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 2016  settembre 29 Giovedì calendario

TREMONTI ED ECOFIN– IL CASO FRANCO-TEDESCO


Caro Romano, ho letto quanto ha scritto in ordine alla (non ricambiata) «clemenza» che il 25 novembre 2003, nella mia qualità di presidente di turno del Consiglio Ecofin, avrei riservato a Germania e Francia: «I due Paesi, grazie alla presidenza italiana, poterono sottrarsi alle misure disciplinari per la violazione delle regole sul deficit». Mi permetterà di formulare al riguardo una opinione dissenziente. Nei termini che seguono.
A Germania e Francia non furono addizionalmente applicate le «sanzioni» richieste dalla presidenza Prodi perché il Trattato prevedeva (prevede) l’applicazione agli Stati di una misura straordinaria come quella costituita dalle «sanzioni» (pecuniarie e pesantissime), ma esclusivamente nel caso di violazioni determinate da motivazioni politiche. Non era questo il caso della Germania e della Francia, che erano in deficit di bilancio, ma solo per il cattivo andamento della loro economia e dunque per ragioni economiche e non politiche. Per Germania e Francia non ci fu dunque alcun «favore». La correttezza dell’interpretazione del Trattato operata nel durante della presidenza italiana fu in assoluto confermata dalla Corte di Giustizia europea. Corte che, statuito quanto sopra nel merito (se no Germania e Francia non avrebbero goduto della «clemenza» di cui si parla), si limitò a sindacare al margine il metodo della decisione, questa ritenuta di competenza della Commissione europea e non del Consiglio Ecofin. Alcuni giorni dopo proprio il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, definì «stupido» il «Patto»! Nei mesi successivi la Germania varò un intensissimo ed efficacissimo piano di riforme economiche. Riforme che sarebbero state invece impossibili, se alla Germania fossero state applicate le «sanzioni»! Mi permetto infine di attirare la sua sensibilità storica sul fatto che l’applicazione di sanzioni ingiuste alla Germania è un esercizio che non porta mai particolare fortuna!
Giulio Tremonti



Grazie per i suoi personali ricordi, molto utili. Completo il quadro ricordando che la discussione durò dieci ore e che il documento conclusivo fu messo ai voti veso le 4.30 del mattino. I membri dell’Ecofin, nel 2003, erano 15 e i voti contrari furono 4: Austria, Spagna, Olanda e Finlandia. Il commissario per gli Affari economici e monetari Pedro Solbes disse che la descisione era stata politica.