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 2016  settembre 30 Venerdì calendario

TERRA DI MEZZO: L’ALFABETO DELL’UNIVERSO DI TOLKIEN


Si comincia con l’Abisso, descritta cone «la parte più bassa del mondo in contrapposizione al firmamento». E si finisce con Zotico, «uno dei pony che accompagnarono gli Hobbit fino a Brea nel 3018 della Terza Era». In mezzo a tutto questo, c’è la Terra di Mezzo. Quella inventata dalla fertile mente di John Ronald Reuel Tolkien. Quel mondo fantastico fatto di anelli magici e pericolosissimi, elfi, nani, hobbit, orchi, troll, uomini, aquile, draghi, cavalieri neri e forze del male e del bene che si combattono.
A mettere ordine, a 80 anni dalla pubblicazione di Lo Hobbit, ha pensato la terza edizione del Dizionario dell’universo di J.R.R. Tolkien a cura della Società tolkieniana italiana (Bompiani, pp. 447, euro 15). In pratica tutto quello che serve per districarsi, senza errori e senza perdersi, in quella Terra di Mezzo che Tolkien inventò e descrisse così minuziosamente da farla sembrare vera e che la cinepresa di Peter Jackson, con i suoi sei film dedicati alle opere del professore inglese, ha plasticamente reso visibile.
D’altronde quello creato da Tolkien è un vero universo. Con cartine geografiche, alberi genealogici, confini e popoli che parlavano lingue inventate dallo stesso scrittore. Perché tutto doveva essere descritto così precisamente da apparire reale, nell’epopea tolkieniana. Basta leggere la trilogia del Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello (1954), Le due Torri (1955) e Il ritorno del Re (1955), poi riuniti in un unico libro e tradotti in 38 lingue con decine e decine di edizioni ciascuna. O magari scorrere le pagine del Silmarillion, pubblicato dal figlio Christopher dopo la morte di Tolkien.
E allora, benvenuti nel mondo della Terra di Mezzo. Dove, pagina dopo pagina, ci si ritrova davanti alle mura di Minas Tirith «la torre che controllava il passo del Sirion». Dove potete incontrare gli Hobbit, antieroi per eccellenza, «mezzi uomini» dai piedi callosi, o gli orchi «nati dalla depravazione e degenerazione di elfi imprigionati in Utumno nella prima era». Sono loro, feroci e senz’anima, «il nerbo dell’esercito di Sauron». Quel Sauron «che era uno dei servi di Melkor, conosciuto anche come L’Aborrito, l’Orrore Abominevole».
Pezzo dopo pezzo, metro dopo metro, la Terra di Mezzo si delinea. E il Dizionario si rivela una preziosa guida. Grazie a queste pagine si ripercorre la storia di Gandalf, uno dei personaggi chiave dell’epica tolkieniana, che i film di Jackson hanno reso memorabile anche per il suo scontro con il Barlog, «il demone di possanza».
Ma nell’opera di Tolkien non c’è solo il fuoco, ci sono sono anche i fiumi che, come spiega il Dizionario, «rappresentano una linea di separazione tra due realtà distinti: il suo attraversamento spesso comporta gravi difficoltà e chi vi si impegna deve dare prova di grand ardimento».
La natura, insomma, regna sovrana. A partire dai Pastori degli Alberi, gli Ent guidati da Barbalbero che danno l’assalto a Isengard, la torre da cui Saruman, potente mago convertitosi al Male, dirige orchi e troll. Si potrebbe andare avanti così, scorrendo le pagine, perdendosi nei tanti nomi, lasciandosi guidare per colline e valli e arrivare alla Contea, la casa degli Hobbit dove l’epopea inizia e finisce. Quel «sereno angolo di mondo dove scorre il fiume Brandivino», che Tolkien, immaginava essere il migliore dei mondi possibili. E che, in barba alla modernità che osteggiava, decise di inventare. Con tutto il realismo possibile.