saggia Martina che ancora si anima – e perde le «e» impostate tornando spontanea come davanti a una piadina – quando parla di Riccione e della sua vita prima di quello spartiacque che ha diviso la sua esistenza in due come una lama. «Oggi ci sono tante Martina con più sfaccettature. Essere a 360 gradi ti fa sentire centrata, piena, in equilibrio. Come mamma, come attrice, come moglie, come donna desiderata dagli altri, come donna impegnata nel sociale, come figlia e, quando vado a Riccione dai miei nonni, anche come nipote». E racconta dei suoi primi 40 anni e di quella bellezza rimasta intatta come attestano le foto di queste pagine.
Qualcuno dice che lei è un po’ soldatino...
«È così, anche nelle foto sono sempre molto quadrata, perfetta. Un po’ ce l’ho dentro di mio, nel dna: mi sveglio in pigiama e sono in ordine, raccolgo i cadaveri ad Haiti piangendo e resto in ordine. All’autore di questo servizio l’ho chiesto come un favore: cerca di sporcarmi un po’. Maki Galimberti, fotografo amico mio, dice che sono come Roberto Bolle, che sono le nostre linee che hanno armonia».
Ma quella schiena da Bronzo di Riace costa fatica mantenerla?
«Ho l’idea che il corpo sia una macchina, un robot che abbiamo il dovere di tenere in piedi tutta la vita e curare come un figlio. Mangiare bene, allenarsi, fare una vita regolata, non intossicarlo. Con il mio trainer, Gabriele, che mi segue da 12 anni, per fortuna ci capiamo al volo. Nasco da un concorso di bellezza, mi piace il bello, lo sponsorizzo, dico sempre che l’Italia è il Paese più bello del mondo: difendiamolo! Trasandata non mi piaccio, non è vero che se c’è l’estetica non c’è la sostanza. Anche al cinema oggi vogliono le occhiaie, i capelli sporchi... Ma io mi chiedo: perché snaturarmi? Non sarà meglio la verità?».
Per questo spesso si autofotografa al naturale e pubblica gli scatti su Instagram?
«Instagram per me non è un mezzo lavorativo, come Twitter o Facebook, ma un modo per avvicinarmi alla gente. Mi permette di farmi vedere come sono, di dire questa sono io. Mi tolgo di dosso quei vestiti di scena. La gente pensa che le donne come me siano inarrivabili, che facciano una vita scollegata dalla realtà, ma da quando mi hanno messo una corona in testa mi sono guadagnata tutto quello che ho».
Come è andata?
«Quando ho vinto Miss Italia non conoscevo niente del mondo, ero una ragazzina semplice, andavo bene a scuola, studiavo. Avevo avuto un’educazione rigida soprattutto da parte di mia madre che mi ha avuta a 17 anni. A 16 anni non avevo il motorino, non ero mai andata in discoteca, vivevo come sotto una campana di vetro».
E una così come ha fatto a finire al concorso? Anche se la domanda è oziosa, visto che la sua bellezza era folgorante già allora.
«Guardavo sempre il programma in tv e con mia cugina Priscilla sulla barchetta a vela di mio zio in Croazia improvvisavamo un finto concorso: facevamo finta di essere la numero sei, poi la numero otto, poi la dieci... ma eravamo sempre noi due. Per Miss Italia ho insistito io, i miei non erano d’accordo, ma alla fine non se la sono sentita di contrastarmi: chiedevo solo quello. Forse pensavano che sarebbe finita subito e invece in poche serate ero fra le finaliste. Vinco e mio padre arriva e dice: «Questa corona ora tu la dai a Tatiana Zaghet che è arrivata seconda e te ne torni a scuola». Ma io ho detto no, ero già testarda e curiosa e mi è sempre piaciuto mettermi in gioco. È stato un momento di stravolgimento per tutti in famiglia. Mia mamma mi ha detto che di notte veniva a vedermi dormire e si diceva: “Non ho più una figlia”».
Invece comunque è andata bene.
«Sì, anche lei sapeva che ero una brava ragazza e, per quanto sempre in apprensione, si fidava di me. Era un sogno ma era anche un mondo di squali. Sono entrata subito nell’agenzia di Riccardo Gay, sfilavo per Armani con Monica Bellucci, Naomi Campbell. Negli anni Novanta lavoravo come una pazza, era il Paese dei balocchi. I miei invece erano gente semplice, avevano un ristorante a Riccione».
E poi arriva Alberto Tomba, l’eroe del momento...
«Lui era in giuria a Miss Italia, aveva quasi dieci anni più di me, con lui stavo bene come in una favola, mi sono affidata e fidata, forse è stato un bene così. Poi sono stata un anno sola dai 19 ai 20 anni e ci provavano tutti. Anche quando ne avevo 17 dovevo avere la professionalità di una 30enne. Dopo le sfilate andavo al supermercato e me ne tornavo a vedere il Festival nel mio seminterrato di via Sottocorno a Milano. Quando ho conosciuto Alessandro Costacurta gli davo sempre appuntamento fuori perché mi vergognavo, poi mi è venuta un’influenza fortissima e lui insisteva per venire a trovarmi visto che stavo male da un mese. Alla fine gli ho detto vieni ma ho una casa che fa schifo».
E lui che cosa ha fatto?
«Niente, ha capito. Anche lui veniva da lì, figlio di madre vedova con tre figli prendeva il treno da Varese per andare a giocare a Milano».
E dopo 20 anni siete ancora insieme, anzi siete la nuova coppia più bella del mondo.
«Per forza: siamo una delle poche rimaste. Certo la quotidianità c’è per tutti, certe mattine ti svegli e non hai voglia di parlare... Ma è importante riuscire a tenere all’interno della coppia sempre un binario principale e altri due indipendenti: ognuno ha anche una sua vita e un suo percorso. Anche perché più diversi non potremmo essere, io sono anche un po’ eccentrica, mi piace esibirmi, il narcisismo fa parte di me e lui a volte non condivide. Siamo fluidi ma molto famiglia, si vede da piccole cose: appena possibile cerchiamo di essere insieme alle 19.30 a cena, e nostro figlio Achille la sera ci vuole tutti e due ai piedi del letto per la buonanotte».
Come mamma che voto si dà?
«Mi piace essere una mamma sprint, accattivante, non lamentosa. Ma l’infanzia di mio figlio è molto diversa dalla mia: a 12 anni ha già visto tutte le capitali europee, ha una mente più aperta che da genitore non sai come gestire. Gli psicologi ti dicono che devi renderli autonomi, ma poi hanno troppo potere e tu non hai più rispetto. Insomma, come fai sbagli».