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 2016  settembre 28 Mercoledì calendario

LINKIESTA.IT 27/9/2016 La comunicazione è già arrivata nelle caselle mail dei dipendenti – e, pare, pure ai clienti, con l’ultimo estratto conto –: il prossimo 31 dicembre i correntisti del Banco Popolare, privati cittadini e imprese, si ritroveranno un’una tantum di 25 euro da pagare: «La manovra si giustifica come parziale recupero dei contributi versati dal Banco Popolare al neo costituito “Fondo Nazionale di Risoluzione”

LINKIESTA.IT 27/9/2016 La comunicazione è già arrivata nelle caselle mail dei dipendenti – e, pare, pure ai clienti, con l’ultimo estratto conto –: il prossimo 31 dicembre i correntisti del Banco Popolare, privati cittadini e imprese, si ritroveranno un’una tantum di 25 euro da pagare: «La manovra si giustifica come parziale recupero dei contributi versati dal Banco Popolare al neo costituito “Fondo Nazionale di Risoluzione”. Contributi che, per il quarto gruppo bancario italiano, sono quantificati in 152,1 milioni di euro per l’anno 2015. I correntisti si ritroveranno questa “tassa” sotto la voce ”Spese fisse di liquidazione”. La comunicazione del Banco Popolare Non è il solo, il Banco Popolare, ad aver adottato questa misura. Anche UniCredit e Ubi, rispettivamente secondo e il quinto gruppo bancario italiano per numero di sportelli, hanno adottato la medesima strategia. Relativamente a UniCredit, cambiano le motivazioni e la forma, ma non la sostanza. Sull’ultimo estratto conto di MyGenius del 31 marzo 2016, conto base dell’istituto di credito di piazza Gae Aulenti - a canone zero, «che ti offre l’essenziale per gestire il tuo denaro» - si legge che «alcuni interventi legislativi e/o regolamentari nonché impegni imposti da Autorità (…) hanno determinato dei costi e minori ricavi per la Banca, che costituiscono giustificato motivo per un aumento (…) del Canone Mensile Relativo ai Moduli Transazionali». Pertanto, con decorrenza 1 luglio 2016 (…) si intenderanno applicate nella nuova misura indicata in corrispondenza» un canone mensile rispettivamente di 5, 7 e 12 euro aggiuntive, a seconda che il conto sia Silver, Gold o Platinum. Curioso è il fatto che sul sito internet di UniCredit questo sovrapprezzo sia motivato da servizi aggiuntivi -–col conto Silver UniCredito offre un libretto di assegni, col conto Gold una carta di credito – e non, invece, dall’entrata in vigore del Facta, dall’aumento dell’Iva e dall’accordo per la costituzione di un fondo per la risoluzione delle crisi bancarie, come invece si legge sull’estratto conto. Ubi invece ha adottato una strategia ancora diversa. Come si legge in un articolo del 30 luglio 2016 uscito sul Sole 24 Ore, la banca bresciana ha proposto a un suo correntista un aumento del costo di gestione del suo conto corrente da 40 a 64 euro. Un +60%, con decorrenza primo ottobre, motivato dall’aumento «delle spese sostenuto dal gruppo Ubi per il Fondo di garanzia dei depositi e gli oneri sostenuti dal gruppo creditizio per il finanziamento del Fondo nazionale di risoluzione». Anche in questo caso, il gruppo precisa di essersi attenuto alle indicazioni dell’Arbitro Bancario Finanziario, secondo cui «il giustificato motivo è l’unica condizione sostanziale (…) affinché possa essere modificato unilateralmente un negozio giuridico in regolare svolgimento». Tutto in punta di diritto, quindi. Facciamo due conti, però. Perché sommando le tre banche arriviamo a circa 12,4 milioni di famiglie e imprese clienti. Più o meno il 20% della popolazione italiana che si è trovata o si troverà, sull’estratto conto, una tassa in più da pagare. E poco importa, in fondo, che di questo balzello non si trovi traccia nella dichiarazione dei redditi. Quel che importa, semmai, è che alcuni grandi gruppi bancari italiani abbiano scaricato sui clienti finali parte del costo dei salvataggi bancari di questi ultimi mesi. *** Banche, Patuelli: autorità pubbliche non si limitino agli auspici –  Banche, Patuelli: autorità pubbliche non si limitino agli auspici Ristornare a Banche i fondi versati a favore del Naspi Roma, 28 set. (askanews) - "Noi chiediamo che i fondi delle Banche siano rigirati alle Banche. Le autorità pubbliche non si limitino agli auspici ma favoriscano misure che realizzino quanto si auspica". Lo ha detto Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, a margine della presentazione di "Invito a Palazzo" organizzato dall’Abi, rispondendo a una domanda sui processi di ristrutturazione del sistema bancario italiano. In particolare il numero uno di Palazzo Altieri ha ricordato i 200 milioni che le Banche versano ogni anno per sostenere il Naspi, quindi per sostenere coloro che vengono licenziati da altre imprese, e che potrebbero invece essere stornati per finanziarie il Fondo esuberi delle Banche, "perchè noi licenziamo solo quelli che rubano mentre i processi di ristrutturazione gestiscono gli esuberi attraverso i prepensionamenti. Buono estendere il requisito per l’accesso al prepensionamento da 5 a 7 anni (il cosiddetto scivolo, Ndr, ma bisogna anche finanziarlo". Men 20160928T145759Z Banche ponte: Patuelli (Cassa Ravenna), no interesse per Ferrara Bper non piu’ attiva sul dossier Il Sole 24 Ore Radiocor Plus - Roma, 28 set - Tra i potenziali acquirenti delle banche ponte non c’e’ Cassa Ravenna. Il presidente dell’istituto Antonio Patuelli, interpellato a margine della presentazione di un’iniziativa dell’Abi su un eventuale interesse per Carife, risponde : "Assolutamente no, non abbiamo nemmeno chiesto di avere accesso alle carte". Secondo indiscrezioni la piccola Cassa di Ferrara al momento non avrebbe incontrato molto interesse tra i vari soggetti, italiani ed esteri come indicato dal Presidente delle 4 banche Roberto Nicastro, che sono ai tavoli del negoziato. "Cassa Ravenna non ha progetti di crescita per linee esterne". Al tavolo delle trattative, intanto, secondo quanto apprende Radiocor non sarebbe piu’ attiva Bper che i rumor indicavano in un primo tempo attenta ai numeri di Nuova Banca Etruria. Sempre secondo indiscrezioni tra le italiane solo Ubi e Popolare Bari starebbero valutando le acquisizioni di Nuova Banca Marche e di Nuova CariChieti rispettivamente. Ggz *** FRANCESCO FERRARI E GIANLUCA PAOLUCCI, LA STAMPA 28/9 – I clienti del Banco Popolare, con il saldo di fine anno, riceveranno una spiacevole sorpresa: una «maggiorazione» di 25 euro sui costi del proprio conto corrente per recuperare il contributo dell’istituto al Fondo nazionale di risoluzione delle crisi bancarie. Si tratta del fondo istituito presso Banca d’Italia, quello per capirsi che ha consentito il salvataggio delle quattro banche finite in risoluzione nel novembre dello scorso anno: Banca Marche, Etruria, CariFerrara e CariChieti. La comunicazione, arrivata alle filiali nei giorni scorsi, fa riferimento ad una delibera del comitato esecutivo del Banco Popolare del sei settembre scorso e riguarderà «tutti i rapporti di conto corrente e assimilati dei clienti privati e imprese». In realtà, si spiega dall’istituto, la maggiorazione riguarderà tra un milione e un milione e mezzo di clienti che attualmente hanno conti a canone zero. Il Fondo europeo Ma il caso del Banco Popolare non è isolato. Dal primo luglio scorso Unicredit ha ritoccato il canone mensile di alcune tipologie di conto corrente (i conti denominati MyGenius Silver, Gold e Platinum) di circa 2 euro al mese, portando il costo totale rispettivamente a 5, 7 e 12 euro al mese. In questo il riferimento, comunicato ai clienti con l’estratto conto del primo trimestre di quest’anno, fa riferimento ad una serie di «eventi» che hanno comportato maggiori costi per l’istituto. Tra questi c’è l’entrata in vigore dell’accordo Facta sul contrasto all’evasione fiscale (che è operativo dal 2014), l’aumento dell’Iva (che risale al 2013), l’adeguamento del sistema informatico e anche l’accordo per la costituzione del «single resolution fund», il fondo di risoluzione europeo in vigore dal primo gennaio di quest’anno che sarà chiamato ad intervenire per evitare fallimenti bancari a livello continentale. Anche Ubi Banca si è mossa in estate, con un aumento di 12 euro annui dei costi del conto corrente. L’istituto fa riferimento ad un vero e proprio aumento dei «costi di produzione»: circa 60 milioni all’anno relativi all’applicazione di due direttive europee: il fondo di risoluzione, appunto. E lo schema obbligatorio di tutela dei depositi, anche questo europeo, che dovrà intervenire per garantire i conti fino a 100 mila euro. Recupero dei costi Dagli istituti si sottolinea che il sistema bancario, che sta affrontato una fase id mercato estremamente complessa per l’effetto di circostanze come i tassi di interesse bassi, un costo del credito che riflette l’andamento di un’economia ancora debole, «sostiene anche costi “normativi” crescenti. Senza con questo voler confondere una cosa con l’altra, condividere una parte del costo con i clienti, quando questo è chiaramente identificato e corrispondente a un’assicurazione ulteriore per lo stesso è una manovra che permette alla banca di recuperare i costi solo in parte». Secondo quanto è stato possibile ricostruire, altri grandi istituti non hanno applicato simili ricarichi sui clienti. Non lo hanno fatto Intesa Sanpaolo, principale banca del paese per numero di clienti, né Montepaschi o Bpm. Adusbef e Federconsumatori denunciano «l’ennesimo furto con destrezza ai danni dei correntisti (...) costretti a pagare gli errori dei banchieri ed una gestione dissennata del credito e del risparmio».